MDXXXI, APRILE. 400 sto Christianissimo re, sopra una sedia ornata di soprarizo d’oro, et ivi si fermarono. Sopra al paleho sedeva a banda destra la madre dii re sopra una sedia coperta di reslagno d’oro, da rietro alla qualle vi stava in piedi el già ditto monsignor da la Valle et monsignor de Casteobrian, et pur alla dita banda, pocho più discosto verso l’aitar grande, sedeva sopra un altra simel sedia madama Madaleua, figlia di quest i re ; acanto a lei, sopra una bancha coperta pur di restagno alquanto più bassa, sedeva madama Ixabella, madama di Vandomo la vechia, la duchessa di Nemors el la figliola di la duchesa di Vandomo: in fine a banda mancha, sopra ad una simel sedia ma continua con una sirnil bancha, vi sedeva l’altra figliola dii re, dita madama Margarita, eh’è la più giovane; da poi acanto a lei la reina di Navara sorella dii re, la duchessa di Vandomo, madama de Guisa, madama de Ninversa, apresso alla 206 scaNa sedeva sopra di un scabsllo coperto di restagno madama de Chatiglion. A banda destra sopra uno altro palcho, pur ornato di reslagno, più apresso a l’aitar grande erano a seder asai principi, zoé il ducha di Vandomo, il ducha di Lorena, il marchexe figliol di dilto Lorena, li figlioli dii dillo Vandomo, et il figliol di monsignor de Guisa et monsignor de Ninversa, dietro de quali, pur sopra il medemo palcho eravi tulli li cavalieri di 1’ ordine di San Mi-chiel, Ira qualli eravi il signor Renzo da Zere. A banda sinistra sopra un insteso palcho, ornalo a la instessa fogia, vi erra l’ambasator dii papa, de l’im-perator con monsignor di Prata, doi di nostri vene-tiani, zoè il Justinian erra amalato vi fu il Venier et Pixani, et quel di Ferrara, drieto a quali cenza numero nè ordine eravi una grandissima quantità di donzelle di la raina, spagnoile, vestite benissimo et superbissimamente con le sue berete in lesta : laso il nararti il numero di signori grandi francesi che vi erano et la gran quantità di gente. Poi che Soa Maestà ebbe sentalo alquanto, se levò et fu menata a l’aitar per l’ordine soprascritto, al qual era gran pezo inanzi apparato el Cardinal di Barbon fralel del ducha di Vandomo, et gionla che fu se inginochió inanzi ad esso Cardinal, il qual erra acompagnalo da forsi vinti episcopi mitriadi. Il qual, dilto che hebbe alcune oration, ouse Soa Maestà sul capo, el poselli in dillo uno anello et in testa una superba el pomposa corona, et poseli ne la man dexlra un sceplro, che era tutto di oro mazizo, et nella sinistra un baculo d’argiento con una mano in zima d’argientOj aperta, che significha iuslitia. Da poi, per esser la corona molto grieve, da li figlioli regii li fu levata et fu data in mano al ducha di Longavilla, et a Soa Maestà li fu posto un’ altra d’ oro più legiera, e la raina si levò con il sceptro pur ne la man dextra et il baculo nella sinistra, et a questa instessa fogia et cerimonie si tornò a sedere. Et demorata alquanto, il Gran maistro li tolse di mano il sceptro et detello ne le mano di monsignor di San Polo, qual, abuto che 1’ ebbe, si pose in genochioni a banda destra di la raina, di poi dete il baculo a monsignor de Guisa, qual si pose etiam lui in genochioni a la sinistra; il ducha di Longavilla stava ancor lui in genochioni con la corona grande in mano, apozato ad una sedia coperta di reslagno qual erra posta da un canto dii palcho. Pocho da poi Sua Maestà dimandò Pofieio per dir le sue divotion, et madama di Satiglion si levò et, cavalo che l’hebbe di un sacheto di veluto verde un ficio, lo dete alla figliola di la duchessa di Vandomo, la qual andò insieme con madama di Nevers alla sedia di la raina et lo apresentò a Sua Maestà con far un numero infinito di riverentie. Et cosi Sua Maestà legendo, fu dato principio alla messa ditta da esso Cardinal di Barbon, la epistola cantò lo episcopo di Niza et lo evangelio il reverendo episcopo di Ziartes, et nel cantar di esso evangelio Sua Maestà si levò in piedi, et finito, il cardinale Agramonte li portò a basar il mesalle el si tornò a sedere, che cosi ancho fece Sua Maestà. Et lavate che si hebbe le mane esso Cardinal, fu apresentato a Sua Maestà do pani, uno dorato et l’altro inarzentato, per madama la Gran maestresa, et per 1’ armiraia uno vaso di porfido fornito di oro et arzento, et per la sinischalcha di Normandia li fu portalo un candeloto di cera biancha con molli scudi per dentro. Oferiti che forono li sopradilli presenti, il Cardinal continuò la sua messa, et mandò per il reverendissimo Cardinal Agramonle a basar la paxe a Sua Maestà. Finita che fu de dir la messa, Sua Maestà si eomunichò et ritornò al suo locho, che di poi per il Legato Gran canzelier fu fata una oration asai brieve, et finita, data la benedilione, Sua Maestà tornò al palazo suo. A dì 24, la matina. Fo lettere di sier Zuan 2 Baxadonna el dotor, orator, da Vegevene, de.... Come Grisoni haveano preso un gran capilanio dii castellano di Mus, chiamalo . . (Qrassin), et quello subito lo fece apiohar, el sono incagliali crudelmente conira di lui. Da poi disnar, iusla il solito, il Serenissimo, veli) La carta 200* i bianca.