347 MDXXXI1, DICEMBRE. 348 dramo da basso via, è in (ureo si chiama chiacadi capisso, fuori della dilla porla di marina sollo quelle Ire feneslre antiquissime che hanno uno lione per banda, lì a basso a la marina sopra due colonne è una lastra di marmoro, sopra la qual è uno grandissimo lauro rnegio che fusse vivo acanato da uno leone, el quale li è montalo sopra la schena et lo ha alterato, et dà una branca ad un corno dei lauro in uno gaiardissimo atto, è questo leone assai maior del vivo e lutto de una piera de una bona vena over minera. Questi animali soleano esser con le teste voltate verso Anatolia et par che quella me-dema notte ì se vollasseno con le leste verso Costantinopoli. Il che la mattina veduto, lutla questa lerra lì è concorsa et ha fallo stupir e slornir tutta questa lerra, et ogniuno va discorendo secondo le passione dell’animo suo, stante una cometa aparsa per molte nolte. Questa cosa per il preditto rispetto ho volulo significar. Questo Musliligi venuto è fra-dello del magnifico Imbrairn bassà gentilissima persona mandalo per honorificarlo et per aver utilità, il qual ha auto grandissimi presenti e notabili, e da rnercadanti nostri lì è stà dato uno presente di ducato 200. El capitanio di l’armata è gionto qui, et * il capitanio Moro con 60 galìe. All’ ultimo del [tassato mandai Jacomo di la Vedoa mio secretano e il dragoman a visitarlo, el qual mollo ave piacer, doinan darò causa di trovarmi con lui. Ha localo che il capitanio zeneral nostro non ha voluto trovarsi insieme con lui nè lo avisoe che 1’ armala del Doria havesse a far impresa ; io li iuslificarò il tutto, come li parli. A li do dii presente il magnìfico bassà intrò qui, 1’ ho visitato. Et scrive le parole hinc inde dictae. E mi narrò li paesi veduti, le acque el monti passali, tulio fu per la Croazia minalo, molli castelli et paesi mollo belli, et molli silvatici, bruti el paludosi; andarono sino a capo di una montagna, et non haveudo trovalo scontro alcuno erano ritornati. Dimandai dii re Zuane e dii reverendo Grilli, disse nulla ha sentilo di loro, nè sa se Strigonio era preso. Tocò dii capitanio Doria ili progressi sopra la Morea, e disse il Signor havea preveduto di soccorso. E il chadì di la Valona ha mandato de qui copia di ledere del nostro zeneral, qual feva bono officio. E Aias disse, el Doria zer-carà far fabriche con inlelligentia de albanesi a la Zimera. Il Signor di brieve sarà qui e a lutto si provederà. Li feci il suo presente et mi partii. Zonto a caxa mandai il mio dragoman da lui, qual mi ha ditto che essendo lì zonse olaco spazato dal Signor a posta al dillo Aias, portava nova che le zenle lodesche erano gionle di qua di Vienna e andavano sotto Buda, è zonti etiam olachi di la Morea, che il Doria feva gran progressi, el havea presi molli lochi, et zonli olachi di Arbech el Cara . . . . . . . , che dicevano che sofiani erano grossi el quelli sono a li confini dimandavano Osububey fo alias beliarbey a quelle bande, et se le cose reus-siranno vere avisarò. Quesli grandi el piccoli dannano la impresa fatta si da mar, come da lerra, che è siala con diminulion di la grandeza del Signor, et cargano la deliberalion eie. Scrive al principio lui poco se impazò, per non dar causa eie., basla otenne comandamento al capitanio di l’armata di vardar i lochi nostri. Zonta sarà la Porla de qui, vederò otenir la restituzione di la galia Zena, fu presa, et credo si manderà oralor. Dimanda si babbi rispetto a la grave sua elà, aziò el possi venir a repatriar, eie. Copia di una lettera particuìar da Constati-tinopoli, di 5 Octubrio 1532. De qui abbiamo fatto tre giorni feste pompose el honorate, et non solum i popoli, ma tutti i grandi di questa terra son stati a veder l’aparalo de la nostra caxa de fuora, tutta coperta de drapl d’ oro, et su la nostra piaza una fontana che bui-lav.a vin, sempre sonava ¡strumenti la nolte, et era una bellissima luminaria, et tutte le mumarie che andava per la terra, che erano benissimo fa Ite per quesli judei spagnoli, venivano a la nostra caxa. Fu poi regata, ne la qual le fusto del Signor va-dagnò, et poi altri precii fo dati a le barche di zardineri el alle germe. El Bustanzi bassà mandò ad invidar il clarissimo ambassador, al quale fu apparalo uno bellissimo bucintoro fallo per ordine di quel Mida che era dazier a Venelia, che quando l’ambassador con tutta la nation mirò dentro per andar al Seragio a dar via li precii, li concorse lutla la lerra, che questo canal era pieno di barche. Poi al dismontar fu desscrà un gran numero di ar-tellarie dal Seragio et fu recevulo con grande ho-nor, sichè la cosa è passata con grandissima repu-tation.