629 MDXXXW, Castelfranco, ritrovò le porte serale ; perchè non fu aperte così presto. Come fu dentro Soa Maestà disse, per mia fede io voglio che lanzinech questa notte alogeranno qui e così fu exeguito, sichè hebbeno una mala notte, ma non portorono via roba alcuna se non viltualia per molli giorni, et hebbeno ventura perchè erano alemani, che se fosseno siali spagnuoli non si contentavano di sì poco. Dal ditto da Cremona, di 8, ricevute a dì 16. Replica quel scrisse per le altre. Si scusa non aver potuto aver li capitoli in Bologna, perchè a li 27 a hore 2 di notte fo conclusi et la matiua publicati, et partì Cesare, et tulli erano sotto sopra ; i quali è sta fatti come si dice in tulle do corte, con grandissimo honor et repu-tation di la Signoria nostra qual è il fondamento di questa liga, fatta sopra quella del 1529, sichè la Signoria è il principio, fondamento di dilla liga, qual se fosse omesso, il resto conveni-ria ruinar. Et non voglio restar dir questo chea Bologna, dimandando il clarissimo Venier et io al Papa il giorno inanzi le Cenere se questa liga era conclusa et se si publicheria, Soa Santità, che è bon motteggìator, ridendo disse: Voi fate come li forneri che melteno il pane in forno, nè mai vi vogliano entrar loro. Le qual parole da quelli curiali è slà reputa bellissime. Cesare parli de qui eri da poi manzar et andoe a cena a Pizigaton. Ogni allogerà in Lodi, nè si partirà, perchè dimane è domenica, perchè non cavalca volentieri in simel giorni, lo gionsi qui poco da poi Sua Maestà, et Lodi è lutto ruinato. Intrato che fu Cesare in questa città li forono apresenlate le chiave et li fanti ussirono del castello, et dentro vi entrò uno suo capitanio, et il duca de Milan accompagnato che ebbe Soa Maestà a lo alozamenlo, dimandò alli forieri dove era quello che li haveano deputato a lui, come se fosse stato uno foreslier e parlicular di la Corte, il che piacque a tutti ; tamen poi la genie dite ussirono di castello, et io ozi l’ho visto. Copia di una lettera scritta per la Cesarea Maestà a la Signoria nostra, in spagnuol, la qual fo tradutta. Carolus divina favente clementia Roma-norum imperator augustus etc. lllustris Dux aniice noster sincere, dilecte. G30 Ancor che per le bone qualità che (lene Rodo-rigo Nino del nostro Conseio et nostro ambassador per il cargo che in nome nostro l’ha avulo de 11 et per il bon servitio che di lui in questo abbiamo avuto, come sempre in tulle le altre cose che li co-mandamo, et non manco per il contentamento che siamo informadi voi tener di la sua persona et de la bona maniera con la qual el si ha portado et adoperando sì ne li negotii come etiam in altro el tempo che l’è sialo de lì, ne piacerla molto lassarlo ancora per più tempo. Huvendome tamen lui su-plicato che li concedessemo venir per passar con nui in nostro servitio in Spagna, et volendo nui servirsi al presente di lui, habbiamo eletto per mandar in suo loco per nostro ambassador a quella illustrissima Republica don Lopes de Soria, homo medesimamente della qualità che per tal carico se rizerca, et ordinaremo che sia expedito et se ne vengi subito siamo a Genua, perchè in questo mezo abbiamo bisogno de lui. Et mandamo ordine al dillo Rodrigo Nino, che presa bona licentia da vui se ne venga in bona hora, come lui medesimo più largamente exponerà, da nostra parte. Vi pregano adungue che li diale intera fede et credenza, et in questo mexo che’l ditto don Lopes de Soria vengi, siete contenti di avisarne di quanto da novo de lì se intenderà di le cose dii Turco et de altro che occorresse, come è conveniente et se dia far Ira tanto boni amici et confederati oome siamo nui et quella illustre Republica, et come nui lo faremo 229 in tulle le cose cha se offeriranno a suo comodo. Data in Lodi, a 9 de marzo 1533. Sospracrilta : Carolus et a man zanca : Comendator Maior. A tergo : Illustri Andrea Gritti Duci Ve-netiarum amico nostro sinceri dilecto. La qual lettera fo recevuta a dì 15 ditto da matina dal suo orator sopranominato. Da Liesna di sier Francesco Dandolo capitanio al Golfo, di 10 marzo, ricevute a dì 17. Di 16 zener scrissi da Corfù et partii de lì alli 24, et a persuasion di quel rezimento lassai de lì la ga-lia soracomito domino Zuan Battista Justiniano, per certi breganlini erano in quelle acque. Et che per lettere aule ho inteso ditta galìa esser andata a la Prevesa et che tornata me la manderano. Io veni a FEBBRAIO.