— 72 —
genza e appena con millequattrocento uomini e con tre batterie percorre la pianura di Giacova e la regione d’ipek, bruciando i castelletti (Kudhe) dei ricchi bej ereditarii, riuscendo a disarmar colla violenza buona parte delle regioni più facilmente accessibili. 1 postulati dei capi son ancora molto limitati: Zenel bej, il più illustre di quelli d’ipek, parlando in quell’estate col pubblicista francese Jaray gli diceva semplicemente: n Una volta non si pagava la decima, ora si vuole farcela versare; prima non facevamo il servizio militare, se non quando volevamo o in caso di pericolo; ora si vuol che le tribù diano dei soldati o in cambio cinquanta lire turche; davanti a queste nuove esigenze, tutti gli albanesi hanno gli stessi interessi
  Si era in un semplice intervallo fra due rivolte e Gia-vid pascia non s’ingannava dicendo allo stesso viaggiatore di dover tornare assai presto " a dare una lezione a que signori albanesi ",
  Chi eseguì la seconda repressione fu, l'anno seguente, Turgut pascia, nome rimasto poi famoso presso gli albanesi come simbolo leggendario di spietata ferocia. La preparazione di questa volta però era stata maggiore e la resistenza dei ribelli si palesò meglio organizzata, più tenace, più una. Capitanati da Issa Bolietinaz, essi avevan occupato il passo importantissimo di Kacianik, chiave strategica della pianura di Cossovo, interrompendo la strada ferrata fra U~ skiib e Mitrovitza. Benché scarsi di numero, in quell’ottima posizione resistettero a lungo, respingendo valorosamente ogni attacco frontale, finché aggirati dall' esercito turco di fianco dovettero cedere il campo. A quelle lotte si riferisce con bello slancio epico un canto de’ Malissori dove dice: " Kacianik, ti colpisca la folgore; — chè nessuno de' tuoi ha abbandonato la guerra, ma uccidendo ed essendo