615 MDXXXIII. MARZO. 616 li donoe al suo partir scudi 800, di quali si dona 10 a chi li porla, e lutti in un sacchetto avanti parlasse apresenlò a li piedi del Serenissimo. Però suplicò il Senato, per esser povero, ha solum lire 14 de intrada, el ha 6 fìgliolelli, tra li qual una figliola che è grande, che li fosse fatto gratia di questo dono per potersi restaurar, ex nunc liberamente lassava li ducali 200, dii qual ha il mandato. Dimandò poi venia se in questa legation non havesse fallo cosa agrata etc, Et vene zoso. Il Serenissimo lo laudò; et posto la parte per il Serenissimo e lutto il Collegio, fu presa. La copia di la qual dice cusì : 11 Collegio messe darli questi scudi con questo fosse obbligato, come el si ha offerto, dar et lassar li ducati 200 ; il Conseio fé remor, che non se li doveria tuor, unde si tolseno zoso, et messeno donarli liberamente. Fo adonca posto per il Serenissimo, Consieri, Cai di XL, Savi del Conseio, absente sier Piero Landò e Savi a Terra ferma, excepto si,er Francesco Venier, che non si poi impazar, questa parie : Questo Conseio è optimamenle informato da le lettere, et ha inteso etiam da la relazion del nobil homo sier Zuan Antonio Venier, come ben el se habbia adoperato in la legation sua apresso il re di Pranza più da anni 3, a beneficio del Slato nostro cum summo studio et cum incomodo di la persona el dispendio di la facullà sua perla carestia universa! de ogni cosa, unde convien alla gratitudiue et muniScentia nostra haver de lui condegno respelto aziò che l’apari el servitio suo esserne, siccome con effetto è stalo, acettissimo, maxime considerato che in tutto il tempo di la ditta sua legation la spexa che l’ha fallo è sta tutta per suo conto, nè ha conseguilo mai dono alcuno, come li ditti oratori hanno auto, conzosiachè quello che per deliberation di questo Conseio se li donava di ducali 200 non ancora gli sii sta dato, havendo humilmente richiesto al presente che li sia fatto gratia del dono fattoli dalla Maestà Chrislianissima, el qual a commodo di le ditte tante sue fatiche et spexe è honesto e ragionevole che’1 venga a sentir; però....... ..........Ave 166, 36, 1. Et fu presa. 225 A dì 12, fo San Gregorio. Li offici, nè le Quarantie non sentano, ma le bottege per la terra si tien aperte et si lavora. Vene in Collegio l’orator dell’imperator per cose particular, et il Serenissimo si dolse con lui destramente di la stampa falla a Bologna, dove è nominà la Signoria nostra in questa soa liga conira infideli, il che per li nostri respelti mai bavemo voluto assentir; clichè esso urator assai si dolse, dicendo questo non è slà voler di Cesare, et pregò ge fosse data che la voi mandar a l’imperador, qual sa certo etiam Soa Maestà havea a mal, et cussi la fo data. Da poi disnar fo Pregadi, et fo letta una lettera venuta di sier Gregorio Pizamano prò-veditor generai in Dalmatia, da Spalato, di 25 Fevrer. La copia è qui avanti. Etiam fo letto, per Daniel di Lodovici secretano, la liga a stampa fatta a Bologna, venuta a la Signoria per via di particolari. Fo letto una lettera di sier Hironimo Na-vaier potestà di Uderzo, di 15 Zener. Come hessendo andati alcuni officiali di dacieri dii sai per le ville zercando contrabandi di sali verso la gaslal-dia di San Donà, fo assalladi da alcuni, et do ville sonò campana martello et si reduseno più di 80 con le arme, nominando alcuni, et fono driedo dilli officiali et ne feriteno et amazono ut in ht-teris. Unde fu poslo per li Consieri darli autorità di bandir li nominati di terre e lochi e di Venelia, con taia lire 500 vivi, ■ et morti......ut in parte. Ave 143. 4, 5. Da poi il Serenissimo, venuto il Collegio in Pregadi, si levò et referì quanto ho nolà sopra di l’orator cesareo. Fu poslo, per li Savi (ulti che erano, et etiam li Consieri et Cai di XL, una lettera a sier Piero Zen oralor et vicebailo a Costantinopoli, con mandarli questa stampa, aula da parlicnlari senza alcuna nostra saputa, la qual comunichi al magnifico Ini -braim, acertandolo nui non haversi impegnato, nè saper aleuna cosa, come li scrivessemo per altre, et tenimp che zaratani l’habbi fatta stampar ut in littens. Ave 13 non sincere, 36 di no, 141 di si ; et fu presa. Fu posto per il Serenissimo, Consieri, Cai di XL, e Savi del Conseio e Terra ferma : dovendosi partir de qui el magnifico Rodorigo Nino oralor cesareo, qual si ha portà benissimo, per mandarlo ben edificalo li sia donato ducati 1000, da lire 6, soldi 4 per ducato ; la qual parte non se intendi presa, se la non sarà etiam presa in Gran Conseio. Et fo letta la parie 1529, a dì 12 zener presa in Gran Conseio zerca il donar presenti a li oratori di tesle coronarle notisi poi excieder ducali 500. Ilor fo remor in Pregadi, perchè la voi li cinque sexli dii Gran Conseio et voi tra li altri lulti cinque Savi del Conseio nielli la parte, el perchè mancavano do, sier Piero Landò et sier Pandolfo Morexim, però non si poteva metter, non fo mandala.