361 sposeno a sua signoria che ’I non era possibile che dili nostri navili havesseno tolto dito formento, perchè haveano cargato avanti a li carradori. Et sua signoria rispose che non era vero, ma che li 132* patroni haveano cargato de dicti tormenti, et anche haveano li danari apresso de loro, volendo pagar al provedador con i mei Tormenti. Et dice etiam che '1 navilio de Stan¡z¡i da Corfù fazeva heri discargar, che era cargo di tormento, et lo metevano sopra una nave ragusea. Da novo dice che heri tute le galle ritornorono a Lagia, dove sono le nave et menorono tute le fantarie erano da la banda di Lepanto, dicendo che in Golfo sono andate da 9 in 10 galìe, a far che non scìa. Dice de più haver inteso da Jani Turcoiani, qual è quel che lo anno preterito dele Modon a Rodioti, che marti P ándete con due galìe a Lepanto et fono a parlamento con li turchi de Lepanto de renderse, li quali li disseno che loro di la terra sariano sta contenti, ma che da zerca 200 che erano venuti in soccorso, non volevano rendersi. Tamen ritornorono dentro a parlamento tra loro, et mandono dui zoveneti turchi a dirli che non si volevano render aziò che non li facesseno, come haveano fato a queli de Pairas et dii caslelo di la Morea, i quali credevano che fosseno schiavi. Dal quale hanno inteso, et da molti altri de l’armata come certo ritornano a Messina fin a domenega che viene a la più longa per causa che sono in grandissime diferentie tra loro, et per non haver mo-nilion ; si rasona etiam che hano habuto lelere da la Cesarea Maestà di partirse. Luni 28 de oclubrio Alessio Cabuzico zacen-lino hozi zonto de qui, partite heri sera da Pairas, riferisse che sabato 26 di lo instante avanti zorno cesarei deteno la bataia al castelo da la banda di Lepanto et queli dii castelo i treteno quatordese colpi di arlelaria et non più, et cesarei ne treteno un numero infinito et hanno fato di fuora un castello di Ugnarne, el qual è slà causa che hano preso dito castelo per forza, qual prendeteno heri da poi mezozorno, et hano taiali a pezi 200 turchi che se disevano esser denlro. Le nave sono anca a Lagia, le galie erano soto il castello. Dice etiam che veneno alcuni slratioli al principe Do-ria, che li disseno come christiani haveano preso Coranlho, et visto che ’1 prefalo principe li dete una bandiera per porlar in dito loco di Coranlho. Inlerogato quel sa di nostri navili ritenuti, rispose uno solo esser slà fato andar apresso una nave, il qual ancora non sa si ’1 sia sta discargato. 362 Da Bologna, di sier Zuan Basadona el 133 dotor, orator, di 12, ricevute a dì 17. Come a dì 9, avanti mezo zorno, il signor duca de Mi-lan zonse a Ferara, et a di 10 parliteno insieme per Bologna et qui zonzessemo a dì 11, hore 23. Questa rnatina comunicai a soa excelentia le letere di 6, dii zonzer a Venelia l’orator dii signor turco et la soa armada esser zonla a Tenedo. Soa excelenlia ringratió. Scrive viste le raxon dii Stato, li dani el intrate di quelo, dal comendador Covos et monsignor di Granvìlla, dal prolonotsrio Cara-zolo et don Lopes di Soria, et il debito esser con la Cesarea Maestà scudi 280 inilia et comptllà la spexa dito è stà messo a pagar scudi 50 milia a l’anno, comenzando dii J523 per porlion, li danari siano destribuìti a li donatori et altri creditori fin sia compito di satisfar. El soa excellenlia ha mandato domino Francesco Taberna a Milan et a le altre cilà per poter con loro confirmar dito aeordo, et si spera non lo negerano. Olirà questo soa excellenlia dia dar scudi 100 milia designali et fati debiti con svizari et con il Mede-gino, el in questi sono danari tolti per servirsi, et questi premeno molto a sua excellenlia el non sa come far senza continuar le ... . nel Stado. La Cesarea Maestà parli di Mantoa a dì 7, et per questo indusiò a venir il signor duca et inlrarà doman. Di sier Marco Antonio Venier dotor ... . solo, di Bologna, a dì 13, hore 17, ricevute a dì 18 dito. Io Marco Antonio heri riceveti lelere di 7, zerca le intrate di nostri in Romagna, che sia col reverendissimo Medici, cussi sarò, et tornato da lo abocamenlo fato tra il re Chrislianissimo el serenissimo di Anglia de qui el cavalier Caxalio qual parlò al Pontefice, dicendo di la grande amicitia et summa confidentia 1’ uno di l’altro di quele do Maestà et esser di un medemo voler, el han danari assai et numero di gente da guera et haverano sgui-zari et lanzinech quanti non vorano et in Italia non li mancherano amici, pur tamen desiderano la quiete et pace et non mancarano da P animo loro di farlo, pertanto pregava Soa Santità si operasse con Cesare che non stesse indurato in le cosse di la capi-tulation, et che ’1 serenissimo di Anglia li par non esser estimalo da Soa Beatitudine et è per la causa dii divortio, però voi levarli l’ubedientia solicilando a far il simile il re Chrislianissimo, tamen prima loro Maestà hano voluto mandar do cardinali francesi a Soa Santità, et Soa Maestà non voi la causa sia expedita in Roma nè voi star al iudilio di la MDXXXH, DICEMBRE.