389 MDXXXIÍ, 1 De li ditti oratori, di 27, hore 19, ricevute a dì 30 ditto. Come haveano ricevute nostre di 21, drízate a tutti 3 oratori: di la eletion di l’ora-tor al Signor (ureo, et di elezer etiam bailo a Costantinopoli solito. Ozi io Venier son stato dal Pontefice et li comunicoe l’avviso, Soa Beatitudine rin-gratiò, et disse dapoi che parlò a nui oratori Soa Santità havia parlalo con Cesare et fattoli molta instantia di la pace con tutti li principi Cristiani, et si ben la conservazion di Genoa era bene per la pace et quiete de Italia, tnmen lui come pastor universale e vicario di Cristo !i diceva che il re Chrislianissimo et il Serenissimo di Anglia li leveria l’obe-dientia spiritual, il che saria gran danno alla Sede Apostolica, però era bon aspettar li do cardinali francesi che vieneno, et che il Turco potria far contra Italia et il re Chrislianissimo veria a molestarla da l’altra banda, et disse Cesare averli risposo che laudava la pace universale et quella era per abrazar, ma ha da far con francesi persone di sorte che con quelli non vedeva vi fussé forma di accordo, nè modo di pace, non però che da lui mai principiasse la guerra nè voleva romper la capitulation, dicendo era bene accelerar la defensión di Zenoa, per la qual Franza poteva perturbar la pace de Italia. Et se quelli re levasseno l’obedientia a Soa Santità, Soa Maestà li prometteva come avvocato di la Sede di metter le arme con tal forzo dentro la Franza, che poi non saria facile a extinguirle, et però non dubitasse di questo. Et disse Soa Santità a loro oratori, che’l vedeva si andaría alla via di Genova, et cognosceva quella Repubblica savia non li pareva dover far iuditio, ma aspettar la risposta nostra. Et che l’imperator li disse io voio sperar abbi a esser bene sì per quella Repnbblica ho lassato il Stato de Milan, mi persuado trattandose hora la defensión per via di Zenoa non siano per mancarli, perchè io poiria dir mi lassino il stato de Milan a mi, che io lo varderò. Li cardinali francesi porterano cose di poco momento dii Turco che era per far ogni gaiarda provision e metter la propria persona, et benché in questa impresa di Hongaria havia speso li danari li dete il re di Franza. Et el Pontefice dice averli risposo ehe Soa Maestà voghi l’animo suo alla pace, poi disse di satisfar il re anglico che la materia del divorlio si Irattasse in parti-bus mandando uno legato a questo, il che fato quel re persuaderia i! re Cristianissimo che non havesse a venir in Italia. Cosare disse questo non li pareva fosse honor suo. Lui Venier orator riti-graliò Soa Beatitudine di tal comunicatìone, et io DICEMBRE 390 Contarmi mandai il mio secretano dal comendador Maior di Leon a comunicarli li avisi, qual non dise allro et ringratiò. Et li parlò dii salvoconduto per le galle di Barbaria, rispose non mancheria di ogni possibil diligentia. Li reverendissimi cardinali francesi dieno far le feste in Alexandria e l’orator del re Cristianissimo si risente di tanta indusia. La materia di luterìani, per esser lì reverendissimi Campe-gio et Osma indisposti di gole, sì va protrahendo, et si forma una scrittura per li agenti cesarei. Dii Doria nulla se intende. È stà mandato per questa Maestà uno zentilomo a visitarlo, qual se intende era alquanto indisposto. Sono lettere dì Roma, di 2?, il Tevere era cressulo fino al segno che fu al tempo di papa Atexandro, ma per non esser venuto con molta furia non havea fatto troppo danno, et già avea cominciato a calar. Di sier Francesco Barbaro proveditor su 143* le legne de Istria et Quarner, date a Citta-nova a dì 16 Decembrio, ricevute a dì 24 ditto. Come io mi partii di Venetia alti 3 oclubrio passato et veni in Caodistria e Portole, dove sono legni 55 di cero, per proti fatti squarar za anni tre, la mazor parte marzi, et alcuni intacadi, spesa fru-stratoria a caricarli ; poi andai verso Quarner per la vale di Montona et viti quella esser spessissima dì vari rami inutili et dannosi per la vita de quelli alberi, et saria ben fusse tajada, et si aria assà legne da focho. Sier Zanelo Barbo è alla custodia di ditta valle scrisse di questo al cassier del Con-seio di X a li 9 di oclubrio. Andai poi a Fiume per far mercado de remi de galle, mi fo risposto voleno prima licentia dai re dì romani di poterlo far, el a li 17 scrissi a li proveditori et patroni a l’Arsenal, et non ho auto risposta. Andai poi sopra l’ixola di Veia, dove trovai molli desordeni per laiar, legne da foco sì nelli 4000 passa primi, come ne li ultimi ; el uno prete et do altri in uno loco hanno fatto guasto dì legni 450 cressuti per la caxa, dii che scrissi a li signori Cai a li 10 de novembrio, et ho posto ordine di far legni da foco et legnami per l’Arsenal, con far una spexa di una strada, dì spexa dì ducali 20, el sì haverà da passa 8000, ma non è bon loco da cargar li burchi lo inverno, ma di aprii indrio. Veni poi sopra l’ixola di Cherso, per far ca-rizar legni 23 di ròvere di pie do per quadro, longi passa 6, falli taiar per domino Alvise Sagredo patron a P Arsenal, quali erano in una concavità di montagna e impossibile a cavarli, pur ho fatti po-nerli a la marina. Et do boschi ho trova su l’ixola di Cherso, uno faria da 30 milia passa di legne, ma