1G7 MDXXX1I, sul Taiamtìiilo a desfar il ponte dando i legnami de chi sono, et manderò le burchiele a Pordenon aziò le discordi et buti in aqua et per la Livenza le robe siano condute a Venelia. Sarano numero 8, eapitanio Zaneto Novelo marangon, et questo instesso farò di quele dii ponte sopra la Piave. Da Udene, dii locotenente, di 28, ricevute a dì 29 dito. Scrive venere da sera P imperador zonse a Spilimbergo, li fo apresentà di pesse ma non molto, et stè li il venere et il sabato; li vedeli, po-lami et salvadesine sarano bone per la domenega, di pan, vino et orzo hanno hauto a suficienlia, dii vin bote 10 do sole bastò al pasto, per la soa corte hebero le do di Rosazo, et li fo dito per li oratori ditto vin esser zonlo, dise mi piace,sta bene; et sta da venere fin hozi a Spilimbergo, se li manda 10 cara de pan de Fagagna et altri lochi circumvicinì, hozi dia partir per Porzia dove sarà provisto al bisogno. Serive è passa per questa Patria da 70 milla et più boche, et se diceva passeria solum 30 in 35 milia. Fio hauto letere di la Chiusa, qual le mando incluse, avisa heri è passato li lanzinech con lo zenle inutile in tuto da 8 in 9 milia boche et poi da la banda di Gorizia vien 4000 italiani, si che bisogna proveder di sora et di solo a un tralo, luto passerà apresso che è ben. L’imperator ha mandalo alcuni personazi a far la risegna a questi italiani con darli uno scudo per uno. Uno eapitanio è stato da mi, voleva scrivesse a Latisana li fosse proveduto di barche per passar in Romagna con li soì fanti et voleva far la resegna qui soto Udene, P ho pregato lo fazi mia 8 lonlan a Morlegian. Le zente passano assà humanamenle né fano dani. Da la Chiusa, di Batistin Corso, di 27. Questa matina è passati „de qui da 6000 lanzinech mollo mal in ordine, è bella fantaria con zerca 2000 archibusi, et sono homeni da guera bela gente et ben armata, hanno con loro zerca 1000 putane et altre zente cerca 1000. Io ho dato da far colation a queli soi capitani, sono homeni da bene, sano ben italiano et passano modestamente ; mi ha diio l’artellarie è lontane 4 zornate sono 1000 fanti, con essi 2 bandiere et altra zente penso sarano 2000 persone ; non è passati per Gorizia li 4000 italiani. Ho parlalo con Fabricio Maramao et soto lui è il Tornielo non ponno star troppo a passar, ruinerano questa Patria, qui driedo è inissier Gabriel da Marlinengo mio amicissimo, io starò tanto qui che passino se cussi piace a vostra Magni-ficenlia. Da Milan, dii Baxadonna, orator, di 25 OTTOBRE. 168 Octubrio, ricevute a di 29 dito. A di 21 di questo zonse il clarissimo domino Marin Juslinian va orator in Pranza, el di da poi andasemo a l’audien-lia di questo signor, et lo lauda di le parole usate. Dìi Rizo secretarlo di questo signor in Svi-zari sono letere di li et letere dii Panizono, date in Soleto, loco de Grisoni, di 9. Scrive, che passando lui a Zurich ha inteso tra queli esser molte dissension, però ritrovandosi nel suo Conseio erano venuti a parole che si dubitava non veniseno a le arme, et in li Grisoni facendosi una dieia vene uno orator dii re di Romani a dimandar la iurisdi-tion comprala per la casa d’ Austria qual non è sta possessa rispeto la fede che tengono, elchea li oratori francesi a la proxima dieia se sarà li sarano dati danari. Manda una letera di Alberto Falix grisou scrive haver richiesto scudi 1500 per dar distribu-tion a li amici dii re Christianissimo, il che ha causato gran confusion. Item, a Chiavena li villani negano il censo consueto dar a li nobili et non sono restati di andar a la loro presentia dicendo non Io voler dar per rispeto di la nova fede, ma se tiene che il comissario destinato adaterà quela diferentia. Di sier Marin Justinian orator sopradito, da Milan, di 23, ricevute a dì 29 dito. Scrive a dì 15 zonse a Bergamo aspelando la soa comis-sion, a li 20 ave letere da P orator nostro di Milan dii zonzer di quelli lì, unde se partì el dì seguente et gionse qui a li 21. Vista la comission visitai insieme col clarissimo Baxadona il signor duca et feci P ofieio iusta la commissìon mia, alegrandomi de la sua colomilà el che a la corte dii re Christianissimo faria ogni bon oficio per soa excelentia, da la qual fui arcolto et honorato grandemente dicendo rin-gratiava la illustrissima Signoria de Io amor et af-fedo li portava, conosulo in tuli li soi bisogni non solum da lui ma da tuto il mondo et ne la guera lo havea difeso con le arme el ne la pace lo ha confirmato, el di questa protetione di lui et dii suo Stalo leniva maior conto che di alcuna altra cosa dii mondo, dal che prociede che per le ubligation P ha la non potrà haver in questo Stalo alcun servilor de maior fede et mior animo de lui, si ben ailri potesseno haver altre parte, imperoché et lui era bon servitor di la Signoria et questo Stato la poteva reputarlo proprio, el che ben l’havea a memoria tanti officii fati in Bologna per li soi oratori per lui, et in Pranza per mio padre, di le operation dii qual domino Francesco Taberna suo orator li era sta data oplinia inslrulion, con molle altre parole a questo proposito, che hessendo io fiol non mi é