403 MDXXXIH, sla fato, per voler atender prima a le cose comune. Fui da poi dal magnifico Sai v iali, qual mi disse etiam di Zenoa et che ’1 Papa voria fùsse paxe fra li principi christiani, et fuzer le arme et la guera, et che si ragionava solimi per aspetar la venuta di cardinali francesi, et che il Pontefice era solo a questo bon effelo, et non mancherà per le forze sue, et voi continuar la pace, et disse si dice che il Papa voi dar stado de la Chiesia ad alcuno de soi. Questo non è vero et è sta visto el contrario. Poi disse è aviso dii vescovo di Como nontio in Franza, che da un mexe in quà lo ambaxador de 1’imperador negotia molto col re Christianissimo più di quelo ha fato in 18 mexi è lì. Io Coniarmi fui dal comendador maior di Lion et monsignor di Granvelle et li parlai zerca le rapresaie per il navilio del Calergi preso, etc. Soe signorie a udir questo l’ave molto molesto, et dissi era ripresaie di 65 anni che per la pace luto era suspese et sopite, i quali promesseno far questa provision. Aricordai il salvoconduto per le galìe di Barba ria, per poter meter le galle. Disse heri esser stato col comendador maicr di Calalrava et don Garzia di Padiglia, et sperava presto si expediría. Et io vulsi darli il salvoconduto, disse non accade, questo lo fé il gran canzelier, el facendolo si troverà forma che sarà bene. Et dito comendador di Leon disse di la protezione di Zenoa, come disse Granvelle et scrivessemo per le altre, dicendo non bisognava il re di Franza intrasse per quela via in Italia, et facendo questa nova in-telligentia si scamperia ogni pericolo. Io dissi la Signoria adimpirà la confederaron, ma di far nova capilulation et obligation io non penso che a li presenti tempi la sia per farla. Rispose lui, Sua Maestà almeno haverà questo contento ne l’animo suo di haver fato noto a tuto il mondo con quanta carità et amor lui procede per la pace et quiete de Italia, et come maluramenle l’habbi antevisto, procurando de proveder a tuto quello che potesse ocorer. Al che io non risposi altro. Disse che Tarmala dii Doria zonzeria a Zenoa avanti la fin dii futuro mexe. Li cardinali francesi si ha esser zonti a Piasenza. Si dice T imperator ha mandato a levar la fiola de Fiandra per farla venir a Napoli per poter al tempo debito far poi el sponsalicio con il signor duca Alexandro. Di sier Zuan Basadonna el dolor, orator, date a Bologna a di 29, ricevute a di 3 Ze-ner. Io comunicai le lelere di 21 di la crealion di )' orator al Signor turco et preso di far il bailo GENNAIO. 404 a Costantinopoli, al signor duca de Milan, qual rin-gratia. De qui non è occorso altro. Continua el Papa esser insieme con Cesare et parla dii pericolo dii Turco, et voler rimetter la materia dii divortio in partìbus a requisition dii re anglico ; ma questi sono ragionamenti per intertenir sino zonzino li cardinali francesi, i quali a di 14 do-vcano zonzer in Alexandria. Zonzeno de qui li danari di Cesare, venuti sopra 13 muli portati da Zenoa, che de li furono conduti con le 10 galìe venute di Spagna. Il signor duca slà per far li pagamenti de li debiti, ma nulla finora è slà ter-minà. È cosa dificile a far cessar li lamenti del Stato et voler observar la fede a chi lo ha servito. Da Costantinopoli, di sier Piero Zen ora-tor et vicebailo, di 21 Novembrio, ricevute a dì 3 zener. Come a dì 5 scrisse, et a dì 6 fu a visitar il capitanio di Tarmata venuto, qual lo trovò star sopra di se, et disse timidamente del suo viaggio, el che per comandamento auto del Gran Signor era ritornato con T armata, et che non havfa auto mai aviso di T armata dii Doria che volesse tuor impresa dal nostro zeneral, perchè se’l sapeva questo mai si partiria, dicendo che mai il nostro zeneral si ha voluto trovar con lui a parlamento. Et disse di la galìa soltil prese il fradello de Curio* goli, et molto lo caricò dicendo che li navilii di mu-scatelli presi che trovò a Coron li liberò, et che’l farà et dirà et il Signor aldirà. Li resposi che l’era stà avisà di T armata del Doria, ma non qual impresa volesse tuor, et havia le copie delle lettere dii clarissimo zeneral. Disse lui era ben che le nostre parole fusse conforme; io risposi, io diria sempre la verità, et era slà dato aviso al chadi et a l’emin, etiam scritto a la Porta : unde lui capitanio rimase storno, et tutti de qui lo cargono che’l non dovea mai parlirse di Modon. Et io dissi che Aias bassà acusava lettere del chadi etc. Scrive Casini bas-sà mirò a dì 2, lo visitai, qual disse che venendo T inverno e li tempi strenzeva et esser il Signor col campo in paesi paludosi el pericolosi, il Signor era tornato de qui, et disse come havendo Aias et lui ditto al Signor era bon ritornar, Sua Maestà era duro, unde li disseno bisogna pensar a le cose del Sophì, quale poiria venir a Scutari. Rispose esso Signor vengi presto ; poi mi disse : Sapiati che quando el nostro profeta e li soi quattro canzelieri per relation de li anzoli scriveano le leze nel Alcorano non restorono per questo di non luor qualche informazion da li homeni. Et disse che zonta la nova di Coron, Irnbraim bassà non era in campo, e