599 MDXXXM, MARZO. 600 etiam de picola quantità più rico>„ nè tanto. Erano molti pezi che circondavano una gran sala, 1’ altra che era magiore, poi esser grande come la libraria nostra. Havea in capo di essa sala un tribunale ma-iore assai di quel del Serenissimo nostro, per ornamento dii qual vi era un fornimento mezo di panno d’ oro et mezzo di veluto violetto, sul qual veluto erano alcuni tronchi recamadi molto relevali et Fichi, atomo ¡1 resto di la sala li erano alcuni pezzi de razi fatti far novamente da questa Maiestà, quali represenlavano li gesti di Scipione africano, molto richi di oro, arzento et seda, i quali vantandoli io come cosa molto bella perché li oratori lì non sedeno, loco ordinario, se non a tavola, el re Christianissimo vene a trovarmi, dechiarandomi la qualità de la historia, la qual avanti fosse stà tessuta dicea esser sta depinta per Raphael de Urbin, dal qual poi è stà tiralo sopra ti razi, et comparando Sua Maeeslà questi razi da quelli forno falli per il papa da ditto Raphael de Urbino, Sua Maestà affermò questi esser mollo più riebi. Dove stava el solaro et stavano tulli li sonadori che erano moltissimi et guarniti di panno d’oro; el buffetto zoè credentiera a nostro modo era grandissimo di vasi et altri pezi d’argento indoradi mollo grandi et numerosi, sichè rendeva una regia maestà. Niun de quelli si adoperò, ma ne fo grandissima quantità di altri che si adoperava che non erano posti ad ordine in spectaculo. Ma quel che più mi ha maravigliato è slà che in ciascadun dì queste 4 baucheti sono concorse infinite mascare con habiti sì longi che scovava la terra, de li quali parte erano de restagno d’oro, parte de restagno d’argento, parte de veludo cremexin, veludo de ruosasecba, violetto, verde, zallo, berelino et ogni altro colar, et di questi ne erano tanti che di le mascare vestile in damasco et raso non se ne teniva conto. Li zorni di la domenica di carnevai et il luni, avanti si andassero a li bancbeti, se giostrò valentemente. El primo zorno che fo la domenica gioslrò el re et tutti li altri principi et gran gentilomeni ; gioslrò etiam il serenissimo delphino con lanze menor * senza però che ’1 suo concorenle volesse romper lanza alcuna, ma schivava di toccarlo ; ma esso se-ressimo dolphin rupe alquante lanze al modo predillo. Corse etiam a questo modo lo illustrissimo duca di Orliens fiol di questa Maestà. Et al bancheto di la regina, la serenissima regina di Navara, sorella dii re Christianissimo vene ad Interlenir tre di noi oratori, videlicet quel de l’imperator, In-gilterra et io. Et perchè li doi prediti oratori stavano da una parte et di l’altra di essa regina, io conveniva star alquanto più discosto, la fece portar una cariega per mezo lei et principiò a ragionar con noi di molle cose, el fra li altri che quelli recami, erano stà fatti far et fatti manu propria per la qu. madama sua madre et lei medesima, et die nou era mai ¡orno che lei per comandamento di sua madre non lavorasse 6 et 7 ore continue; et questo facea essa sua madre per farli fuzer l’olio, causa de ogni male. Ne rasonò poi el modo dii suo maritar in questo serenissimo re di Navara, la vita di esso re casta et devota, mollo in ciò laudandola ; et molte altre cose che longo saria narrarle. La partita di questa Maestà di questa terra è deferita fino quest’ altra settimana. La causa se dice esser perchè la giostra che dovea farsi el marti de carnevai, non 1’ havendo fatta, 1’ hanno differita a far domenica proxtma, che sarà la prima domenica di Quadragesima, et la sera el prevosto dolor..... farà un altro honorevole bancheto. Copia di Capitoti di la Uffa, conclusi a dì 27 Fevrer 1532, in Bologna. In Dei nomine, amen. Cum Santissimimus Do-minus noster Clemens, divina Provvidentia Papa septimus, ac invictissimus princeps dominus Caro-lus quintus, diviua favenle clementia Romanorum Imperator Augustus, prò pubblico bono in hanc ci-vitatem iam denuo convenisse!!, imprimisad eorum offìcii et dignìtatis curam pertinere arbitrali suol, ut quemadmodum semper praeslarunt omnesadio-nes, omnia consilia in beneficium Reipublicae chrt-stiiinae, quo niliil antiquius aut charius unquam habuerunt et illius pacem occium et tranquillitalem conferent et ut concilialor inter onines reges, prin-cipes et potentalus, vera et sincera amicilia comuni omnium cousensu, et errores passim pullulanles extirpari, ii qui ab orlhodoxae fidei sinceritate aber-rarunt ad ecclesiae ealholicae agnitionem et reve-renliam iterum adduci, comunique fidei et religionis hosti obviam iri et illius imperii conatus congiunlis omnium animis et viribus reprimi et ab cristiano-rum itinere arceri possili!. Ad eam rem obtinendam cum ulerque prò sua summa prudentia facile ani-madverleret ne parum momenti in eo situm est, idque etiam in primis necessariuin omnes bellorum occasionesel motusab Italia uli membro admodum insigni in republica cristiana et cuius causa tota bella hadenus et suscitata et continuata fueruut arcere, el eius securitati ac defensioni adversus