183 MDXaXII, novembre. terra, alfri dizeno che voi andar a Modon, allri dize a Patras tamen non si sa. Io ho inteso per 1* ofìcio di quella esser slà fati bandi a tutti quelli sono venuti conl’armada infalanter. Suplico quella se degni farmi un salvo per vegnir de lì per star almanco per giorni 20 fin tanto che io conzi el fato mio. Credo ditta lettera fusse scrita a dì 26 seplem-brio de verso Coron. 61 Dii mexe di Novembrio 1532. A dì primo. Zorno de tutti i Santi. El Serenissimo insta il solito vene in chiesia a messa qual disse lo episcopo di Vegia domino Zuan . . . . . . qual de licentia dii nostro patriarca eh’ è fuora di questa terra compita la messa dete la in-dulgenlia de zorni 40. Soa Serenità era vestita da-maschin cremexin di dossi, et di sopra uno manto di veluto allo basso violeto con il bavaro de ar-melin et barela di raso cremexin. Erano questi oratori : Imperador, Franza, Anglia, Milan et Fera- ra, do allri episcopi.....et erano solum quatro ronsieri, tre procuratori : sier Jacomo Soranzo, sier Francesco Dònado el cavalier el sier Andrea Juslinian, era il cavalier di la Volpe ólim condutier nostro qual è a provision di ducali 1000 a l’anno et habita in questa terra, et olirà il censor erano solum 18 senatori et fo pochi, la causa fu perchè in Pregadi non forono invidali. Io Marin Sanudo mi pensai fusemo pochi per esser molli hanno corolto per tanti che moreno, allri è amalali e fuori di la terra el non voleno venir, et io vini per honorar il Stato e la mia patria, in scarlato, e non è mexi 18 che sier Antonio Sanudo mio fradello morite. Et essendo alla messa vieneno molti signori spagnoli et napolitani che sono in questa terra e alcuni di la cappella di 1* imperador e altri li quali fono chiamati a senlar in coro con nui la messa, tra li qual vi era il duca di Nardo di caxa di Aqua viva, il eapitanio Aponte ispano maislro dii campo dii’imperador col qual parlai longamenle et do nepoti dii principe Antonio da Leva e alcuni allri i quali con nui poi veneno a compagnar il Serenissimo in palazo e lì tolseno licentia. Se intese di l’armiraio dii porlo : come, per una barca venuta de Histria, eri zonse a Parenzo la galla soracomito sier llironimo Contarmi qu. sier Andrea sopra la qual è sier Marco Antcnio Sanudo qu. sier Beneto vien da Constanlinopoli con li danari abuli da l’elmo venduto, lutti sultanini, e con lui è allri mercadanli con assà danari, li quali erano lutti sopra una nave la qual è reslà indriedo, tamen poi se inlese dilla galla non esser zonta ma ben esser zonta a Zara, si poi dir li danari vien a salvamento. Introno questa malina Cai di X sier Valerio Va-lier, sier Nicolò Mozenigo stadi altre fiate, et sier Antonio Surian dolor et eavalier nuoyo nè più stalo cao ordinario ma ben vicecao. Morite questa note domino Francesco Fiamma ......dolor cavalier et conte, avocava in palazo, homo molto faceto a li conseglii, andò per veder l’imperador si amalo, (ornò et in pochi zorni morite, el fu sepullo mollo ferialmente senza pompa alcuna. Da poi disnar vizilia dii zorno di morti li Savii non si reduseno. Et questa malina fo mandato a Bassan pesse a donar a l’imperador, costò ducali 60, et oslrege, il conto dii lutto sarà qui avanti. Fo sepullo ozi a San Stefano sier Marin Zorzi . el dolor di primarii senatori era sopra i statuti, di anni 67 in zerca, stato assai infermo, non ha fioli, 4 He maridale a le qual lassò siano egualizate, li fd fato uno honorevole exequie, posto in una cassa coperta di negro .... sopra la porla va in in-claustro dove voi li sia fato una sepoltura. Vene uno bregantin con ledere, et se intese che a dì 20 dii passato le galìe di Fiandra erano zonte a Curzola, siché preslo Deo dante le sarano qui. Viazo di mexi 28 con ruma di patroni. Di sier Marco Mìnio e compagni oratori, fo lettere di 31, da Bassan. Questa matina avi -sano il zonzer suo lì con la Cesarea Maestà qual era molto slraca. Il sumario di le qual sarano qui avanti. A dì 2. Fo il zorno di Morti. Da poi ditti li officii il Collegio si reduse et fo lelo le lettere di Bassan, di oratori, come l’imperator partiria ozi de lì per Sandrigo, poi andaria ad alozar a Mon-lechio. Di Pranza, di V orator Venier, da Paris, di i Octobrio, il sumario scriverò qui avanti. Da Treviso, di sier Jacomo Dolfin podestà et eapitanio, di eri. De alcuni danni hanno falò li fanti italiani sotto il Maramao sul trivixan ut in litteris, e la copia fu mandata a Vicenza al capi-tanio zeneral aziò provedesse. Da Hapoli di Romania, di sier Alvise Contarmi baylo e eapitanio e consieri, di 25 Avosto. Il sumario dirò poi. Vene in Collegio l’oralor dii duca de Urbin