421 MDXXXIII, GENNAIO. 422 ra, perché se mi havesse tocco col fero saria resta sturpiato. Era ben sta prevenili nuì oratori che il cavallo era calzìtroso, ma ne fu forzo ubidir, et la sorte locò a me. TJnde mandai il mio secretario a Cesare per comunicarli la risposta eie. Qual li disse da matina a 1’ bora de la messa Io aldiria. El a una bora di giorno vene qui da mi uno de li soi portieri a dir che Soa Maestà per esser bon tempo voleva andar a la caza et che esso secretario tornasse al lardo. Et Soa Maestà sté fin hore 2 di note a tornar et fu rimessa doman mulina. Zerca il salvoconduto per le galle di Barbaria ho mandato da don Garzia de Padiglia et comandador maior di Calalrava, hanno dito manca soloscrivcr al comendador maior di Leon, farà expedir. Io Venier visiterò il reverendissimo di Trento et li oratori dii serenissimo re di Romani ; et hessendo venuta la cavalaria di Cesare ad alozar in Romagna, il marchese dii Guasto è partilo inanzi beri de qui per alozarli. Comuniche-mo il luto con P orator Baxadona. Eri Cesare, finita la messa, fece cavalier il magnifico orator Baxadona, vi era il reverendissimo Santa Croce et il signor duca de Milano el molti altri signori. Di Roma sono lelere, di 2. Come era morto il reverendo di Va-sona ; il principe Doria mutalo opinion, venirà de qui per consultar sopra Coron se dieno lenir o abandonarlo, et sua opinion é che mollo ben lo possi defender et socorer in ogni tempo. Cesare spazò mò terzo zorno in diligentia leteré a la serenìssima imperatrice, che si trovi in Barzelona fin a mezo marzo, perchè a quel tempo Soa Cesarea Maestà sarà de li. De li ditti, di 7, hore 5, ricevute a dì IO ditto. Io Venier eri fui col Pontefice, qual mi disse che il clero di Vicenza era molestalo a con-Iribuir per le fabriche etc., dicendo questi sono danari di religiosi, però pregava la Signoria non volesse far tal exation, atenlo che a Padoa, Trevixo, Verona e Brexa il clero non contribuisse a tal fabriche, et che lui havia fatto grafia alla Signoria, però etiam lei fusse compiacesla. El in consonan-tia mi parlò il reverendissimo Redolii, qual ha lo episcopato di Vicenza. Item, disse Soa Santità li oratori di Zervia erano stati a Venetia per aver cerio credito di sai, et prega la Signoria sia satisfalli. Li quali è stali un’ altra fiala a Venelia et è stà licenliati, et sono venuti di qui, et il Papa disse se la Signoria voi io li fazi gratia la lazo volentieri, però quella doveva parimente compiacerne, dicendo sarà ben cose di tal materia si flnissa. De li ditti, di 7, ricevute a dì IO. Come haveano aute nostre di 4 zerca aver lellera ferma di la (rata di grani in Puia. Scriveno questi non poneno dificullà di non averla, pur opereranno di aver altre lettere più ferme eie. De li ditti, di 8, ricevute a dì 12. Quesla mattina il secretarlo de mi orator Contarmi, iusla P ordine, andò da Cesare et zonto lì Soa Maestà lo fece chiamar in camera inanzi de tulli e li dimandò come io stava, e se il cavallo mi havea toco con il ferro opur dii garetolo, li rispose di no, el Soa Maestà volse li mostrasse dove era la botta. Esso secretario disse non haria molto mal. Soa Maeslà si dolse dicendo prima li rincresseva del mal havia, poi perchè era stà cagion di questo. Poi li disse: Voi havete auto risposta di Venelia ? Li rispose do sì, et li lexè la lettera suplieando Soa Maestà volesse acelar questa risposta nostra con la solila bontà et humanità. Soa Maestà stando in piedi appresso il foco udì tulio atentamcnle et disse era conveniente ragione per non dar suspello al Turco che la Signoria sia congionta con Zenoa per causa dii Doria, et si sapeva che dillo Doria non dependeva da Zenoa, ma era suo capltanio di P armala soa, el questo non poler far danno a le cose di la Signorìa se francesi venisseno a Zenoa, come desegnano poi venir a Milan, polrìa ben dar danno e pericolo a lì lochi dì la Signoria, et che’l desiderava levar le zente de Italia azìò non fazesseno danni, lì qual hanno ruinà molli lochi, le qual non poi levarle se non vede le cose de Italia in termine di quiete. Esso secretano disse non é da dubitar francesi vengi ad inquietar Italia, se non fusse in liga 153* con il Turcho, dicendo poi Sua Maeslà : ¡1 Papa dia aver risposto al Venier. Sarò col Papa, essendo bisogno ne farà chiamar. Io Venier son stalo dal reverendissimo Farnese per saper quello havia portalo lì reverendissimi francesi. Soa Signoria disse, non altro più dì quello è stà scritlo per le altre, ma sa di bon loco, che Cesare ha auto la risposta dì Venelia, parleria al Papa dì le cose dii duca di Ferrara, qual è per difenderle gaiardamente. Li cardinali francesi cadauno di loro é riservati, asse-curando il re Chrislianissimo esser divotissimo della Sanla Sede e non voler mover arme in alcune parie. Et haveano parlato a Cesare che il re suo voi continuar in amicìtia et benevolenti» come fra-delio, et ha in animo dì observar la capitulation. Poi disse di luterani era slà ordinato scriver lettere per il Papa et per Cesare di la bona intenlion hanno di proveder al bisogno, se ben si tardava sì