— 134 - gli altri stati balcanici alle proprie minoranze eterogenee ? Tengono troppo a costituire la propria ancor debole unità nazionale ! Ebbene, le stesse ragioni valgono per l’Albania; che se si dovesse poi farne un mosaico così bizzarramente frastagliato, qui montenegrina, lì serba, e greca più giù, tanto valeva lasciarla spartire frai balcanici la prima volta: sarebbe stato più semplice e meno dispendioso per tutti. Libertà piena, di fede, di scuola e di commerci sotto la sovranità dello stato; ma se qualche concessione si credesse di dover fare, essa non potrà basarsi altro che sul principio del do ut des, in modo da provvedere ugualmente agl’interessi di tutte senz’eccezione le minoranze sacrificate che sono inevitabili, qualunque assetto statale s’immagini, nell’inestricabile groviglio etnico dei Balcani. Per ogni scuola, ogni chiesa, ogni franchigia greca o serba in Albania, un’altra scuola, un'altra chiesa, un’altra franchigia equivalente dovrà esser concessa agli albanesi che divengono sudditi della Serbia e della Grecia, Queste parziali concessioni non potranno però mai condurre a creare una specie di stato clericale ortodosso nel Mezzogiorno dell'Albania, nè separare da questo paese la città più importante che gli sia rimasta, la quale costituisce in un certo senso la sua capitale morale: Scutari. Fissata bene l'inquadratura fondamentale del nuovo stato albanese, resta a promuoverne lo sviluppo economico. I grandiosi progetti ci spaventano più d’ogni altra cosa così per la fortuna dell’Albania, come per la solidità dell’imprese commerciali stesse che vi si vorrebbero dedicare. Ricordiamoci prima di tutto che, malgrado i ricchi studii di fonte austriaca (cui possiamo appena contrapporre l’ottimo rapporto del console Macchioro) e le più ricche an-