633 UDXXXIII, MARZO. 634 nata, et già avea con se 40 milia persone da guerra. | Partili li soprabiti, io entrai et latte al bassa le liono-rate salutatici, si levò in piedi ¡usta il solilo suo et ringratiò. Poi li dissi li avisi di oratori dii re di Romani et dii zonzer del magnifico Janus bey ora-tor di questa Maestà a Venecia a li 5 decembre, acceptalo lionorifice et aliegramenle. Qual portò avisi dei felici successi di queslo gran Signor, et dis-seli la costanle opinion di la Signoria nostra di mantenir la pace perpetua nostra. Et aver eletto uno solenne oralor domino Toma Coniarmi, et li feci venir a mente chi era. Il bassa disse : lo cognosso, l’è vechio, come pole tor la fatica ?. Li dissi Sul-tan sicome una fiata sì fugiva questo paese, cussi al presente perla preciosa vostra fama lutti pigliano volenlier il carico. El bassa rispose: Sla laudato Idio. Li dissi ancora di la eletion del novo bailo secondo il solito, rispose: «Voi adunque partirete? Li risposi: Con el corpo anderia, con l’animo sempre saria a li so piedi. Diio bassà disse: Mo nui trovaremo nova invenlione a non lassarve partir. Lo ringraliai etc. Li dissi poi li avisi del passar del Doria e le nove di Franza et locai di Salona, iusti-ficando il tutto e di le previstoti fatte conira li tristi, de li quali era pieno il mondo e lutto purgai. Poi li dissi, dovendo spazar lettere, di oratori dii re di Romani venuti quello era, rispose esso bassà sono venuti con quelle Immane parole che si poleno et ce voriano dar carazo di Buda et ancora di Vienna, et nui non lo volemo far per non poderse fidar despagnuoli et per la promessa fatta al re Zuanne, sono venuti etinm sopra alcuni castelli che loro tengono et per questo havemo mandato per il reverendo Grilti per intender di queslo quello è. El disse non sohtm l’archiduca voi la pace, ma Spagna et il Papa. Et io exallai questo imperio obser-vator di la parola, et questa parie li dà grandissimo et glorioso nome. Ho visto una lettera scrive il Carabadan, venuta in zorni 16, narra la condition di l’Hongaria el quelli baroni che restano sono divisi, et il re di Romani fortifica mollo Strigonia. Che (ulta la terra todesca è inimica di queslo Signor e 230 di la Signoria noslra. Et carga molto il re di Poiana, dicendo che l’è il più vechio et più sagaze di altri signori, et che’l tiene con lodeschi e dà ogni aviso etc. Il magnifico Imbraim bassà sta a pensar di andar per terra alla volta del Cayro si per regolar quelli paesi, che par siano tulli in grandissimo disordine, come per le cose di Portogallo, ma più causa si dà per le cose del Sophì. Scrive el coman damento per la galia sollil che la me sia data è an- dalo, et scrive se cusi paresse li basteria l'animo di armarla di bone zurme e cargarla di biscoli. Le 50 galle, che scrissi, credo de qui anderano da 30 per aversi già fatta provision et sono molto tardale, ma penso partirano fra zorni 10 in 15. Quel cerio Sydio da Codrolpo, che scrissi, venuto de qui, inimicissimo dii re di Romani, l’orator di ditto Re mi ha scritto 10 ha fatto cazar via inlilulando qual traditor. Parlai con il magnifico Imbraim zerca formenli che si manderia a levar se avesse le trate, rispose nui vi venderemo li nostri ; dissi da li populi era bon mercato, el bassà disse parleme a Salonichi e per tutte le scale sono biave assai, se venisse nave con li danari haverano formenti, che costerano fin posti in nave 2 stara al ducalo e più uno quarto e meglio. Se fosse de qui nave ne haria fallo cargar quatro nave. Hanno cargato formante dii vechio et ne resta ancora in li magazeni buon numero. Il magnifico bassà mi dimandò formazo piasentin che li saria mollo gralo, et muscalello, perchè di altra mano non piglia. Subito trovai l’uno e l’allro e ge lo mandai. Hora mi ha fallo intender che’l voria qualche peza et che non fusse avaro, però è bon se li mandi con l’orator qualche p<>za e torzi, zuccari e 11 candeloli, la cassella za richiesta di ferro e la tavoletta de lezer per il mufli costerà 4 fiorini el va-lerò assai. Scrive, ho ottenuto comandamento o Patraset a Lepanto in bona consonantia perii Zane et mercadanti noslri de lì, e il comandamento è li sia restituita la roba. Et dal consolo di Damasco mi è stà rechiesto uno comandameuto che altri ebe li sanseri posti per li consoli nostri non possi exerci-tar la sansaria de lì. Di questo son slà exaudilo, ma voleva li libri di nostri mercadanti fosseno creli, e di questo non son stà exaudilo. Zerca quel Castro iudeo di Alexandria è stà dillo al bassà, meiora li dalii del Signor, li Ito menalo uno hebreo fìol del prolhoiero di iudei, qual darà piezarie, et ha padre et madre de qui e torà tal cargo. Il bassà ha ordina di veder el satisfar. Il comandamento per il Bembo consolo in Alexandria lo mandai che’l sia relassalo, et se niun dia aver da lui, vengi a la Porta. Et quel- lo mandai per olaco. Il comandamerlo per la Morea è stà ordinà in amplissima forma, che tutll li mercadanti possino star nel paese, e sue nave venir e ritornar, far cargar iusta il cosuelo, che alcuno non li dia noglia etc. Et per lettere pnrticular di Costantinopo- li, di 11 Fevrer, vidi questo di più, che non sono in le pubbliche. Che il Chians porlo la nova al fìol del Signor di haverli dalo il sanzacado li donò du-