- 37 - razzo e Valona, disteso nel X all’Epiro e scomparso senza lasciar tracce di se nella grande disfatta inflitta l’anno 1019 dall’imperatore Basilio Bulgaroctono ai bulgari che non poterono rialzarne più il capo ; tali quelle del regno serbo di Dusciano elevato in fretta verso il 1350 dalla Schiavonia fino al golfo di Corinto sulle rovine dell’impero bizantino in preda alla guerra intestina, e andato in pezzi altrettanto rapidamente colla morte del suo fondatore verso il 1357. Un motivo comune doveva stai' sotto a queste vicende nella profonda eterogeneità nazionale di quelli stati e noi potremmo senz’altro argomentare l’infelicità del connubio. Ma ne abbiamo altre prove più dirette. Un viaggiatore francese del 1332, Broccardo, ci lascia infatti una vivacissima pittura della situazione interna dello stato serbo in quell’epoca. " Gli albanesi, egli scrive, hanno un linguaggio interamente differente dai latini (i romanici cioè persistenti allora, come anche poi in Dalmazia, su quelle coste), ma si servono nei loro libri delle lettere latine, jìmbedue questi popoli sono oppressi sotto la schiacciante gravezza dell’odiosa e abbo-minevole signoria slava. Se essi vedessero venir verso di loro un principe di Francia (gli spiriti della quarta crociata non son ancora dissipati) lo farebbero senza dubbio loro duce ponendolo a fronte ai maledetti slavi, nemici della verità e della fede. Un centinaio di cavalieri e cinque o sei battaglioni con i sullodati albanesi e latini basterebbero finalmente a conquistare questi dominii, benché vasti . Questo spiega fino a un certo punto la ferocia della legislazione del gran re Dusciano (1349) contro i latini, che non si riduceva ad un semplice fenomeno d’intolleranza religiosa, comune ai tempi, ma assumeva il carattere d'una questione di razza, attestandoci in pari tempo la vivace