129 mdxxxii, Da Udene, dii ìocotenente, di 23, ricevute a di 24. Come ha aulo do lettere di Zuan Dolfin rasouato nostro, una di le qual data in San Daniel, come vien a portar il presente a l’imperator qual ha con lui, et Soa Maestà voi far questi alozamenli : da Venzon o Gemona il primo, il secondo a San Daniel ch’è mia 13, poiria esser a Spilimbergo ch’è mia 17, ha scrito fazi cussi a I’ orator Contarmi perchè si disordeneria tutto, ha mandato a Maran per aver passi et provederà a luto. Mollo magnifico et durissimo messcr Marino padre et masor osservandissimo, pre-missa comendatione salutem eie. Ritrovandomi qui in Sacil per expedir alcuni mei importanti negocii, et non possendo per hora iuxta nota mandarli ad execulion, ho terminalo in-tertenirmi qui sino sia expedito, nel qual tempo credo paserà la Maieslà Cesarea, dove vedendo ogni giorno cosse belle et degne de esservi scrilte ho deliberato alla Vostra magnificenlia coaie persona et de autorità et de virtù destinarli le presente et in dies darli nolicia quello occorrerà per zornata. A dì 16 de l’instante lulta la fanlaria italiana, qual haveva mutinada sotto Viena arivò alla Chiusa passo fortissimo dove fo intertenuti per uno giorno, et poi rimasti d’aeprdo con el capi-tanio della Chiusa che debesseno venir alla sfilata con le bandiere in li sachi senza tamburi, sono venuti alla sfilata senza bandiere et senza tamburi, senza strepito alcuno, et in giorni dui hanno passato tuita la patria de Friul come agneli mansueti, pagando volentieri il tulio, el Ira loro non hanno menato exceplo due femenc, et cavali hanno menalo da 3000 in cercha. Da Viena fino alla Chiusa hanno brusato, ruinato, sachizalo ogni loco dove andavano perchè non li voleva dar viluaglia li, etiam perchè lì volevano serar li passi, el quando haverono passato la Chiusa cridorono ad una voce « Marco, Marco, Italia » maledicendo lo imperator con parole iniuriose et altri ; et da uno suo colimelo qual alozò apresso mi qui in Sacile volsi intender la cauxa de questo mulinar et tumulto, qual benché per diverse vie vostra magnifi-cenlia bavera inleso sì in Pregadi come fuori pur non resterò scriverlo. Havendosi partilo el campo turchesco, et non possendo el campo cesareo si per le viluaglie come per li fredi seguirlo, li cesarei deliberano de venir in Italia, et lo imperatore voleva che de li fanti italiani 7000, che era il fiore restasse al re di romani per la impresa ile Ungaria, et che Diarii di M. Sanuto. — Tom. LYU ottobre. 130 Fabritio Maramao fosse suo capo con allri capitami spagnoli removendo li capi ilaliani, qual li haveva conduli, et ch’el resto delle fanlarie italiane vene-sero relroguarda de lo imperatore in Italia, et quello quesli cesarei fevano la causa et principal fundamento era che volevano sminuir le forzo a dilli italiani per non fidarsi troppo de loro et per esser persone potente et diavolose, et che ogni giorno erano alle man con spagnoli, et certo uno giorno saria inlravenuto qualche gran scandalo. La seconda causa è siala che in mesi 4 non hanno Imbuto se non una paga, et dicono esser slà defraudali dalli soi capitani, qualli hanno habulo danari dallo imperatore, el non li hanno dalo li debili sti-penrlii, et non volevano andar in Ungaria a morir de fame et da fredo. Et cussi el signor marchese dal Guasto volendo resolver et haver l’opinion de queste fanlarie italiane, havendoli reduli tuli alli soi colonnelli, el passando lui per mezo loro colon- 42* nelli dimandava qual voleva restar in Ungaria, et quali volevano ritornar in Italia, dove per uno fante discalzo el ragazone fo scomenzalo a risponder (( Italia, Italia, andar andar » el cussi in uno altimo et momento, come puoi succeder nelle guerre et campi, et el desiderio de repalriar et li mali pagamenli, la carestia del viver, la dubilalion de morir in Ungaria, el non poder più venir in Italia, la mala natura d’ollramonlani alli italiani contraria fo precipuo et principal fundamento che luti italiani con grandissimo strepito et tumulto scomenzono a cridar « Italia, Italia andar, andar » et cussi in ordinanza se posero in camino, al despelto de lo imperatore et marchese dii Guasto et delli soi capi, a li qual più volle li archibusi li fece angoscia et paura : che tre delli soi colonnelli ama-zarono et constilueleno tre altri el novi capi sollo il governo de li qual venero avanti lo imperatore caminando in un giorno lege G che son miglia 60 et cussi sino alla Chiusa sono venuti in ordinanza, et perchè non trovarono viluaglie et volevano in-tertenirli brusaveno, amazavano, sachisavano, stru-pavano li passi et vergognavano le donne, ma soprabito ad uno locho se adimanda la Trivixa per esser stati amazati alcuni capitani el genlilo-meni che venivano avanti, hanno brusato et fallo quel più male hanno potuto, talché dubito sia re-novato l’odio e inimicilia antiqui de ollramonlani con italiani. A Vilach a stafeta per dirupi el vie insolilo arivò inaliti el capilanio Ponte mislro del campo cesareo mandato in diligenti,i da Cesare per inter- 9