— 60 - È che esso riconosceva neH’organismo dell’impero Ottomano, vecchio e da ogni parte crollante, la provvidenziale camera chiusa dentro la quale tutto raccolto il popolo albanese avrebbe potuto crescere con calma, formarsi per modo di dire le ossa e prepararsi con metodo al giorno nel quale avrebbe dovuto prendere in mano i proprii destini in seguito ad una liquidazione violenta della questione macedone. Quel giorno che era sembrato, un momento spuntare negli sconvolgimenti del l878-’79, sarebbe prima o poi dovuto ancora ripresentarsi. Quindi, memoriali modesti e pazienti domandano domandano insistemente in diverse forme sempre le identiche cose : riconoscimento di una nazionalità albanese coi diritti largiti alle varie nazionalità cristiane, rispetto alle franchigie tradizionali, uso della lingua albanese e scuole albanesi, autonomia amministrativa. Uno di questi memoriali nel 1895 costò l’esilio a quasi duecento bej. Come di fronte a queste misurate iniziative politiche, così davanti a ogm sforzo di propaganda culturale, ecco tosto però l’ostacolo, il pietrigno ostacolo barbarico, la Turchia in una parola. Non appena l’opera un po’ accademica delle prime società si volse ad agire largamente nel popolo, fu necessità trasportare all’estero le proprie tende e da Sofia il coraggioso editore Hristo Luarasi, da Bukarest la Società Ditu-ria lanciava per anni ed anni instancabile, col fior delle ricchezze di un popolo non ricco, migliaia di libri di lettura, la favella, la gesta, lo spirito della patria all’anime giovani de’ suoi figli. Ho trovato questo piccolo jìlfa-betare sul seno dei combattenti dell’Alta Albania, come il Musulmano suol portare con se religiosamente il libro del Profeta, stracciato e consunto ed ho visto taluno di