127 MDXt, APRILE. 128 niuna cossa forssi ne li campi, sì nostri, corno francesi, e tutti stanno a sopraveder quel di questa venuta halli ad esser, e cadaun stanno in aspeto di bon concordio; e molto il campo nostro pativa dii viver et maxime ai cavali, e i nimici l’oposito, e à molta abondantia, e li è preveduto per la via di Po etc. Dii dito, date ivi, a dì 11 aprii. Come eri intrò el cruzense de qui con la fomeglia dii papa e di tutti gardinali et ambasadori tutti; intrò con zer-cha cavali 1500. La sua compagnia fo da zercha cavali 300, ben in bordine, de persone da conto, ale-mani, c poi li foraussiti tutti padoani e visentini, molto pomposi di cadene d’oro e veste de seda; ma sono in locho, se se vorano viver con le sue pompe, converano lasarle a l’hostaria, perchè anche el cruzense ha temuto tal spexa, et ha convenuto farse prestar de molti danari. El qual fo acoinpagnato a la caxa di Malvezi, et l’ambasador nostro 1’ andò ben a levarlo lino al locho dove el montò a cavalo, et poi, per una via remota, se ne venissemo a palazo dal papa, cossa che fu da tutti commendata. Se judi-cha, doinan se li farà' conzistorio publicho, et non è restato che privatamente non sia andato dal papa, de la qual cossa si spera bona concluxion, hessendo maxime el pontifice dispositissirno contra francesi. Questi campi non fano nè farano altro, fin che questa cosa non termini; tutti stanno in aspeto. El Cardinal Corner zonse eri di qui, mal gajardo. L’ orator ave letere di domino Zuam Forte, di eri, che ’1 se voleva penzer soto la Bastia, se questi malli tempi non turbano, quali son molto pluviosi. 66 Sumario di una letera di Bernardo di Bibie-na, data in Bologna, a dì 18 aprii 1510, el venere santo, scrita a domino Petro di Bibiena, suo fratello, et recevuta qui, a dì 22 aprii; era parte in zi fra. Cliome nostro signor avanti eri deputò, sopra questa praticha cesarea, li reverendissimi camerlengo, Regino et Medici, sono li primi in ordine, et agiunsevi Pavia, per haver avuto ili man questa pratica. Rieri, insieme con li oratori catholici, ferono congregatione in palazo ; doveva venirvi Gursia, poi restò, non so perchè ; ma mandò lo oratore cesareo, resistente qui, con do doctori todeschi, conseglieri suoi, quali exposeno, che il lhoro re haveva mandato qui Gursia, richiesto con instanzia da nostro signor, et anche per quietar l’arme de’ cristiani, per ' far poi una impresa contra li infideli; et che per la cesarea majestà non resteria mai, ogni volta che in la pace quella havessi lo honore, lo utile et la sicurtà sua de la observantia, restrinsesi insieme; et quanto a lo honore ragionarono li reverendissimi et li oratori prefatti del catholicho, che Gursia nel suo ritorno potria sine armis pigliare, per l’imperador, Padoa et Treviso, et subito rendendole a la Signoria si feudassino con quel censo che l’usse judichato conveniente. Di che parlando con il papa dixe, che voleva che fussi ogni anno cinquanta milia fiorini di Reno, o quaranta milia de li nostri, et che la Signoria diceva di 30 milia, ma che sua Santità gli tireria fino a X milia più ; et che anche faria in modo che ’1 donativo, con habilità di tempo, pocho saria, cercha 200 milia la cosa di danari; et quanto a 1’ utile per censo e il pigliare per l’imperador Padoa serve a 1’ honore, e anche con questo si viene adempire la liga di Cambrai, perchè l’imperatore, havuto luto il suo, cesserà ogni-querela contra la Signoria. Nasse una altra cossa nova, che poiria alquanto impedire, et questo è che li todeschi dicono voler il Frinì, come cosa pertinente allo imperio. Sopra questo il papa dice, haver pensato il modo col quale i non si satisfarà a lo imperator, et hallo, sotto scomunica-tion di non parlarne, diclo alti prefati cardinali ; resta la sicurtà de la observantia di quel che a Cesare prometerano li signori venitiani, Io quale, si ragiona per li reverendissimi, che sia questa, che Ingaltera, Spagna et nostro signor che doveno dir prima, pro-inetino per li signori venitiani, obliandoli che ilio tune che epsi manchassino a li termini de pagamento, o in altro de le conventioni tra lhoro facte, li dicli principi forino represaglia contra le persone et robe de’ venitiani, che se trovassino nelli dominij detti prometitori. Tute queste cosse, salvo che la parte de danari, si deveva dare in seriptis alli ca* tholici, perchè le desseno a li cesarei. Stimassi che bora mai lo acordo seguirà, non tanto per quanto scrivo di sopra, quanto per alcune parole usate eri per li catholici, che furono queste : Signori reverendissimi cardinali, deliberale pure saviamente e justamente, perchè, quel che con ragione farete qui voi, faremo noi bene forza che sia acceptato da Gurzia, protestandoli che, non li aceeptando justa et honorevel couipositione factali per il papa e per il sacro colegio a line de universal pase di tutta cristianità, il lhoro catholico re se spicherà da la unione de l’imperatore, et che così protesterano, et de esserli incontra con le arme, quando che non acceptassino il partito justo. Vedendo altri, costoro esser li mediatori desiderare lo acordo, e non far replicha a quanto di sopra è scritto, non è dubio che