147 MDXI, APRILE. 148 Sumario di Ictereparticular dì sicr Alvise Ari-mondo, orator nostro al signor turcho. Scrive, a suo fot, il suo zonzer in Andernopoli et V audientia auta dal signor. Come, a dì 26 marzo 1511, zonse in Anderne-poli et fece 1’ intrata in la terra, aeompagnato da molli signori turchi, con più di 300 cavalli, e di nostri erano da cavali 60, et chariazi più di 30; fo accompagnato a la sua habitatione. Da poi, a dì 28 dito, andò, aeompagnato da molti cavali, che veneno a levarlo di caxa,'a visitazion di li signori bassa, separatamente a cadauno, etiam dal bilarbeì di la Grecia, et fatoli li suo’ presenti, da li qualli fo molto ben visto et charczato. Da poi, a dì 31, fo etiam levato di caxa da molti signori turchi con li soi cavalli, da numero 100, benissimo in bordine, et 50 jani-zari a piedi ; de li nostri erano da cavali 50, computa la fameglia di esso orator. È andato in uno locho di la parte dii seragio, dove ritrovò un mirabel bordine, con máximo scilentio, et si apresentò a la loza di li signor bassa, i qualli, con il bilarbeì di la Grecia, li veneno contra per bou spazio, et messo a sentar esso orator per mezo di lhoro, sopra uno ho-noratissimo schagno. ' Poi -li bassa fezeno venir da disnar, preparato sopra uno schagno una tabolin d’arzento, groso e ben laborato, sopra lo qual ne era alcune tovagie d’oro et di seda, con tre sorte di pan. Da poi, a piato per piato, di porzelana, fo portà diverse vivande di carne et di pesse con somptuoso apparato, et da bever de la sua vivanda. La fameglia di esso orator mangiò, pocho lontan, sopra, tapedi, e fonilo ben tratati. Da poi il disnar, meza hora, introrono li bassa da la excelentia dii signor, e, pocho da poi, intro-duseno dentro lui orator nostro in una camera, dove era el signor, a pe’ pian, biancbizada, con una napa con fuogo, al qual signor 1’ orator li teze le debbite riverentie et parole, et apresentoli la lelera di credenza di la Signoria nostra. Fo ben visto da esso signor et acharezato, et stato non molto spazio di tempo. Havendoli basa la man, ussite fuora, montò a cavalo e fu aeompagnato da li ditti cavalli. Li vene la matina a levar lino al suo alozamento, et da assa’ altra moltitudine di persone. Copia de una letera, data in Bologna, a dì 27 aprii 1511, scrita per Francesco Chie-regato. Azio siate conzio del tutto come siano processe le cosse, questo cursensis vi avisò che sono siate traiate con grandissimo honor suo; cossa che mai più fu fata per ambasador che vegnisse a la sedia apostolica. El mio reverendissimo Cardinal di Pavia andava ogni zorno a star a caxa sua, in conclavi, per tre horre, et lì tratava le cosse ; e lui è stato solimi 4 volte al papa, et tandem fo molta dificultà, avanti che ’I se volesse lassar persuader de tratar acordo con quello nostro illustrissimo dominio. Tandem, venendo, voleva tulta la terra ferma, e, da poi molta dificultà, contentava lassar Padoa, Trevixo, Istria, la Schiavonia e la Dalmazia, pagando veneti, per el presente, ducati 200 milia, e poi, singulis annis, 100 milia, e lhoro non volseno lassar il Frinì, e di questo sono rimasti in disacordia. El papa una volta li ha dato uno solenne prandio; si fazea feste et triurnffi di questo, palesandose pubblice la pace, e tenendose per fata. La cossa fo messa in arbitrio de li reverendissimi.cardinali San Zorzi, Regino et Medici, e lui, che vele li capitoli che haveano fati, non à voluto far cossa alcuna, e tolse licenlia et andò a Modena. El papa ge la dete, sperando ch’l simulasse di parlirssi. Se disse poi, che le cosse s’adaterebe de lì, et che veneti voleva darli el Friul, tamen non è processo cossa alcuna. Se incolpa visentini e padoani che siano causa di tal disordine e discordia, li qualli hanno assai, assai nosesto ; benché li padoani, ha vendo inteso questa volontà di asessione di Padoa, se aparechiaseno a tornar con veniziani a Padoa, sai vis rebus et per-sonis; ma dapoi s’àn smentichato in tutto l’acordo; et con lui si parte anche lo episcopo yspano. El sabato santo el papa li donò XXV vitelli, 50 forme di formazo piaxentino, XXV capreti, 4 stange de caponi, 2000 vuove, et el curzensis ge mandò a donar molti carpioni. À usato questo, che mai à voluto ve-guir in capella dii papa, ma se ne haveva mena una di Germania, e lì, in caxa sua, fazeva celebrar 1’ ofi-cio. Da poi che foreno montati a cavallo per andar a Modena, quando andavano via, chiamavano per tutta la terra: Imperio, Pranza, siega, siega. Se dize che ozi, lì in Modena, dia zonzer monsignor di Paris, qual vien conira al curzensis, che vien dal re di Frauza. È divulgato che veleno diponer questo papa, congregato concilio, e farne uno altro. Grande è stata la costantia di questo curzensis, che babbi potuto far quello che li piazeva, e che babbi lassato el capello rosso e la legatione de tuta Alema-gna, et lo patriarchado de Aquilegia e altri X milia ducati de benelìcij, che li leva renouziar il papa; sì che per vostro contento vi ho voluto avisar. In le altre letere dinoterò el tutto. El signor Fabricio Co-loua è stato qui, e vole levar queste lanze spagnole