— 88 — dosi piegare si sottraggono a certa morte espatriando, come Basri bej e circa centocinquanta altri cittadini. Nè minori pressioni si fanno sulla piccola minoranza bulgara di cui si tenne imprigionato per sei mesi il metropolita per indurlo ad aderire alla chiesa serba; non pochi dei bulgari son pur dovuti emigrare. " Frai nostri monti non ci sono consolati, non c’è stampa europea, concludeva testualmente il mio interlocutore, da noi i serbi fan quel che vogliono. Mentre tutti i governi hanno dei musulmani e li tollerano, a noi non lasciano nemmeno metter fuori il dente che o ci bastonano o ci ammazzano. Noi preghiamo i re dell’ Europa che mandino via la Serbia dal nostro paese; altrimenti noi ci alziamo e combattiamo finché possiamo. Ma faccia presto, perchè il popolo muore ". La rivolta è quanto infatti le misere popolazioni hanno pazzamente tentato lo scorso ottobre, sorprendendo un momento la vigilanza dei conquistatori, ma per esser tosto sopraffatte dalle armi, per provocare un seguito atroce di rappresaglie fermate appena dalla voce della diplomazia europea. Il colonnello Muricchio che in mezzo alle nevi dell’inverno si è recato attraverso strade impraticabili a recar qualche soccorso dell'Italia fra le macerie dei villaggi dibrani, potrebbe dircene qualche cosa. Atroci, dolorosi episodii pur troppo comuni ad ogni guerra di conquista, perchè non sia ingeneroso elevarli a capo di accusa contro tutto un nobile popolo, traviato, come altri, da una passeggera ebbrezza di insana retorica imperialista. Qui si riferiscono soltanto per dar una ragione più evidente dell’assenteismo e della neutralità albanese di fronte all'azione degli alleati balcanici. Fu per lo più una neutralità disarmata, incapace così a conciliare delle simpatie, come a resistere ad un attacco. Troppo