tere indiscutibilmente albanese delle campagne circostanti per determinarne la pertinenza etnografica. Le alte valli della Vojussa e del Drinos suo affluente non hanno una così spiccata individualità linguistica che ritroviamo invece lungo il mare. Dal bacino ormai greco di Giannina un’intensa propaganda religiosa condotta fra gli ortodossi della regione e specialmente frai valacchi, dispersi dopo la distruzione del loro florido centro Moscopoli accaduta ai tempi di Alì pascià, ha creato un bilinguismo dove è però agevole ancora di riconoscere l’elemento originario albanese o romeno sopravvivente nell’uso della famiglia. Sull’alta Vojussa, per esempio, si contano ancora IO villaggi valacchi, contro 33 che hanno adottato in tempi recentissimi il greco, secondo quanto mi diceva 1’ ex-governatore ottomano di quel distretto, Rauf Fitzo. Percorrendo in tutta la sua lunghezza la vallata di Ar-girocastro, il console De Gubernatis (1) notava nel 1871 un fenomeno analogo, il predominio cioè della lingua greca nella testata di essa, che veniva poi man mano sfumando sino alle città prettamente albanesi di Libochovo e di Argiro-castro. In base ai documenti ufficiali ottomani, si contano precisamente dalla sorgente del Drynos fino allo sbocco della valle: sulla destra del fiume 5 villaggi greci, 6 misti, 29 albanesi ; sulla sinistra : 5 greci, 23 misti, 13 albanesi. Anche i villaggi di lingua greca trovansi però in stretta dipendenza d’affari verso i maggiori centri della valle dove risiedono i proprietarii albanesi delle terre. Appaiono quindi assai deboli i fondamenti sui quali intende appoggiarsi la Grecia per ottenere, dopo l’alta valle della Vojussa, anche (1) L’Epiro. Relazione di un viaggio da Jannir.a a Valona in {F}oll. Soc. Geogr. It. Vili, 1872, PP. 1-25.