— 96 — di'coloro che corrispondevan per ragioni sospette coll'estero, gl’insofferenti ed i nazionalisti delle varie razze non avevan altro mezzo di garantire la sicurezza della propria corrispondenza politica e privata, se non servendosi dell’ufficio straniero, austriaco od italiano in Albania. Ma per affrancare le lettere si abituavano a veder la piccola testa coronata e il Regno d’Italia, oppure il K. K., con in traverso come un segno di conquista la stampiglia nera ed il nome del luogo nella lingua straniera. Quando ogni collegio, ogni scuola governativa non conosceva altra lingua dal turco, per soddisfare al bisogno di una scuola e di un insegnamento della propria lingua, do-vevan mandar i figliuoli alla scuola austriaca de’ gesuiti, dai salesiani italiani, alla scuola laica nostra. Questi centri di istruzione commerciale erano infine l’unico luogo dove, sia pure coll’italiano seconda lingua di cultura utile e desiderata fra tutte o colla grave mora del greco e del turco, il ragazzo avesse la sua brava ora quotidiana di albanese e buoni libri di lettura e dove imparasse a cantale le belle canzoni della gesta nazionale che parevan rifugiate, forse a morire, sui nidi d’aquila della. Grande Montagna. Ma in quella scuola vedeva anche appeso alle pareti il ritratto di Vittorio o di Francesco Giuseppe; apprendeva gli aneddoti di Balilla e di Pietro Micca, oppure quelli di Rodolfo d’Ab-sburgo che scende da cavallo davanti al prete col sacramento e di Andrea Hofer, il fedele difensore del sacro Tirolo, ed insensibilmente gli si insinuava sulle labbra la preghiera per il " nostro buon protettore ", per il " nostro imperatore " ; insomma gli veniva imposto uno stampo straniero che non si cancellava più, se non difficilmente. Un ricco signore di qualche cittadina prossima al mare, intelligente, intraprendente, uno che ha viaggiato in Europa,