- 141 - all’anno, esportandone circa due terzi per la via di Trieste ed altrettanto ne esporta l’agro di Berat. Chi può dire quante volte questa esportazione potrebb’essere accresciuta colle assidue cure dei nostri specialisti ; quanto migliorata per mezzo della profilassi sanitaria e per mezzo di raffinerie che diano un prodotto meno rancido e disgustoso; come utilizzata anche nelle sue qualità più scadenti per mezzo di fabbriche di sapone, articolo di prima necessità che l’Albania altrimenti dovrà ricomprare da Marsiglia dopo avervi mandato la materia prima ? "Non c’ è ragione, scrive ancora l’economista sopra citato, che noi cessiamo di esser produttori, e commercianti di olio, perchè spiantiamo i nostri uliveti bersagliati dalle malattie ; possiamo trarre 1’ olio da paesi meno disgraziati, ma anche meno abili a spremerlo. E quando si farà in Albania (speriamo da italiani) l’olio di Lecce, fare noi a Lecce quello di Lucca e di Riviera..." (1) Tutti e tre i punti indicati permetterebbero di utilizzar immediatamente con pochi riattamenti, sopratutto di ponti, e con un’attenta manutenzione le massicciate delle poche vie carrozzabili esistenti in Albania, per l’istituzione d’ un servizio d’automobili e di autocani fra SS. Quaranta e Giannina, SS. Quaranta e Coritza ; Durazzo e Tirana, magari Durazzo e Berat, Durazzo ed Elbassan ; fra Scutari e Me-dua, Scutari e Tuzi-Podgoritza, in congiunzione da una parte colle linee automobilistiche e ferroviarie del Monte-negro e dall’ altra con quelle della Grecia. Questi servizii che non richiedono un grande capitale d’impianto, nè opere stabili, servono ad attivare una prima corrente di commercio su delle arterie importanti e regolarizzano tutti i servizi po- (1) A. Caro nei ili, Il commercio albanese nel Num. un. sull’ Albania pubblicato dalla Voce di Firenze il 20 febbr. 1913.