371 MDXI, AGOSTO. 372 se expecta etc. Scrive, voria la liga ; se dice, quomo-documque sit, éssetvera, ut dicunt. ltem, manda la copia di la bolla dii concilio, a stampa; li auditori de rota venirano versso Venetia per andar in Alemagna et Uongaria; faria a proposito, fusseijo adesso li etc. Lo episcopo di Alexandria va a Milano con litteris collegii cardinalium a quelli cardinali fallili, utredeant ad fidem catholicam. Letera dii dito, di X. Come a dì 7, da sera, ritornò il papa di Hostia, e il dì sequenle, in concistorio, dele la cbiesia de Roan al nepote di quel Cardinal Roano ad instaci ti am, ut dicunt, regis francorum, proinde varia oriuntur commenta etc. fieri gionseno lelere de Ingaltera a lo Cardinal inglese, il quale subito andò a palazo, dove era 189* lune lo magnifico oratore veneto, il quale questa matina à pransato con sua signoria reverendissima. Ad particularia non descendo, perché non son informato bene dii luto. Heri sera gionse de qui lo signor duca de Urbino in casa de la madre, apresso di me, el questa matina lei andò a palazo, e ozi se fa congregatone in casa dii reverendissimo San Zorzi per tale materia etc. Sono lelere da Milano, da 1’ ultimo dii passato, che ’1 signor Zuam Jaco-rao Triulzi havea haulo comandamento dal re de cavalchare con lo exerclto versso Treviso, et che F havea risposto, non voler aceptare tale impresa ; di che il mandò uno suo per le posle al re, con le sue excusatione, e che da poi in qua il re non ha comandato più, ma solum Io à persuaso con parole, che ’1 voglia andare a tale impresa; tamen nonpo-tuit persuadere che ’1 vada. E scrive questo, che el voria che F andasse, che missier Zuam Jacomo non va a tale impresa, perché el vede, el sa cussi esser la mente del re de Pranza, e questo consponde ad alcune lelere di Fiorenza de li dì passati, per la quale se scrivea, che dito missier Zuam Jacomo havia scrito a lo imperador dissuadendoli, al presente, pigliare la impresa di Padoa o di Treviso, per esser facto lo ricolto, et per essere propinque le piove et la invernata; e che andare a questa impresa et non reuscire, seria vergogna indelebile etc. ; sì che sto di bona voglia,, sperando che le cosse ande-rano bene, e che presto haremo qualche grande et bona nova, ltem, qui è uno secretarieto de lo im-perator, nome, come credo, Zan Cola, qual ha dito, missier Antonio Justiniano esser andato a Castel Ivano. Di Fiorenza si ha, che le cose dii concilio di Pisa vanno frede, excepto che questo monistorio de privare quelli cardinali non riscalda la cossa etc. In uno boletino è : Sono lelere, di 28, de lo episcopo de Tivoli, che andava a trovare il re di Franza con li capitoli, li qualli lui à rescripto al papa, che sua santità poria ronzarti a certo suo modo: non ha pia-cesto al papa questa opinione dii Tioli. Sono letere 'de Hispania, che, a di l(i dii passato, era partita l’armala del re calholico con homeni d’ arme 400, cavali lizieri 600, fanti 5000 con nave 80. Sono letere di Genoa, come il roij noviter ha scripto che non habiano a pensare, nè temer in alcuna cossa dii re calholico, perchè l’ha bona intelligentia con lui, perchè avanti li havea scrilo il roy a Zenoa, che i stessono provisti da’spagnoli. Questo asecurar adesso non intendo; ben è vero che ’1 re calholico ha mandalo uno homo degno a l’imperatore. Alcuni scrive che monsignor di la Paliza, in loco dii Triulzi, viene a Treviso. Averat Deus. A dì 15 avosto, fo il zorno di la Madona. 190 Vene uno corier di Roma con una letera di sier Ili-ronimo Donado, dolor, orator nostro, in zifra, di X: cossa miracolosa ! Et il principe vene de more, ma mal acompagnato da’ palricij, in cbiesia a messa : era il legalo, over orator, dii papa, e il primocierio di San Marco, e domino Antonio di la Saxeta, pa-lafernier dii papa. Et il colegio tutto reslò a lezer dite letere iterum di Roma el consultar; il sumario di le qual scriverò di solo. Unum est, sono optime. Di Padoa, diprovedadori fonno letere. Come hanno, il campo esser levato e intrato in Vicenza; se dice, lì voleno far la massa etc., e altre parlicu-larità, come in dite letere si contien. Da poi disnar, poi vesporo, fo pregadi, el leto, con grande credenza, le dite letere di Roma, eh’ è cossa divina et non humana, nè processa dal governo dii colegio nostro, che tutta la terra si duol, et hanno raxon, per le poche provision si fa. Da l’altra banda il colegio si scusa per la streteza dii danaro etc. Di Roma aduncha fo letere, di X. Come il papa quella malina mandò per lui a pranso, dove erano il Cardinal di Ingaltera, qual è orator di quel re, et l’orator yspano, domino Hironimo Vich, dotor, et non altri ; e come ebeno pransato, il papa, remo-tis arbitris, cominzioe a parlar e dir, che ’1 voleva dimostrar l’amor el portava a’ venitiani, et che ha-veano concluso una liga tra soa beatitudine, il re calholico di Spagna, il re de Ingaltera. Etiam la Signoria di Veniexia voleano per principal amichi di amici, e nemichi di inimici, qual saria a mina dii re di Franza, et parloe sopra i capitoli etc. Poi par-