403 MDXI, AGOSTO. 404 Sier Alvise di Prioli, fo savio a lem ferma. Sier Velor Pixani, è di la zorila, quondam ^ier Antonio. Et sier Alvixe d’Armer volse e andò in renga a justificarsi, è creditor si ben par debilor, ma non fu lassato parlar. Fu poi leto una parte, nel levar dii consejo, posta per i savij di conscio, excepto sier Antonio Trun, procurator, è di terra ferma, excepto sier Zuam Ba-doer, dotor, cavalicr, e sier Sabastian Justiuian, el cavalier, atento è in questa terra uno nontio dii signor Frachasso di San Severino, qual se ritrova a Mantoa, e voria venir a’ stipendij di la Signoria nostra et in questa terra, peritò sia preso che ’1 dillo signor Frachasso possi venir, e il colegio Io aldi etc., ma per l’hora tarda fo rimesso a uno altro consejo. Item, voleano meter di far orator al soldan con ducati 250 al mexe e donarli de presenti ducali 2000 di danari di colimo, ma non fu tempo, e cussi voi quelli deputali sora il cotimo, 205 Sumario di una 1etera di Roma, dii conte Ili-ronimo da Vomii, di 18 avosto 1511, dri-zata a sier Zuam Badoer, dotor et cavalier, ricevuta a dì 23 dito. Como da Venetia de lì non sono letere da 4 dii mese in qua;"tuli se meravegliano. Ilozi il papa do-vea far concistorio publico per lo Cardinal de’sgui-zari ; non 1’ ha facto per esser uno poco amalato beri sera con dolore capitis et vomitu. Fortasse nihil erit; tamen lo medico, Marco Mariano, non è partito de palazo questa nocte. Beri sua santità siete damatina con li cardinali de Aus et Nantes, per letere di Franza, venute assai, et lo oratore de Scocia. Li do cardinali manzoreno con cl pontifice, e da poi manzar, sleleno quasi fino al tardi con sua santità, et partendosi lhoro da palazo fu dicto, esser conclusa la pace con francesi, non habita mentione nec venetorum, nec imperatoris, et subito Nanles spazò uno coriero a la reziua, et Aus uno al re. Intendo Nantes haver dicto, fra dui di se intenderà gran nova, tamen è la fama de pace. Io son in leto con la mia solita doglia di testa, grandissima ; aria saputo il tuto, ma al contrario ho inteso da uno, il quale sa tuto quello si pò sapere di le facende de’co-lonesi, che le letere che foreno lecte beri, longissi-me, de Franza, de 18 carte, de lo episcopo di Tivoli, nontio li dii papa, erano piene solum de zanze e de niuna conclusione, solum de rememorare bene- fici del re facli a sua santità ; et che quando quella stete male a Bologna, lui havea tolto im protetione il dueba de Urbino, et alice ambages multa; el che era una post scripta, in la quale poliza lo episcopo di Tivoli scriveva, che de Bologna non dava altro aviso a sua santità, perchè quella non havea scripto a lui cosa alcuna do Bologna ; la qual cossa è credibile, perchè ’1 se dice essere uno capitolo, che ’I papa vole che ’I re dimittat quascumque prote-ctiones subditorum ecclesia, et quod civitates cjus occupata: restituantur, et per consequens Bononiam. In summa tutto il palazo dico esser per concluso la pace con francesi, et clic ’1 papa ha ex-peclato più zorni letere di Veniecia per intender quanto havea operato domino Antonio Justiniano et mai non è venuta lelera alcuna, e perbò il papa, a’ XIII, se dico, bavere scriplo a lo imperadore, che el mandi uno de qui suo con amplia lacultate, e che quanto de Vicenza lui concerà. Se crede che ’1 venirà gurcense, perchè el papa ha facto gran promesse a quello suo, che è qui ; ma interim quod erit, perchè se lo imperalor, ut dicitur, viene a la volta de Treviso, Dio sa come Lauderà. El si voi governarse 205* come si puole, e non aspetar quello che non se voria. Il marchexe di Manloa scrive, esser solum 700 lanze de’ francesi et 200 de lo imperatore et 4000 fanti, et che vengono più presto per far venire a lo acordo che per altro, benché 0 li credo. Lo oratore de’ fiorentini dice, lo concilio esser translato a Bologna, il quale è molto temuto e forsi se eviterà etc. Li andamenti del re de Spagna intendesi, voria con li danari d’altri sicurarse, et per quelli che sanno-se judica, che l’è impossibile che ’1 possa stare a la spesa do lo zente che 1’ ha nel Reame. La l'olire durò al papa tuta questa nodo lino al zorno, poi si scoperse uno dedo sgionl'o per la podagra ; perhò se crede, non sarà altro. E levato de ledo el ha manzato in loco solito. Lo oratore de’ fiorentini afferma, che ’I reuscirà pace tra lo imperator el la nostra illustrissima Signoria, pur che non siamo tropo lenti: Ccesar omnia ponebat in celeri tate. Da poi manzar il papa ritornò al ledo con la febre ; dimane si potrà fare qualche judicio. Non saria a proposito adesso la morte sua ; Idio li presti vita, si 1’ è per il meglio. Sumario di una altra leterina dii ditto, recevuta a dì 24 avosto, scrita a dì 21 dito. Come il papa questa nodo è stato meglio, quia, bene dormivit, tamen ha pur la febre. Domane è