307 MDXI, LUGLIO. 308 nimicha, qual feva grandissimi danni a quesle ripe, e la recu|)cration dii navilio partienevele Bortolo Debelin, qual loconduse lì, a Chioza, et fe’discargar-. lo, el meter le robe in uno magazen, qual era peze 150 panni di più colori, zambeloli e altro; et che Piero Pagani e altri capi di parte sono stati con le. barche armate de lì, non li presta obedientia, et volse aprir dito magazen et divider tra lhoro ditto bo-156* (ino ; e sopra questo seri\e.Item, aver manda Lorenzo Moscha e Dimitri Argnasi, patroni dì brigantini, a scorer quelle rive. Item, il brigantin di Na-dalin Sterno è zonto ozi de lì. 157 Copia de le nove habute da domino Thomà Contarmi, consolo de Alexandria, existente al Chaiero, drízate al durissimo domino Pau- lo Antonio Miani, ducha de Candía, sotto di 13 mazo 1511, et zonte a Venecia a dì... lujo 1511. Da poi 1’ ultima mia, scripta a la magnificenlia vostra, siamo amia tentando continuamente el spazo nostro, pur questo signor soldán ha monstrà continuamente esser verso la nation nostra adirato, et questo per causa de li emuli, nemici nostri, li qualli non sono resta continuamente butar parole sangui-nolente et piene de venen conira de nui, prima affer-mandoge. la destruction et ruina del stado nostro, da lì qual danni et incomodi, ha havuto el stailo nostro, è processo tanta longeza a le cosse nostre, che in vero ha tolto assai la reputation et favor haveve-mo; perhò che questi perfidi inimici nostri dicevano molto pezo di quel è stado, et per le promesse grande facte di questi consoli de’ catellani a questo signor soldán, sì de farli restituir 1’ armada, como etiam far venir galeaze de Pranza, servirlo etiam de cosse apte ad armada, de le qual questo signor soldán ha summo desiderio per le cosse de l’India ; perhò che el desidera, juxta il poter suo, cazar por-togalesi de l’India, et prepara grande armata. Per tal effecto queste promesse habute dal catelan consolo ha laclo tor questo consolo tanto in gratia, eh’ el signor soldán ha cerchà compiaserli et contentarlo de tuto quello rechiede. Non di meno de luì ne è stato contrario el crudelissimo nemico Tangavardi, el qual etiam affermava li danni del stado nostro, anonciandoli 1’ ultima exterminatiom, fazendo quel pezo el potea, sempre dicendo bora un mal, hora un altro, vedendo tegnir et mandar le cosse in longo, come hanno facto, che più presto da lui era ere-to una et più busie con iniquità diete, che a nui la verità. Continuamente diceva, che nui erimo homeni superbi et de dura cervice, et che mai compiasemo de una minima cossa. Volendo far experientia, disse al signor soldan, ne dovesse domandar le nostre cornmission. Inteso nui questo, se consigliassemo insidilo, et terminassemo mandar a tuor le commissione, vedendo se in quelle ne era cossa ne potesse tornar in damno; et non si,indo cossa ne potesse far damno, dargele, considerando etiam, questo dar de cornmission pntria esser causa de metter Tangavar-, di in desgratia ile questo signor soldan, come ha facto. In questo interim li frati furono mandati a Uhodi con uno messo de’ cathellani, per causa de Parmada tornorno, i qualli frali lassorno lì, a Rhodì, 1’ homo del consolo, el qual non volse tornar. Portomi), dicti frati, letere del gran maistro al consolo 157* et al turciman Tangavardin, et etiam al guardian, tutte 3 de uno tenor, dicendo prima, non esser per restituir cossa alcuna, assonandoli causa, et poi dicendo, che se ’I haveva perso tutta i’ armada, era sta che lui era avisato, questo signor soldan haver acordo con turchi de andar a’ danni sui, et che li parea, con rasou, haver tolto l’arme ile’ sui mimici, con le qual dubitava, lui esser offeso. Dapoi, perchè • li era sta seripto, al dito gran maistro, li danni et fastidij de’ marchadanti et de’ frali de Hierusalem, menaciando de minar quelli sancii lochi, responde, che I’ incomodi et danni de’ marcha lauti siano a l’incontro de’ ulih havuli a li frati, che gli è una ventura esser venuto tempo li debi patir, per nome di Jesù Cristo. A quel del minar de li lochi de Hie-rusalem, che lhoro perderieno 1’ utile hanno da’ pe-legrini, et poi apriria el senso et intelleelo a’ cristiani de far quello, forssi za gran tempo, non si ha pensato. Et la interprelalion de queste letere fo data a Tangavardi, el qual a/.onze et sminuì, Agendole, a’ sui propositi ; tamen non potè occultar I’ ultima conclusion, che è, come el gran maistro scrive, non esser per restituir l’armada. Queste cosse aperto l’intelecto a questo signor soldan, in cognoscer questo consolo de’ catellani esser homo falso et bu-sardo, et non di quel poder el si fa, in modo che la gratia 1’ havea, el 1’ ha persa, nè non ha più quella existimatiom 1’havea. Magarbini l’hanno instichido dicendo, come 1’ ha mandà a vender sì magarbini, come sue robe, a Rodi, et là, che era quasi libero, è sta destreto. Le cosse sue vanno ogni ili pezorando ; pur se aiuta dicendo, vignirà inbasciadori de Fran-za, li quali tarano di apiaceri assai: el signor soldan va cussi scurendo. Sono sta inlercepte molte sue letere, et maxime alcune, le quale, dicono, che se *