573 MDXI, SETTEMBRE. 574 tien a nome di la Signoria nostra, e richiede alcune cosse, ut in Utteris. Di la Mota, di sier Marco Antonio Mano-lesso,‘podestà, di 22. Come desiderando conservar quel loco eri sera mandoe una spia a Porto Bufolé, loco de’ inimici, el qual, tornato in quella matina, li ha referito, come questa note passata sono zonti in dito loco grandissima quantità di zente per vegnir verso la Mola, unde hanno messo ogni cossa in bordine per difendersi, et cussi, a borre 15, dili.inimici venero circha cavali ‘200 con alcuni fanti, et per nostri li fo tralo alcune botte di artelarie, e ritrovandosi certi cavalli ili domino Francesco Sbroiava-cha li, corseno l'uora et preseno uno de’ dirli inimici di la compagnia dii Cingano, el qual, examinato, dice, con effecto esser partiti dii campo, qual se ritrova apresso la Piave, al ponte facto per lhoro a Narvesa, cavali numero 400 e guasconi 2000 con boche 4 di artellarie per vegnir a questo loco. Item, scrive a la Signoria, li mandi uno schierazo ben ar-mado per varentar quella riviera e poter aver so-corsso etc. Et nota. Lì è Damian di Tarsia con fanti 200. Item, par quelli di la Mota non habi voluto aceptar sier Silvestro Trun, fo mandalo, per colegio, lhoro proveditore, sì che non intró, e dicono, lhoro soli volersi difender. Di Trevixo, di sier Lunardo Zustignan vidi letere, di 23, horre 20. Come in questa malina è venuti do dii campo nemico, tra li altri uno frate, era in la badia di Narvesa, dove è alozato monsignor di la Peliza, el qual è partito perchè el moria da fame e havea mala compagnia, dize, francesi sono di qua di la Piave e todeschi di là, e che il ponte era in man di todeschi e pur haveano comenzà a vegnir vituarie in campo, e ogni zorno più, e pur ancora haveano carestia, ma Conejan, Uderzo, Co-lalto e quelle ville mandano assai vituarie, e che francesi diceva, venati li todeschi sono per venir acamparsi lì, a Treviso, e alcuni diceva, si fra do zorni todeschi non vegniva, i se leveria, et era assai canaia, mal in hordine e asai amalati, e ne moria bonamente; e che quelli di eri, che partì di campo, tornono la sera a li soi alozamenti. Item hanno, per altra via, che todeschi con zerti falconeti erano andati a campo a la Mota, et scrive, "per il provedador è stà spazà domino Constantin Paleologo con suo fratello et XV balestrieri, sono venuti da Mestre, e la so compagnia di stratioti a la Mota per darli so-córso, qual sarà da 100 cavali. Judicha, domino Constantin farà ogni cossa, sì per esser valente homo e desidera honor, sì perchè la canzelaria di la Mota è sua e di suo barba in vita, e va volentiera. Questo Constantin voleva far un bel tralo conira i nimici, i qualli ognora, per scorta di sacomani, mandano 200 lanze, el primo squadron 100,.el resto 50, e 1’ altro il resto, e veniano da mia 3 lontan di Trevixo, e lui volea far ussir 100 stratioti ceroidi e 100 balestrar e 100 homeni d’arme e metersi in arguàito, dove erano seguri, et aspelar nimici e tirarli con 25 cavali tino al loco di 1’ arguaito, e poi darli adesso li 100 stratioli, qual li bastava 1’ animo, haria roto il primo squadron ; e, sentendo questo, li altri vegneria a socorer, e cussi usseria i balestrieri nostri per fianco, e da l’altra banda i homeni d’arme e tuli li ariano auli in le man a man salda, e à menalo il signor Vitello do volte dal signor ca-petanio e li mostrò il loco. Poi il capetanio li parse cossa sicura, ma volse scriver a la Signoria, e di Venecia fo scrito a Padoa, e laudando la cossa li denno licentia ; tamen, per li andamenti de’ inimici, par i sapino ogni cossa, per tante man 1’ è andata, et eri veneno con la scoria di quasi tuli homeni d’arme e fanti e cavali lizìeri e 4 boche di artellarie, e questo per achiapar i nostri, sì che per tanti consulti è stà preso, questo si voria lassar far a chi è sul fato. Et scrìve, questa cossa è secretissima. I)il proveditor Gradenigo, da Trevixo, di 23 septembrio, hore 19. Come nemici se alrovava al loco solito de Narvesa, tamen bon numero di lhoro cavali sono andati zoso acosto la Piave verso le basse. Scrive, stanno nostri vigilanti, e fato andar li cavali lizieri driedoli per obviar el mal potriano far, e la note hanno lì, in Trevixo, redopiate et tri-plichate le guarde, mutando a chi tocha. Ozi non sa quando più li habi a lochar, nè con che compagnia. Etiam hanno fato parechie mude de cavalli cavalchar la note per la terra con i suo’ contrasegni, ita che non posino esser circonvenuti da le insidie de’ inimici et inganni de alcuno. Item, atendeno etiam al redur a perfetion questa opera di bastioni e.repari et d’ogni altra cossa, nè in altro se vigila, metando a li soi lochi le artellarie per modo che, venendo i nimici a quella impresa, sperano in Dio che li co-sterano cari tal suo acostarsi. Item, eri'i nimici fu* ron a la Mota, et quella arquanlo ha bombardata, tamen 0 hanno fato, ma con lhoro vergogna se hano retirati a li lhoro alozamenti. ■ 'Di la Mota fonno letere.di sier Marco Antonio Manolesso, podestà. Di la bataia datali per i nimici eri, et preseno 2 milanesi, qualli li hanno mandati a la Signoria, et lauda Damian di Tarsia, qual è li, e si porta benissimo. Et nota. Sier Silve-