- 151 - dello sviluppo degli albanesi di Albania, senza utilizzare un po’ più quel meraviglioso fermento che potrebbero essere le popolazioni albanesi emigrate da secoli nell’ Italia meridionale ed in Calabria, per sottrarsi all'oppressione del dominio turco. Ho detto che " potrebbero " e non che " sono ", perchè, a dir il vero, fin qui del carattere di questi italo-albanesi troppo si tendeva generalmente ad accentuare il primo termine attenuando senza ragione il secondo, salvo quando giovava utilizzarlo momentaneamente a fini di politica estera di fronte all’Austria. In conseguenza di ciò, annebbiandosi col tempo nelle popolazioni stesse la coscienza netta di quel primitivo elemento, è venuta a diminuire in loro 1’ autorità e 1’ efficacia ad esercitare un’ influenza continua trai fratelli d’ oltre Adriatico, ai quali pure avevano fatto sventolare per i primi la fiamma di una bandiera nazionale. Tutte le fondazioni scolastiche lasciate in eredità alla nuova Italia dal regime borbonico venivano per lungo tempo tralasciate in un deplorevole abbandono, riplasmate mano a mano, secondo i soliti sistemi accentratori del monopolio statale, nello stampo uniforme dei nostri istituti secondarii; così il Seminario della Piana dei Greci ed il Collegio di San Demetrio Corone, dove una povera cattedra concessa nel 1892 dal ministro Villari al poeta e profeta nazionale De Rada rimaneva un po’ un elemento staccato dal resto dell’ insegnamento. Qui si presenta spontaneo un raffronto. Nella Val d’Aosta parlante francese il governo italiano ha mantenuto obbligatorio l’insegnamento della lingua materna per la scuola primaria, sopprimendo ogni traccia della medesima nella Scuola normale che deve fornirle i maestri e nel Ginnasio-Liceo dove in passato tutto l’insegnamento era organizzato in fran-