MDXI, SETTEMBRE. 470 mero de zente di Friul, e li Savorgnani in compagnia. Da poi disnar fo consejo di X con la zonta. 242 Di Treviso, di 6, Inore 17. Come è venuto li Thodaro Madalo, slralioto, di la compagnia di domino Manoli Giada fuzito dii campo, dice, che fieri malina, a di 5, cavalchi monsignor de la Peliza con la sua compagnia e quella del gran scudier e quella del Fondagli», e con altri condutieri, i nomi di qualli non sa, et se diceva che andavano incontra le arlelarie et vitnnrie el li danari di le page et vestimenti Ihoro, e ancor per minar quelli contadini e ■a brusar quelle ville, dove l’altro zorno li fu «lata quella rota, por haverli manehato di fede ; e che le zente, che sono rimaste in campo dopo el partir de monsignor de la Paliza, se hanno reslrete, ma ben dicevano, che, ritornato che fusse esso monsignor, veneriano ad alozar doi, over Ire, mia più apresso la terra, et che Mercurio Bua se atrova amalato, et havea visto che haveano fato le sbare per condurlo driedo el campo. Dice ancora che l’havea inteso, da homeni da ben, che l’imperator non veniria, ma l’era per mandar, in so locho, un certo vescovo. Di sier Lunardo Zustignan, di Treviso, di 6, vidi letere. Come eri sera vene lo explorator, vien di Soave, dize, atrovarsi in quel locho pezi XI canoni e una colobrina de 60, e falconeti, e passa-volanti XV, e che se feva le spianade verso Vicenza per condurle, e che si atrova lanze 200 e borgognoni, zoè fantarie 2000, el qual si partì zuoba, a horre 22, fo a dì 4, da Soave, e che 1’ à inteso, de bocha del signor Zuanne di Gonzaga, che i voleno venir a campo a sto locho. Item si ha, questa matina, per . un ballestrier prexon, di nation milanese, el qual aferipa, esser eri partito da 200 lanze, tra le qual è la compagnia dii gran scudier; e, se diceva per campo, i andava per l’artellaria, e chi diceva per asegurar le vituarie, benché ne haveano abondantia, e che l’era da burehiele XV su diari, e haveano fato assa’ ponti, che li saria andà parechij homeni a paro suso, e che de scale non savea niente, ma che quando fano ste cosse le fano in un locho, daspersi, e non lassano veder. Dizc, alrovarse da 800 lanze con quelle erano andà via, e da 2000 guasconi, e pur assai venturieri italiani, e che l’altro zorno, se li fusse stà in campo missier Zuam Jacomo di Triulzi, che veneno a remor francesi con taliani, la se haria finita, e che todeschi sono da X milia e pochi cavali, ma tutti a piedi, e che stanno alozati daspersi, e che fanno le guardie e le sentinelle in campo l’un conira l’altro, come se fosseno inimici, e che Maximian per niente non é per venir in Italia, e che '1 sa certo, per aver inteso di bocha de un signor, che monsignor di la Peliza spazò zuoba. a dì 4, in Franza, avisando el roy che si trovavano agabati da l’iinpe* 24? rador, e che li par de non proseguir più olirà, ma ritornar indriedo, perché si ste zente avesse qualche sinistro, se poria sperar di perder la Lombardia ; tamen che sua majestà li avisa quello l'lia a far, perché tanto è per far, e che ’1 non é per mover el campo si non vien la risposta dii roy. Item scrive, lì, a Treviso, non si resta di far tute quelle provi-sion si poi, e anche la Signoria doveria far ogni prò-Vision, e pensarsi, certo il campo vadi lì; tamen non bano un dubito al mon lo, e’stano di bona voglia, e li fisponderano etc. Item, si duol, quelli, andò a Padoa, e stà leti iin pregadi, e a Trevixo no, e tamen il podestà e provedador li hario mandati in nota. Di Trevixo, dii provedador Gradenigo, di 5, horre i di note, la qual letera voi andar avanti di questa notada di sopra. Come manda una relation di uno explorator, vien di Soave, qual dice, erano su la strada, va al palazo, a Soave boche 12 di artelarie, tulli canoni, excepto una colubrina et X falconeti e sacri. Item, 50 burehiele sopra cari, el i caretoni onzevano li assi a le carele; hanno 500 cavalli e il signor Zuanne di Gonzaga con la sua compagnia, et vanno dite zente a Vicenza, poi a Bas-san, et 2000 vasconi per venir a la impresa di Treviso, et sono ben in hordine. Item dice, à trova uno suo amico, qual vien di Alemagna, li ha ditto, P imperador è sopra Trento do mia, in uno castello, con alcuni cavalli ; atendeva a’ piaceri, videlicet a Perzene, nè parea, el dito facesse demostration di voler venir in Italia. Scrive, aver mandato questa relation a li provedadori a Padoa, et scrive, non venendo l’imperador, tien, non venirano a tera al-guna ; ma pur vegnano, lo aspeterano valorosamente, et sono per difender quella importantissima terra fino li durerà la vita nel corpo. A dì 7 septembrio, domenega. Vene le infra- 243 scripte letere, lete in colegio : Di Padoa, di provedadori, di hore 2 di note. Chome hanno, per più vie, eri sera, a horre 3 di note, esser zonte in Vicenza, venute dii campo ni-micho, lanze 400 francese con monsignor di la Pe-liza, et sono venute per far scorta a le arlelarie, erano a Soave, qual voleno condur in campo. "Et hanno, fin ozi, horre XV, dile lanze erano in Vicenza, nè mosse di là. Item, la cavalchala, doveano far, par, per questo aviso, sia soprastata etc.