171 MDXI, MACOIO. 172 Boni prò qualitate materia, e se lezeno varij et mirabili effecti et alpes apenninas tremuisse quoque, et una nocte XII urbes Asice corruisse, et, ut plurimum, vengano lo aufumno et la primavera, tamen a me noh pare terramotus, ma più presto esser segno de qualche gran letilia; nani terra mota crucifxum Jestm honoravit, uti so-lis eclipsi et motu simili illum a mortuis resur-gentem adoravit, che mai non fa la magiore letitia ■ toti orbi che la resurectione di Cripsto ; et, non sine causa, romani indiis immortalihus animadver-tendis castissime et cautissime etc. ; sì che ista sunt excipienda bono ornine, e li piace che fiant suppllcationes ad placandum Deum ; et prega che omnia ista convertantur in bonum etc. Dii dito, di 27 aprii. Come beri si dovea partir de lì, zoè di Roma, lo despoto e va a la corte per trovare lo episcopo curzense, perchè 1’ ha ’uto una lelera da l’imperalore, che ’1 manda el dito curzense a la corte per adaptar le cosse de Italia, e lo conforta eh’ el voglia ricordare le cosse necessarie, el similia verbn. Il signor Constantino Amiti vene, più dì fa, qui a Roma ; ad quid adirne non intendo; non è amico intendo dii curzense. Missier pre’ Lucha, già più dì, il qual andoe a Bologna, ha mandato a tuor la sua fameglia, che restoe qui a Roma, et la roba sua ; crede per andar in Germania, con la qual voria fusse pace, et guerra con gal lis ; et è tanta la speranza che ’I seguirà la pace tra Fimpera-tor et illustrissimo dominio veneto, clic, lì in Roma, secretissime li è sia dito, sono stà preparate le bombarde in castello di San Anzolo, di tirar subito, saputa la nova. Item, il despoto è partito beri eie. 90 A di X mano. Tuta la terra era molto menin-conicba, per le nove si ha da tutte le bande, et vene queste letere : Diiprovedador Capello, di____Come il papa va a Roma, et li fanti brixigelli si voleno partir per non aver danari ; e che il signor Troylo Savello e il signor Zuam Vitelli, che audono driedo la compagnia di Gnagni Pincon, etiam el dito Gnagni havia fato il tutto, pur li hanno fati ritornar in campo, prometendoli, sariano pagali. Item, francesi in campo se ingrossano; sono dove erano alozati. Item, inanella ducati XV miliu a pagar la paga vechia, et è . intrà in F altra. Di Montagnana vidi letere, di sier Francesco Zustignan, quondam sier Unfredo, di 8, a’ soì fradelli. Come erano in tra li in Lignago 300 ca-yuli francesi, venuti di Verona ; e il governator no- stro, è li a Montagnana, dubitavano volesseno far qualche novità, e a Verona fortifichavano li do castelli e la purta dii Vescovo. Item, il curzense era zonto ad Axola di brexana, partito di Bologna; il marchese di Mantoa voi interlenirlo etc. Et à mandà Folegin e uno altro suo, lì, per honorarlo, £t voria seguisse F acordo mediante missier Zuam Jacomo Triulzi, qual lo desidera. Item, si ha di Mantoa, il roy non verà in Italia. Vene uno con letere di Andernopoli, di Forator nostro, di 23 aprii, el qual è venuto prestissimo, in 4 zorni, di Ragusi in qua, et sono letere di grandissima imporlantia, in zifra. La conclusion è, che il signor turcho havia dà licentia a esso orator nostro, et, a dì primo mazo, montava su la galia di sier Thomà Tiepolo et veniva via ; era stà apresenta-do etc. Et fo comandà, di tal letere, grandissima credenza et sagra mentà il colegio. In questa note fu preso quel Fabricio Romano e posto im prexom, per le cosse di Alexandro di Franza. Da poi disnar fo pregadi ; e prima fu fato il pa-renta’ di la fia quondam sier Bernardo di Prioli, quondam sier Piero, procurator, in sier Hironimo Zustignam, quondam sier Beneto, a San Morizio, in cha’ Pasqualim. Fo leto le letere di Andernopoli, di 23 aprii. 0 di bom ; et il sumario e il modo di la licentia scriverò qui avanti. Di la corte, da Bologna, vene letere, di 8. Come, a dì 14, il papa certissimo partiva per Roma, faria la volta di Ravena, e altre particularità. Fo leto le letere di Sicilia, di sier Pelegrin Venier, di 22 aprii. Come il re di Spagna vien con potente armata de lì, in Sicilia ; la copia di la qual letera ho nota di sopra. Fo posto, per li savij, d’acordo, una letera a Forator nostro ili corte, a persuader il papa non si parti, perché partendosi tulo sarà mal. Fu posto, per li diti, una letera al provedador Griti : come se li manda, per letere e contadi, ducati X niilia, per dar a le zente. Fu posto, per li diti, una letera a sier Zuam Moro, capetanio zcneral ini Po, qual è zonto a Chioza, et scrive a la Signoria, è venuto lì con le barche e fuste. Item, à lollo alcuni danari per lui etc. Li fo scrito, che immediate debbi ritornar con Farmacia, senza alcuna indusia, in Primier, dove è la galia Lio-na ; et li danari, l'à tolto per Suo salario, debbi dar 90 a F armada, con altre clausole rebufalorie etc. E fu presa. In questo mezo il capetanio, electo in suo loco, si prepara per partirssi.