131 fJDXI, APRILE. 132 da un al irò canto, verso terra, ce ne un altro; i qual turchi mostrono la via de intrar ini porto, a li qualli fu fato bona ciera e datoli colalione a tulli, et altri turchi veneno poi a veder le galie etc. 68 Copia di uno breve dii pontífice, scripto da Ila-vena a Roma, al reverendissimo cardinal agínense, legato. Julius papa 11. Dilecte fili, salutem et apostolicara bcnedi-clionem. Quum ad nos venlurus esset, cum magno equi-lura numero, dilectus filius Matthseus, electus Gur-censis, carissimi in Christo lilii nostri Maximiliani, electi romanoruin imperatoris, semper Augusti orator, et in hac civilate Ravenna! pestilenza repullulare ccepisset, esset quod in eadem magna et stramenti et biadai penuria civitasque nostra Ariminensis eadem penuria laboraret, commodissimum esse putavimus, reverti Bononiam, ibique oratorem ipsum excipere et audire. Magna nostra nos spes tenet fore, ut in ipsius oratoris adventum toti Itali* pax reddatur, civitasque nostra Ferrari® ad immediatam obbedien-tiam sancite romana: ecclesia! redeal ; quibus rebus explicatis et constitute, quod infra paucos dies, Altissimo lávente, futuruin contidimus ad almam ur-bem nostram iter arripiemus, incredibili nostro desiderio tenemur revisendi dileetissimam sponsam nostram lateranensem dilectosque lilios nobiles virus cons rvatores carneree urbis predici*, umver-sumque populum romanum sane la: romanee ecclesia;, quem dilectissimuin et de nobis optane merilum nostro aspectu et praiseutia recreandi. Quocirca tuam circumspeclionem hortamur in Domino, ut conser-vatoribus et populi curialibus et incolis dieta; urbis hujusmodi desiderium et propositutn declares illos-que adhorteris ad agriculturas et reliquas instituas uegotiationes continuandum, quum de eie tero reditu nostro dubitare non debeant. Datum Ravenna;, sub annulo piscatoris, die prima aprilis 1511. SlGJSMUNDUS. Sumario di una letera dii cavàlier di Gonzaga, 68* condutier nostro, data a la Frata, a dì li aprii 1511, drizata a Lunardo di Risieri, suo canzélier, in questa terra. Come ha ’uto nova infalibile, da uno suo fidelis-simo, che 1’ animo di francesi è di far per asecurar Ferara e offender noi; hanno deliberato aspetar che il Po sia grosso et quello tagliar in uno loco, se dimanda le Quatrelle, podio di sopra di la Stellata, dove altre volte vi fu una rota, la qual tagliata, fa che lo exercito dii papa, eh’è al Bonden, e in quelli altri lochi, sarà constreto de ritrarsi, perchè, essa tagliata, farà afondare tutto quello teritorio, di modo che in Modena e per li lochi soi sera di necessità tutti se retirano per le aque, che serano im parte fora. Poi facto questo, essi inimici veleno venire a la volta nostra e spingerne de qui dove siamo, e a la Can la voleno venire a pasare, et, expediti di questo, a la volta di Parma se dieno aviare, aziò che il campo di là non li offendesero per esser su la dreta strata di quel loco. E sanno, il campo di là esser elogiato in tante parte, che, avanti el sia lutto insieme, essi agiongerano a Parma, e averano facto tre grandi effecti : primo, asecurato Ferara, di modo che potrà star sicura, rompendo il disegno a qualche uno ; P altro, ne averà cazuti noi, tertio ; serano con-duti in Iodio per lhoro sicuro. Scrive, esser andato dal provedador zeneral e ditoli il tutto, e datoli il modo di romper questi disegni ai nimici, eh’ è tagliar il Po dal canto nostro di sopra Figaruol mia 4, qual effecto causeria : primo, esso Po venirà picolo, cìie inimici non lo potrà tajar; poi P aqua veria, si che, per più giorni, exercito dii mondo non nè potrà ofender, e senza danno di questo teritorio, facendola per noi, maxime di qua dal fiume di la Canda. Scrive, francesi andono a la volta dii Bonden, e il duella di Ferara, dal suo canto, vi audò, e per mezo il Bonden, a l’Hospedaleto, piantole artellarie, e francesi ancora, e tiravano a li nostri, de ino lo che ru-peuo uno gran pezo ili reparo, e da’ francesi fu preso un certo bastoncello, poi da ii nostri fono reba-tuti e toltoli il mal guadagnato loco. Eri, a la volta di la Canda, tute le gente cavalcono a hora noctur-na per passar il fiume e andar ai ponte di Figaruol per romperlo, over brasarlo, perchè, si dicea, vi era pocha gente a la guarda, ma fu tanto vento e pioza, che durò la noie e tutto il giorno, che fu di necessità lassar la impresa et ritornar a li alogia-menti ; che, si se andava, di cerio si leva bona ca-valchati.