129 MDXI, APRILE. 130 si fa juditio la composition dover seguire et forsi fia poi universale, sebene, sin qui, non si fa parola di Ferara uè de’ francesi ; anzi eri nostro signor dixe di lhoro tanto mal quanto dir si può. lo non vi scrivo le minutie e particularità e discorsi facti in queste cosse, né le repliche usate dal signor ambasatore veneto, in dir che Treviso fu compralo e non preso, e che juridiehamente è di quella illustrissima Signoria, e in quello scambio, dovendo pagare danari, se dia lhoro Vicenza, elassio mille altre circunstantie, che bisognerebe fare una bibia. Bastavi aver la su-stantia dii tutto, perhò tacete con ognun altro etc. Nostro signor non ha se non gote, e tutavia va migliorando in modo che presto ussirà del lecto. 67 Copia di uno capitolo di sier Pelegrin Venier, quondam sier Domenego, date in Palermo, a dì 25 marzo 1511, drizate a sier Alvise, suo fratello, et recevuta a dì. . aprii. Sapiati ferma nova, el re, fato el dì de pasqua, doveva montar in nave. Dico potentissimo capetanio di le fantarie don Diego di Mendoxa e don Forando de Gravia, salvo el vero; de lezented’arme, el ducila d’Alba ; e lo gran capelanio, signor Consalvo Fe-rante, lassa in Castiglia al governo, et prescienti el cardenal episcopo di Toledo, el gran conlestabele, el conte di Menza, e mena secho li grandi ho el forzo di Castiglia ; se dize venir in Italia per le cosse di Napoli. Par, quel Reame se li forze la coda, ed esser lama, Franza voler meter el secondogenito di re Fe-drigo in stado, e temessi. De qui è sta fato la descri-tion de tulli homeni fa el regno, e si fa mostra di zente d’arme. El campo de’ mori fu a Tripoli; assai iion fezeno nulla, e partito sono ; da poi, è sta dito, ritornati sono, e patiscono quelli di dentro de ogni cossa, maxime de aque ; e le fantarie se levò a rumor per voler danari. Non hanno aqua ; mori li hanno rotto li conducti, e de fora non poleno andar. Non hanno legne et non ensseno fuora de le mure. L’ armada di Petro Navaro, è alle Choni, jera mal in ordine. Se dize, per uno bergamino venuto da lui, perhò non se li dà fede, come el ziecho deZerbi voi darsi al capetanio regio, e levar le arme sue, e per carestia hanno; altri dito hanno, za averli datlo el castello de Zerbi in le man ; non si sa el zerlo, ma, subito venuto questo bregantin, fu spa-zato a Napoli. È sia vero de la morte de Hironimo Vianello, fu morto a le Cherclie; àlli trovalo summa de oro assai. I Diarii di M. Sanuto. — Tom. XII. Copia over sumario di una 1etera di Agustin Bernardo, è con V orator va al signor tur-elio, data a Uno, a dì XI marzo 1511, tenuta fin 19 dii dito mexe, drezata a sier Zuam Badoer, dotor et cavalier. Come, a dì 9 dii mexe, domenica, in Arzipielago, ne l’aurora, con la galia si levono di uno certo ca-stelluzo de la insula de Negroponle, dicto Paleocastro; et, circha hore 13, lutala malina a remi, sempre il mar sulcando, per non haver vento, si ritro-vono a uno locho de uno colle assai allo, dicto Cavo d’Oro, dal qual locho, a l’incontro, si vede l’insula de Schyro; e procedendo il viazo, e poi disnato, li vene vento assa’ bono e feno grande camino ; e, a borre 22, arivono al castello de Schyro, e ivi la galia Cornerà, sua conserva, lassò il retor lì, sier Beneto Marin. Et, salutalo ebeno con le artellarie el prefato 67* castello, come si fa, luti li homeni e lemine veniano correndo al bassa a la marina per quello monte ; parevano capre, e con grande alegreza lo veneno a levarlo del copano, per non lì esser bon porto, ma spiaza, e venendo per l’aqua lo tolseno su le spale e portono in terra. Questo castello è fortissimo e inexpugnabile, in cima de uno monte altissimo, che tutto è saxo vivo, con alcuni altri belli colli circun-stanli a dieta forteza, ben cultivati et seminati e molto aiegri. Poi partino, a borre 23, et, largati in mare, el mare cominziò a refreschare grandemente e tamburlar, per modo f'evano 14 in 15 mia a l’hora, e cussi tulo il giorno e la noie sleteno in mare; e, a horre 3, la note instessa, si ritrovono a l’isola de Strati, e de lì, a horre 8, a un’ altra isola dieta Sta-Iimene ; e il luni, a dì X, ne 1’ aurora, scoperseno l’ixola de San Mandrachio, e col vento prospero navegando, a horre 14, zonseno lì. Sortì a cerio re-duto, a modo spiaza, vicino a uno castello di dita isola, dicto Paliopis, diruto, dove disnono et steteno luto il giorno ; e la note sequente el mar era groso. Di qui è a Eno mia 40, e, a horre 11, marti, si levo-,no nel far dii giorno e arivono a Eno, hore 18, parte a remi et a vela con mar grosso e vento un poco tresso, e zonseno a salvamento, e salutato il locho. Questo Eno è una terizuola, come un bon castello di Lombardia de circuito, con cerle case più di terra che altramente, e li vene incontra do barchete, a l’intrar dii porto, di turchi, e ne l’iutrar, eli’ è quasi spiaza dii porto, trovono una certa secha a modo de le saline di Cbioza. A man destra, e a uno cavo di dieta terra, è uno molino da vento, e similiter 9