— 118 - resistenza alle pretese greche sull’Albania meridionale ch’e-rano a lei stessa di grave minaccia. L’abbinamento delle due questioni, rigettato sdegnosamente dalla diplomazia a parole, non s’imponeva per questo meno duramente, anzi a maggior nostro danno, nella realtà dei fatti. Un comunicato "Stefani11 di colore molto oscuro, datato del 14 e ribadito il 25 gennaio 1913, ci avvertiva che "l’Italia ha modo di favorire la Grecia in altre questioni", come compenso alla sua adesione per la ricostituzione della sovranità turca su tutte le isole conquistate dalla sua marina o liberate da noi nel corso dell'anno passato. E quali potevano essere queste questioni se non quella del confine meridionale albanese ? Il disgraziatato comunicato destinato a farci molto danno di là dall’Adriatico faceva luccicare ai greci come gettone di scambio per il Dodecanneso una buona parte dell’Albania meridionale. Così fu ceduta la Ciameria popolata esclusivamente da albanesi, ceduta la linea del Calamas sancita nel 1878 dal Trattato di Berlino, abbandonata senza difesa alla Grecia la città di Giannina, per la quale, se il parallelismo coll’azione in difesa di Scutari doveva una volta tanto reggere, sarebbesi dovuto tentare ogni sforzo. Ciò non valeva a disarmare la Grecia la quale, servendosi dell’arma del boicottaggio, ha fatto chiaramente capire qual sorte riserva nelle sue nuove province di Epiro ai nostri commerci già così fiorenti ed ha potuto inscenarvi la resistenza. Dopo indugi di mesi e mesi, la nostra diplomazia non otteneva dalla Conferenza di Londra lo scorso agosto altra determinazione che quella dei due capilinea della frontiera meridionale, l’uno alla baja di Ftelia e l’altro nell’interno a mezzogiorno della città di Coritza. La commissione interna-