— 152 — cese. Ebbene; nei distretti dell’Albania italiana sembra che l’amministrazione centrale abbia voluto, seguendo un indirizzo opposto, raggiungere un medesimo risultato di contraddizione e d’incongruenza. Mentre ha restituito alla Scuola normale ed al Liceo-Ginnasio di San Demetrio una cattedra albanese, senza programma e senza destinazione fissa, ha impedito qualsiasi applicazione pratica di essa lasciando sprovviste d’insegnamento della lingua materna le scuole primarie dei comuni italo-albanesi. Fate che quest’insegnamento venga istituito ed ecco che alla cattedra vagabonda fra il Ginnasio e il Liceo, incerta fra la grammatica e le questioni d’alta critica, ridotta oggi ad una pura spesa di curiosità e che a quanto sappiamo è temporaneamente vacante verrà anche restituito un significato ed un contenuto pratico. Esiste nel caso della Val d’Aosta un precedente da sfruttare che non bisogna lasciarsi sfuggire, colla differenza anzi che a favore degli italo-albanesi militano proprio tutte quelle ragioni politiche che ad occhi miopi hanno potuto ottenebrare il riconoscimento dei diritti dei valdostani. Proprio recentemente l’articolo 47 del Regolamento per gli esami nelle scuole primarie veniva ad organizzare molto seriamente in Val d’Aosta l'insegnamento del francese dichiarato obbligatorio per l’art. 89 della legge 4 giugno 1911. Vi si introducevano infatti " prove di lettura, di dettato, di grammatica e di componimento in lingua francese analoghe a quelle stabilite nella stessa classe per la lingua italiana " e si veniva così a stabilire il completo parallelismo fra l’insegnamento delle due lingue preconizzato già dal De Sanctis e indirettamente ammesso dal ministro Villari. La prima cosa che gli italo-albanesi e gli albanofili d’Italia devono instancabilmente richiedere dev’essere precisa-mente 1 introduzione d’un simile regime scolastico bilingue