355 MDXXIX, MAGGIO. 356 spiace le cose ma! falle, et venutomi rechiami di uno j suo camerier me 1’ ha dalo ne le mano cum alcuni altri gioii et, habiando confessalo voi che 1 sia api-calo per exempio de tulli li altri eapelaiiii ; el questa nolle, per far manco strepilo che se poi, se api-cara lui el de li altri. Siché per il mancamento de danari seguono questi disordini; io ho promesso a tulli che la illustrissima Signoria li atenderà di esser pagali. Li inimici questa nolle hanno lavorato pochissimo, et questa malina per tempo dal cavalier, che hanno fallo per mezo la porla vccliia, hanno lirato da bolle 25 de canon, di la qual poche de esse hanno dalo nel lurion eh’ è apresso la porta vedila dove tiravano. Et ajudilio del principe et del signor Camillo, se judidh che ’1 marchese del Guasto va a tastando et non sa quello el fa cum fundamento ; sichè non dubilamo de cosa alcuna de li inimici, salvo di qualche disordine da li soldati del re Christianissimo. Le qual è gente licen-tiose et triste, et li loro capitanei, purché habbino numero di ogni sguataraia per robar le page, li basta, perchè dove vanno voleno viver a discre-tioii. Voria la Signoria facesse altri fanti 600, et mandarli de qui, el non farli di genie del Regno, le qual è in malissima satisfazion di questi poveri de la terra, ma, per star sotto la Signoria nostra, loro patiscono volenliera. Il provedilor execulor Trivixan, mandai a Pulignan con la galla Grimana per fortificar il loco el per fassine per far repari, come scrissi, mi ha serillo, il provedilor Contarmi di 1’ armada ha voluto la comunità di Pulignan li pagi alcuni orzi, et fave che le ha date, di quelle mandava el governalor de Trani di qui per conio di la Signoria. Item, voria la Signoria facesse ca-merlengi et scontri in ditti soi lochi et darli bon salario, perchè avanzarono molto. .Lettera del ditto, di 12 Mago. Questa nolle li inimici hanno pur al solilo lavorato qualche pocheto in longar la trinzea, per con-zonzerla con il bastión de italiani, che è verso la porla nuova a la banda de levante, et de loro nulla dubilemo, ma ben che queste zelile è qui non se amulinano. Questa malina Pè gionlo de qui domino Zorzi Diedo, capitanio di le barche armate, con barche 5, per haver convenuto servir el signor Federico Caraffa, qual di ordine del signor Renzo andava cum intelligentia di quelli de Lanzano a svalisar zerca 500 cavalli, che è in quel loco, de yspani, el lia fido ben a dargele ; il resto di le barche lia las- j salo a Trani, le qual subito li veiiirà driedo. La qual venuta di ditto capiamo, per quanto ne ha dillo uno fuzilo questa malina dal campo de inimici, i dicevano: «che diavolo è questo? ognizorno li vien socorso a costoro ; se ’I non vien Andrea Doria de qui, mai questa terra si piarà, slaga il marchese quanto che’l voia sotto Monopoli.» El qual capitanio, da prudente, mi ha ditto haver portalo sie gropi ch’è ducati 3000, cosa pochissima a li nostri bisogni. Andari) fazendo el meglio di’ io potrò con queste gente, ma bisogna proveder et presto. L’è venuto da zerca 60 botte de vini da la Val-lona, le qual ho comprato, cussi richiesto dal signor • principe di Melphe, di le qual se ne darà parte a sua signoria per darle a le sue gente ; et ho promesso al merchadante pagarli, come li vien li sui danari de francesi, etiam pagarme li grani el danari datoli : et faremo un rotulo de pan al zorno et una mesura de vin. Bel ditto, di 13 Mazo. Per il tempo contrario le lettere non ha potuto partirse, et terzo zorno le galle, Grimana, di sier Zuan Zuslignan et sier Francesco Zuslignan, se levono de qui cum un maislral frescho. Judi-eando io fosseno andate a Causiti, io feci armar terzo zorno una fregala per veder se a Causiti erano dille galle; et andata, non le trovò. Et tornando, sopra Ilosloni se incontrò in un breganlin de Otranto et fono a le mani ; el per bona sorte de ditta fregata, quelli del brigantin fichò fuoco ne la sua polvere, et alcuni de loro saltò in aqua, et in questo la fregala se ne fuzite, et ritornali qui me disse che in Causiti non era galia alcuna. Et venuto a le orechie del signor principe di Melphe et del signor Camillo, veneno al mio alozamenlo in grandissima colera, dicendomi queste formale parole : «Queste vostre galle, sopra le qual son vostri zentilhoineni, servono pezo che ogni altra sorta de gente. » Dicendo : « Pola de Dio! vui fale pur per voi I » Vedando questa colora, cercai de mitigarla 231* con excusar più che pulì li soracomiti, dicendo che i non liaveva pan, et che forse per questo rispeto erano andati a Corphù, ancor che io haveva provisto a dille galìe de fava per el viver de soi ga-lioti. Ma niun voi la gata a queste bande, et questi che diano aiutar in conservar questa terra ne abbandona; bisogna la Signoria castiga quelli non voleno far el suo debito, et castigandoli darà lo exempio ad altri. Io non voglio inanellar de dir