559 MDXXIX, GIUGNO. 560 Quelli che erano fora de Novara, a la vedeia drio el Tesino, per el suspetlo de inimici quali intende-semo che dovea venir, loro passorono ad un,loco dove un capitanio del duca de Milano havea la cura di quel loco, et lui si confidava di tal loco per haver afondato alcuni burchielli che stava li ordenarìa-mente, ma li inimici ne portorno doe barchette da Milano sopra li cari, et passcte apresso Novara sei milia. Alcuni rnei cavalli che era fora, come ho dito, se accorse che i passava ; quando fu passalo da 60 cavalli el 100 fanti i andorno a la volta sua et sca-ramuzorno assai bene. Uno de li mei in quella scha-ramuza fu passalo per un (iatico con una lanza de inimici. Subito fui avisato, da li tufi cavali, de li inimici, subito monteti a cavallo con alquanti fanti et andeti a trovarli ; ma non poti resister perché tuttavia li inimici se ingrossava. El apresso a quelli che venia da Milano, sallò fora de un castello, qual se tenea a nome de spagnoli di qua da Tesino, 60 fanti et 25 cavalli aprcsso. TJnde fu forza a relirarme a Novara, e benché al suo despelto teni in el borgo la scaramuza doi hore, perchè piglieli alcune case con li fanti, aziò la tera havese tempo de recuperar quelli che era fora, et dentro, et proveder a li bisogni, 374* pur vedendo le cose nostre in grandissimo pericolo per esser dentro se non 200 fanti, apresso de nui, el esser il caslel de inimici inanzi de me, alGn non potendo resister, me tiretti in la terra. Et io me polca andar con Dio se havesse volulo, ma perchè quelli ducheschi haveano deliberalo lenir la terra, io non li vulsi abandonar per l’honor mio, aziò non se dolesse che per causa mia havesse persa la terra. Li inimici, che poteano esser da 500 fanti et 100 boni cavalli, vene a la volta del castello, et per el castello non ge parse de inlrar senza gran suo periculo, per haver nui fatto le trinzee intorno al castello. Loro con dui canoni che havea in el castello fece un poco de baiaria in la murala apresso el castello, dove nui non potevamo comparer per el castel che balea denlro, dove nui non potevamo star a la difesa. Loro inlrorono denlro, el li aspeta-semo in la terra et combatessemo con loro doi hore lenendo la piazza. A la fin non potendo resister se retiramo in un palazo, et lì combalenio la porta un pezo, et io a piedi con li fanti, li inimici con foco et col pigliar el palazo di sopra, fussemo sforzati a renderse. lo me resi al conte Filippo Tor-nìello, qual me dete la fede di non tenirme presoli. El terzo dì me Iasete con taglia di ducati 100, quali me fece dar a un suo capitanio ; lui mi feze securlà di mandarli in tèrmine di un mese. Questi signori di campo mi dimostrano assai bon voler, ma non me voi dar danari, se non, allogiamenti. Senza danari non posso far. In questo caso io merito esser aiutalo, perchè son stalo mandato a perder. Io non volea andarge, lor me promesseno che lì saria 800 fanti. Da poi che fui là scrissi molte volte la mia perdila, come posso mostrar. Loambasator missier Francesco Coniarmi, qual stava apresso monsignor di San Polo, renderà bona testimonianza. Però compare a la Signoria che me dia modo eh’ io possa servirli, Io non ho più un soldo di far compagnie el manco di venir a Venetia ; et me dia almen la pro-vision, servirò con la persona, nè mai sono per mancar. A dì 27, domenega. Zorno deputato a dar el stendardo a sier Hironimo da chà da Pexaro capitanio zeneral da mar ; et e ti am, senza meter altra parie per il Collegio, fo lerminà che sier Hironimo da Canal, governador de la quinqueremi, etiam lui metesse banco. La sua galìa, del capitanio, heri fu conduta a San Marco, non compilo ancora di indorar la pope et, per il seco, tutta questa notte con burehiele fu cavalo aziò la potesse arivar, etiam levarse, per li gran sechi fa la malina. La qual galìa era adornata di bandiere, fanò bello et altro, justa il consueto. Vene poi dillo zeneral, vestito di velu-do cremexin a manege dogaline el un manto aperto da la banda zanca, damaschili cremexin, et una barda da zeneral in veludo cremexin, il suo secretano Daniel di Lodovici, in scarlatto, manege dogaline, et l’armiraio Zanelo da Zara in damaschin cremexin ; ¡1 soramasser Alvise Stella, damaschili negro, il medico, di scarlatto, el li 8 compagni di stendardo, di seda, il cornilo e . . . . Acompagnato da 7 procuratori et altri, in lutto zerca 100 zentilhomeni, et il capitanio, over governador, di la quinqueremi et tulli li soracomiti numero......quali haveno luogo di sotto, principiando di cavalieri. Et zonlo in Gran Conseio, dove il Serenissimo vestilo di resla-gno d’ oro, barela di raso cremexin, con li oratori lo aspettava, zoè Papa, Pranza, Anglia, Milan, Fiorenza et Ferara, et quel domino Francesco Svignano nonlio del duca di Milan. Item, il vescovo di Baffo domino Jacomo da chà da Pexaro el il cava-lier dì la Volpe. Erano 4 consieri, do cai dì XL, 8 procuratori, sier Luca Trun, sier Alvise Pasqualigo, 1 sier Jacomo Soranzo, sier Lorenzo Pasqualigo, sier Andrea Gusoni, sier Marco da Molili, sier Francesco di Prioli et sier Antonio di Prioli. Et cussi venuti zoso introno in chiexia, per la seconda porta