487 MDXX1X, 322 Da Cividal di Friuì, di sier Gregorio Pi-zamano proveditor, di 10, itavi lettere. Manda questo riporto, qual dice cussi : Mathio da Lamben parlilo da Cividal luni 7 di Zugno, et ritornato bozi che sono a li 10, referisse a li 8 esser stato a Chiavoret, ove udite far proclame che, sotto pena de la forca, alguno non ardisca condur ne le terre de la Illustrissima Signoria nè biave di sorta alguna nè animali. Che è fato ca-pitanio di le zente paesane de Tolmin uno dimandato Cristano Tronfaria. Che li degani de le ville, con gran pena erano comandati a portar hozi al ca* pitanio di Tolmin li denari, ognuno per la portion sua, por pagar esse gente comandate, qual se dieno relur come diceasi in Lubiana. Che passò per Sler-peniza ove incontrassi in 12 fanti todeschi, qual dicevano che ieri a Chiavoret doveano arivar 500 fanti todeschi, qual andarano ¡f Gorizia, et altri 500 pasavano per el Cragno con alguni pezi de artella-ria per andar in Lubiana, ove vi sono da persone 8000, et farsi ivi la massa per andar a la expugna-tion de uno loco dimandato Zagrab, che è d’un vescovo qual dicono esser da le parte de’ turchi. Da Eavena, di sier-Alvise Barbaro proveditor. Manda una lettera copiosa di nove, li ha manda la duchessa di Urbin, zerca motion si fa de lì atomo, et per l’impresa di Perosa. Fo prova li patroni di Baruto et di Alexandria, et tulli rimaseuo, siche potranno meter banco. Fu posto, per li Consieri : hessendo sta concesso a uno Tanai di Bernardo di Nerli, per Conseio, sai-vocondullo per volersi accordar con li soi creditori, et il tempo compie, et havendo richiesto I’ oralor di la excelsa república di Fiorenza che’l sia perlón-gaio ancora per tre mexi, aziò si compia di aconzar, l’anderà parte che’l sia perlongalo per altri tre mexi. Fu presa. 106, 27, 21. 322* Patroni di le galle di Baruto. Sier Francesco Zen qu. sier Vicenzo . . 140. 8 Sier Filippo Alberto qu. sier Jacomo . . 153.5 Patroni di le galle di Alexandria. Sier Stefano Malipiero di sier Alvise . . 167. 3 Sier Nicolò Balbi qu. sier Zacaria . . . .159.12 Sier Bironimo Soranzo qu. sier Alvise . 167. 5 Fu posto, per li Savii ai ordeni,che, andando in armada de li officiali et maistrqnze rimasti per le giugno 488 galie di merchado, sia preso che lutti quelli officiali over maistranze di galie di mercado, perteletion del Collegio rimasti over pergralia, quali andarano in armada questo anno, dapoi il loro ritorno li sia riservà di poter andar sopra la prima muda. Ave : 156, 15, 5. Fu posto, per li Consieri, Cai di XL, Savii del Conseio e Savii di Terraferma, che : hessendo cres-suto la fila del dazio del vin a Padoa, qual si soleva afilar 17 fin 18 jiiilia lire, et bora si afila 34 in 35 milia, linde il scrivan vien haver più fatica di quello havea prima ; pertanto sia preso che Alvise Teal-dini, al qual fo limita, per esser scrivan del dillo dazio, ducali do al mexe, li sia cressulo ducato uno di più al mese, sichè l’habi ducati tre ut in parte. Et ballolà do volte non fu presa, per non haver haulo il numero. Ave la prima volta : 69 di si, 44, 8 ; poi 60 di sì, 35 di no, 10 non sincere. Et cussi la pende. Summario di una lettera di sier Zusto Guoro, £23 da Bergamo, data a di 12 Zugno 1529. Beri a hore 20 intendessemo quelli di Trezo haveano cavate algune barche, et li era giolito alcuni fanti, el pensando havesseno per certo a passar di qua et far lo solite robarie, immediate expedis semo a li capi di leggieri, alogiano a Oxio di sollo, * el simillter a li capi de’fanti a Cavriato et San Gervaso, et similiter a la volta di sotto il monte dove è Benedetto da la Corna, qual ho fallo cape-tanio senza spesa de la illustrissima Signoria, et etiam messo ordine che’l magnifico missier Bapli-sii Martinengo cavalcasse con le sue gente d’ arme a la liziera, el a l’alba si ritrovasse a Oxio, acompa-gnalo però con 100 arcliibusieri poi spinti da questa città. Bor inimici la sera a hore 2 passono Adda, et tirati a la volta di Oxio, cum scale travi et polvere per rumar li lizieri, ma li Irovono ad ordine; et nel far de l’alba per i dilli lizieri da zerca 40 cavalli deleno dentro, et animosamente se apizono melandoli in fuga, soprazonzendoli poi domino Andrea da Forlì con la sua compagnia di fanti 100, quali si porlorono da paladini, di sorte che ne ama-zorono parechi, el feriti et anegati più di quaranta, che di 150 erano, meno del terzo sono scapolali, el di barche cinque, doe sole sono ritornale, el se la gente d’arme zonzeva a l’hora deputata non scampava anima naia di loro. È sta ferito doi lezieri et morto uno cavallo et 6 fanti feriti, quali fazo governar. Staremo a l’erla, nè si mancherà di ponto,