389 MDXXIX, MAGGIO. 390 a Terra ferma, exccpto sier Zuan Dolfin, voleno che el sia venduto li datii di le hostarie di terra ferma a raxon di 7 per 100, ut in parte. 254* Et sier Zuan Dolfin savio a Terra ferma, vuol la parte di Consieri, di lansar il clero, videlicet 84 milia da tèrra ferma et 16 milia da mar, et la re-stilution si farà la mità col dazio di l’oio el l’altra milà............... Et sier Francesco Contarmi cassier di Collegio messe voler la parte di sierHironimo Loredancon-sier et altri nominadi, et al clero sia dimandi uno impresiedo a lutti volontario, senza tansarli, el queli presteranno siano fatti creditori. Andò primo in renga sier Luca Trun procura-lor, savio dei Conseio, et parlò per la sua opinion. Et li rispose sier Pandolfo Morexini el consier ; et parlò ben. Da poi parlò sier Andrea Trivixan el cavalier, savio del Conseio, qual non voi locar il clero per adesso, ina la opinion" di Savii. El li rispose sier Bernardo Donado provedilor al sai, qual laudò la (ansa al clero. El in questo vene lettere di Pranza, del Ju-stinian orator nostro, per Zuan Vilan, corier nostro, date a Troes, a dì 21 et 23 di questo, venute in zorni 6, le qual fo lecle. Et da Lodi, di sier Gabriel Venier orator, di......Scrive come il corier nostro, vien di Franza, è zonlo li con lettere di somma importanza. 255 Et di la cavalcata del npstro exercilo, che seguile a dì *26, non scrive, perchè tien certo el proveditor zeneral nostro scriva ad plenum. Et scrive zerca l’impresa di Milan, el altre parUcularilà, ut in Ut-teris. . Di Franza, di sier Sébastian Justinian el cavalier, orator nostro, date a (Troes), a dì 22 et 23 di questo. Come a dì 18 zonse Zuan Vilan corier, con lettere di la Signoria nostra e’I Senato in risposta di soe, zerca quello richiedeva la Christia-nissima maestà per il so venir in Italia. El non ha-vendo potuto haver audienlia dal re, perchè l’era fuora ai solili soi piaceri, fino a di 21, è andato da Soa Maestà ; lo Irovò era con il suo conseio et con li oratori di la iiga. Soa Maestà visto venir esso orator nostro si tirò da parte, al qual li comunicoe la conli-nentia di le lettere. Soa Maestà, disse, et si mudò di color, et lo mandò da parte et chiamò quelli del so Conseio. È stato più di un’hora, poi lo chiamò insieme con li altri oratori di la Iiga, comemorando che l’bavia dillo venir in Italia ancora che li fosse slà preso una fia ; el visto la Signoria non li voi dar quello 1’ ha richiesto, era terminato più non venir. Et questo è per il meglio ; tamen per questo non abandoneria lo cose di Italia, et voleva romper in Spagna a T imperador. Però si vedesse l’aiuto li voi dar Italia, con altre parole, ut in litieris. Et Porator di Fiorenza disse, Soa Maestà doveva venir in Italia perchè, non venendo, Fiorenza era desti-lula ; el quando el non venisse, loro etiam fariano il suo meio. L’orator del duca di Milan etiam lo persuase a venir e in conformità col nostro orator parloe. Bor parliti, par che esso oralor nostro andasse a parlar al gran canzelier, dolendosi di tal risposta del re, il qual li disse :......Scrive li oratori haver parlato a Lelu Baiardo, che fo con li oratori di madama Margarita tornati di Spagna, et ha visto il mandalo di Cesare mollo ampio in far la paxe. Scrive mo lenir cerio la cosa sia zà fata. De Ingilterra, di sier Lodovico Fa!ter orator, daie a Londra, a dì 1.5. Come era zonlo di lì monsignor di Baiona oralor del re Chrislianissimo, venuto in pressa ; el il re, qual era andato per la ixola a piacer, el cussi il reverendissimo Eboracense, ritornorono per aldirlo. Et lui oralor nostro andò poi per parlar al Cardinal, per saper quello havia reportato, et non potè haver audienlia. Vederà di inquirir eie. Manda una leKera liauta, che l’impera-dor scrive a uno certo prelato è a quelli contini, di 20 Fevrer, come l’havia deliberato venir in Italia. La copia sarà qui avanti scritta. Itetn scrive, el re si contenta mal del papa, zerca la separation del matrimonio con la raina ; tamen Soa Maestà persevera in voler far terminar........ Et da poi le sopraditte lettere, volendose man- 555, dar le parte Andò in renga sier Alvise Mocenigo el cavalier, fo savio del Conseio, el conlradisse a l’una et 1’ altra porte, dicendo che si voi meler nove angarie, et al clero, el tamen si resta a scuoder di angario poste da ducati . . . ., comemorando di che quantità danari. El che l’acordo è fato fra l’imperador et re di Franza, et nui non sapemo nulla. Saria bon conseiar le cose nostre, et quello si ha, a far el non tuor Milan si loro è d’ acordo. Esortando non voler nè 1’ una né.P altra parte, el non aspetar che ’I re di Franza ne manda li capitoli di la paxe. Andò le parte : 8 non sincere, 52 di 110, di quela di sier Francesco Contarmi 8, di sier Luca Trun 11, di sier Hironimo Loredan consier et Savii 15, di sier Zuan Dolfin 19, di Consieri et altri 58. Et que-