423 MDXX1X, GIUGNO, 424 principe di Melphe li parlò dicendoli la cosa come era seguita ; et però, havendo servito loro et li fanti in questa obsidion benissimo, non sohm meritavano esser pagati del suo servilo, ma di esser ricono-suli dal re Chrislianissimo et da la illustrissima Signoria. Li qual capilanei disseno voler metter la vita etc. ; ma che doveriano esser sta pagali questi che meleno la vita et non quelli è a Barletta. Hor il capilanio Romulo si lassò intender era venuto con speranza io li pagassi, havendo haulo danari. Li dissi non haver hauto danari, tamen lo serviria Gn 1000 scudi, et farmeli prestar, con questo li rendesse a Trani. Scrive a la Signoria, venendo li danari di Pranza, si fazi imlirizarli a Trani. Bor dilli capitani restono conienti, dicendo volersi mangiar l’uno con P allro avanti che abandonar questa impresa ; pur pregono si desse un scudo per compagno. Et cussi convene far. Questo governador ha trovalo da questa terra impresiedo scudi 843, et il resto io li ho dati fin al numero di 1000 scudi. Et il capitanio Romulo li ha promesso mandarli una paga di panni et donarli il pan et il vino, fin compia le due page, come hanno hauto quelli di Barletta. Queste compagnie di francesi non fanno monslra, et fanno a modo li sguizari, et con molto mazor inganno di loro, perchè sguizari non trovano allemani da compir le bando come fanno questi italiani ; siché il re non ha la ntità di le gente che ’1 paga ; et quando dicono havemo 6000 fanti in Barletta del re Chri-svanissimo, non sono al numero, ha una gran zonta. Lettera del ditto, di 19 ditto. Hozi son venuto in resto con il capilanio Romulo, si de li danari ha hauti li capitani del re Chrislianissimo come di formenti. È rimasto debilor di ducati 3123, qual ha promesso, giolito sia a Barleta, . mandarini scudi 843 (olii de qui ad imprestedo. È fugilo dal campo inimico uno servilor del prefato capitanio Romulo, che si alrovava con lui sotlo Na-276* poli, el qual ne ha dillo che li yspani del tulio sono fuor di speranza di poter haver questa terra per forza ; et so non fusseno stali alcuni soldati fugili de qui, che hanno afirmalo al marchese del Guasto che nui paterno grandemente del viver, el si have-ria retirato ; et che molti spagnoli se desfillano et fugeno dal campo. Et dice sono più de 1500 fora-ussiti insieme, et le strade di Napoli sono malissime secure, cum haver preso alcuni castelli. Et di più, che le terre che contribuiscono le viluarie al campo, sì per esser exhauslc come etiam per le gran slru- sie che li vien fatto, stanno in molo di sublevation, di sorte che li yspani stanno de una malissima voia. Da poi disnar, fo Pregadi, et letto prima la let- 277 lera di Franza del Taverna orator del duca di Milan. Da poi el Serenissimo se levò et fè la relation di quanto havia dillo el signor Theodoro Triulzi questa malina a li Savi di Collegio, li fo manda a par« ( lar a San Zorzi Mazor dove è alozalo. Fu posto, per il Serenissimo, Consieri, Cai di XL et Savi, revocar la deliberalion scritta beri in Franza, di la secunda lettera, et farli 1’ oblation voleva li do Savi a terra ferma, videlicet olirà le zenle nostre senio qpntenti dar ogni mexe a la Chrislianissima maestà, venendo in Italia, ducali 20 milia. Andò in renga sier Alvise Mocenigo el cavalier, fo savio del Conseio, qual slè tre bore. Fè un longo discorso. Voleva tre cose nel mandato se manda in Franza, videlicet: che si tralasse con li confederali ; item, che havendo alias per lettere de Milan l’orator nostro scritto a la Signoria il duca baverli dillo che il re de Franza zerca far accordo con lo imperator, dicendo forse nui saremo el primo, et però saria bon saper che modo l’ha de far acordo, et li partidi, et non star sempre in guerra, et haver ruinà 4 monti, posto tante lanse...... Et niun di Collegio volse andar a responder, perché el non contradisse l’oferta de dar li 20 milia ducali al mese. Ma andò sier Bernardo Donado proveditor al sai per danari, dicendo, el Mocenigo voria pur se destachasemo de Franza, et saria la ruina nostra ; laudando la parte del Serenissimo et di altri, con altre parole. Da poi andò sier Francesco Morexini è prove- 277* dilor sora i dalii, per danari, qu. sier Piero, ditto Squatarin, dicendo che andemo a la via de far come cartaginesi, el volemo haver el cargo de la guerra tutta sopra de*nui, et quella repubblica se disfese. Però volemo dar 20 milia ducali al mese al re di Franza, cosa che non se potrà servar, perchè con grandissima fatica se trova i danari. Però laudava la parte de beri, clic messe i Savi, et non voler questa niutation da beri a hozi, per parole del signor Theodoro, persuadendo el Conseio a non voler la lettera. Andò la lettera. Ave : 18 non sincere, 60 di no, 116 di la lettera. Fo presa. Fu posto, per i Consieri, Cai di XL et Savi del