- 76 - incontro a noi italiani di ritorno dalla montagna la sera del tre agosto, d’esser stati traditi, che non volevan tornare alle case bruciate e devastate dal turco, che " lo facessimo sapere all’Europa n. Laggiù, la coazione doveva riuscire: dietro i cordoni di truppa, nella gran piazza delle caserme di Podgoritza, si tolse ogni parvenza di libertà di discussione; gli emigrati scutarini che avrebber potuto illuminare i loro connazionali furon espulsi colla forza; relegati od imprigionati i capi ancora proclivi alla resistenza. 11 protocollo bell’e confezionato, con annessa clausola segreta d’indennizzi a favore del Montenegro venne firmato. Poco importa se queste speranze furon poi deluse e dieder pretesto tra l’altro alla guerra balcanica; ma i faccendieri e gli affaristi che speravano lauti dividendi dalla bonifica del Lago, dichiararon la pace montenegrina anche troppo lauta per i vinti montanari. Poi si attese a purgar il campo dagli albanesi; si intraprese una caccia severa al contrabbando di armi, ai giornali; carcere ed espulsione ai contravventori: di questione albanese non si doveva più parlare. Il governo montenegrino prese ostaggio sulle persone di famiglia dei capi Ded Gion Luli, Gjen Nika e Mehmet Shpendi, ch’essi non avrebber risuscitato la rivolta; e per mezzo del suo ligi So-kol Batzi tratteneva nella primavera 1912 la Malissia mentre tutto il distretto di Cossovo con una serie fortunata di scontri strappava ad Uskiib un piano di autonomia ben più organico delle occasionali concessioni di Podgoritza. Infatti la sfortunata insurrezione del 191 I aveva, se non altro, servito almeno a questo: a fornire nelle concessioni della resa, stipulata da pari a pari, una prima base giuridica di future rivendicazioni autonomistiche, ed a stringere intese frai montanari ribelli e gli agitatori europeizzati, insegnando