4-21 UDXXIX, GIUGNO. 422 nova, qual stà a la guarda de Ji italiani ; et nui con-linuemo el lavorar ne la fossa et ripari. Questa malina il signor Camillo mi disse che alcuni de li soi haveano aldito grandissimo murmuro in fra li fanti, per non haver danari el per la slreteza del viver, dicendo, di inimici non è da dubitar, ma ben di amutinamento di queste gente che sono malcontente. Et an lassemo insieme ne lo allogiamento del principe di Melphe,. et, parlato, fo concluso da poi disnar far chiamar tutti li capitanei, con monstrar di dimandar il parer suo in alcune forliiìcation. Et da poi parlato di questo il principe li disse voleseno dir di che animo erano li sui fanti ; li quali tutti risposeno erano di bollissimo «mimo per patir ogni cosa. Ma nui se dubitemo più di nostri che di inimici. Pertanto si provedi de danari. Habbiando inteso domino Andrea Grilli guber-nator che uno de li castelli di Brandizo era una gran parte rumato, mamlassemo Frali(cesco) Panza da Brandizo con una fregata grossa el una barca armala cum alquanti archibusieri sopra ; et gionti di nolte in quelli contorni de Brandizo, mandò uno de li soi a Brandizo, prete, fino arente el castello da (erra, et vele che da banda fu batuto per il Claris-simo generai tutta quella faza era caschata fino a la fondamenta ; et da poi se imboscorono quelli de la fregata et preseno alcuni di Brandizo, li quali sono stati conduti de qui, et in conformità dicono esser cascata quella banda ut supra ; sichè si havessemo qualche numero di galie de qui, si meleria fanti de sopra et si potria luor ditto castello avanti el si melesse in fortezza. Et per li ditti presoni si ha, come quelli fedelissimi di Nardò hano rotto el Fon-scca el P hanno preso con molle ferite, sichè adesso che Dio par ne voi aiutar, se havessemo più forze, se ruinaria li inimici, con recuperalion de Brandizo, * Otranto et altri loci, con pochissima spesa. Scrivani al provedilor Pexaro a Corfù, per barca armada mandata a posta, pregandolo voglia venir subilo de qui con tulle le galie et barche armade, le qual in questo mezzo faremo mele’r insieme ; sopra le qual si potrà metter 1000 fanti, et tuor l’impresa di ditto castello di Brandizo, perchè, havendo quello, si haverà la terra che è marchesca, el il castello da mar stà malissimo. Questa è fazion de zorni 15, et reussendo, questo saria beneficio grande de la impresa. Lettera del ditto, di 17 Mago. Da poi le mie di heri, andai a trovar il signor principe di Melphe et signor Camillo Ursino, et di-toli la cosa di Brandizo, et restreti insieme col go-vernador Griti el Trevixan, executor, laudono la opinion mia, havendo galie di qui si potria far lo eflecto scritto di sopra ; et si ben non si prendesse, si faria levar il marchese del Guasto di quella obsi-dion per soccorrer Brandizo. Pertanto deliberai, questa nolte el provedilor executor Trevixan andasse con una barca armada a Corfù con mie lettere, etiani del principe di Melphe, al provedilor Pexaro, a pregarlo voi venir di qui con tulle le galle, per far la impresa del castello di Brandizo. Et scrive (ulto el paese è in moto de sublevalion. Et scrive almen si fazi venir il capilanio zencral con l’armala a luor dilla impresa. Lauda il provedilor Trevixan, al qual etiam ha commesso vedi far venire qualche quantità di tormento da Corfù, per non ne esser di qui da viver per 10 zorni. Parlilo il Trevixan, gionse do barche armale da Trani con cerca 300 slera di tormento, con aviso da quel guberna-tor Soranzo che '1 capitanio del golfo me havea mandalo un navilio a Trani con zerca 700 slera di Tormento che saria stà mollo a proposilo fusse qui. Lettera del ditto, di 18 Mago. Quesla matina, con la galla Pisana, gionse di qui el signor Zuan Agnese el domino Lunardo Romulo, eh’ è sopra li pagamenti di le gente del re Christia-nissimo; et gionlo, li fanti del re erano in grandissima allegrezza pensando P havesse portalo danari da pagarli. Et reduli il principe di Melplii et signor Camillo et io dal governador con il prefalo Romulo, qual disse non haver porlato danaro alcuno, li di-cessemo meglio era fusse restato a Barletta. Il qual disse, li fanti di Barletta, el maxime li corsi, venuto monsignor di Caliglione con danari, si iinutinorono di sorte che li ha convenuto pagar secondo li ruoli vechi, el con gran fatica rimediono a lo amutina-menlo, videlicet a darli al presente una paga in danari et una in pani, sichè tulli li danari P havea sono siali spexi. Il signor Camillo disse: « Vui vi avole portalo male a venir qui senza danari ; sarete causa far amulinar queste genie. » Hor fu concluso chiamar li capitanei di fanti del re Christianissimo el dirli la verità, perchè loro sapevano il successo seguito a Barletta. Et cussi redutti essi capitani, il