- 123 - a lui restassero per l’ignoranza del turco preclusi tutti i pubblici uffizii. Nella prima adunanza del governo albanese tenutasi dopo l’evacuazione dei serbi a Durazzo si cominciò tranquillamente a parlare in turco, malgrado le proteste dei nazionalisti presenti. Si poteva giungere all’enormità di minacciar di arresto dei cittadini i quali non capivano i documenti indirizzati loro in altra lingua da quella nazionale. Peggio ancora se si passa alla questione religiosa. Dirò una cosa che forse sorprenderà un poco: girando l’Albania mi son dovuto convincere che con le sue tre confessioni, coi suoi tre cleri in lotta fra loro e sussidiati apposta per questo, è il paese più tollerante che si possa immaginare. " Le religioni sono un velo che c’impedisce di vedere la realta": parole di un ortodosso, un povero impiegato di Cavaja; " bisogna fare il bene e poi mangiare quando si ha fame " parole a proposito del Ramazan d’un mandriano musulmano di Croja che si vantava di avere col bectascismo, tanto diffuso in Albania, " una religione più pura e più sana ". Espressioni tutte che ci spiegano come fanatik e fana-tizmi sian le parole oggi pronunziate là generalmente con maggior tono di disprezzo. Ebbene, è stato a parer mio uno de’ più gravi errori di Valona quello di non aver voluto profittare di questo stato di cose per trasformare radicalmente il paese. Quell’accolta di miscredenti e di liberi pensatori valutava ancora troppo le forze dei piccoli gruppi fanatici di hodgia e di vecchi turchi che quando vedono un fez bianco ridono e davanti ai ritratti di Skanderbeg crollano il capo mormorando "l’Albania ci perde la fede™ e si ostinò per questo a conservare all’islamismo il posto di religione di stato, che non gli competeva più. — Era più tollerante il governo turco: — dicono i cristiani e i liberali mu-