691 verna. Item, poi è letere dii Chajaro, di 2 dii presente, nè è allre nove d’ Alt or ni dii resto di na-vilij del Ziden, e ben die d soldan solitila per el suo piper e per le altre specie, tamen a la più presta sarano al Chajaro a i/2 zener. E se intende, 1’ o-ralor dii turclio aver usato parole molto alte di le manzarie fate a li populi, confortando la unione fra llioro signori, a li quali era sta molto molesto tale »munizione etc. Di Barena, di rectori, di ultimo. Come, per Idere dii conte di Sojano, scrite eri, bore 20, hanno dii giunger di uno suo messo, partì venere di campo. Dice, ¡1 duca esser a Sartian, loco oltra le Chiane, e il campo era a Pienze su quel di Siena, et erano corsi a Monte Polsino. RaJerim la nova di la morte dii signor Paulo Orsini e ducha di Gravina ; et che don Michiel haveva fato apicar il vescovo di Cagli ; e che in Monte Polzano è uno di Orsini, non sa il nome; e aQuarate erau passati ¿00 cavalli di bolognesi, andavano al ducha; e che Zumi Paulo Ba-jou è ancora in Siena, e si haveva qualche dubita-tione, perhò che Pandolfo Petruzi aveva mandato fuori le done sue con la roba e redute a Fiorenza in sicurtà ; e si diceva in campo al tulo volevano andar a la expugnation di Pitigliano etc. Item, essi rectori aricordano paje, orzi ; et hanno con-' suntà le paje dii contado e presto compirano li leni, e vi intra ducati 16 al giorno fra quelle Ire compagnie. Hanno ricevuto barilli 300 polvere, et batate di piombo etc. 310 A dì tre fevrer. In colegio. Vene el capetanio di le fantarie per tuor licentia e andar a Ravena. Ricomandò Gradiscila, dove è stato fin liora ; 2.° vo-ria li stratioli, sono in Frinì, fusseno mandati a Ravena, perchè cussi manzerano la biava lì come in Frinì, et sono cavali expediti ; 3.°, si provedi a Ravena di arlilarie e inonition ; e zonlo il sarà lì, vederà le mure e si conzi, havendo il tempio, dove bisogna, e lui starà sopra la fabricha. A questo il principe li rispose, a Gradiscila era sta proveduto, e di stratioli non è tempo mandarli, et di l’arti-larie e fabriche vedesse, che tutto si provederia. Poi esso capetanio ricomandò il canzelier fo di sier Vetor Dolfin a Zervia, qual quando soa moglie sfortunata fo lolla, e ferito il suo canzelier e altri, quel podestà e canzelier li acolse in caxa. Or, perchè etiani lui, menò via di Friul una donna, fo con-danato, prega sia rifermà el salvo conduto ; e cussi a soa compiasentia fu concesso ; 2.°, uno cavalaro di Udene, fo casso, che ’I sia rimesso ; e cussi fo seri-io; 3.°, perchè in 1’ arsenal non è lanze, e un fante febuh.uo. 692 non va! senza lanze, che si scrivi a Udene, dove- ne fece far, se mandi lanze de qui; e cussi fo scrito; ultimo, aricordò si provedi di bombardieri, et che 12 ne sono qui venuti, è stati in Levante, che li torà a conto di soi provisionati. Or il principe il pregò non facesse movesta etc. Rispose : Serenissimo principe, ancora che l’onta di questo marano di Valentino mi è stà grande, pur, per amor di questo exce-lentissimo stado, si lo avesse solo li piedi non lo lo-cheria senza licentia ; e cussi con bona grafia si partite. Vene l’orator yspano, dolendossi la Signori* avia ditlo a l’orator di Pranza averli uegà il transito di l’artilarie, qual, avisa, è zonle a Trieste; e che la Signoria no lo doveva far ; e che ’1 si va avantando per tutto. Il principe justificò, che lui l’havia inteso e li fo dilto. Poi esso oralor disse aver letere, di 4 zener, da Madril, dii re e di la raina. Li avisa, el principe archiducha esser ito per Fiandra, e li hanno dà licentia, acciò el conossa quello hè esser signor ha esser compagno. Poi, che lhoro alteze fa intender a la Signoria, che non sono per aver paxe ni trieva col re di Franza, e volendo far la guerra ; perhò, avedo inteso il voler dii papa e dii re di romani, muncha sollo questo di la Signoria a saper, eli’ è il principal stado de Italia, videlicet si la Signoria vuol esser con Franza o con Spagna, e si se vuol impazar in la guerra, e se li rispondesse. A questo, il principe, senza altro consulto, disse, justa la diliberation dii senato, che nui volevamo mante-nir la liga con Franza e observar l’amitilia havemo con le catholiche alteze ; e che vossamo ogni ben tra quelli r ali ; e che li fose paxe e non guerra, per esser questo l’instituto di la republiea nostra, domai non principiar guerra, ma ben chi ne vuol far guerra difendersi. E, lui non si contentò di tal risposta, dicendo esser impossibile star neutrali; e ridendo si partì. E, parlando di 1’ ofalor di Franza, disse li re sono muy equalli, ma li oratori no, e li è gran diferentia di una persona a l’altra, quasi dicat di condition, poi esser lui di la caxa di Men-doza, principal di Spagna. Poi il principe si dolse, che spagnoli fazino danno in Puja a le terre nostre, e convicinano mal. Et disse esso oralor scriveria. Da Bologna, di Bortolo d’Alviano, manu 310 * propria, a dì primo, Jiore3 di sorno. Come in camino trovò il frate, qual mandò qui; et inteso Pandolfo e Zuan Paulo Bajon esser ussito, e si penseva di la soa viltà, li convien mutar pensier e va a Ravena. À spazato a Zuan Paulo Bajon lo vadi a trovar; e di qui scrive al signor ducha di Urbino e lo episco- Mcccccm,