— 48 — modo a loro ( I ), i greci ricorsero tosto contro di loro, come contro gli albanesi, alle armi. Così descriveva la loro azione un valacco di Coritza in una lettera in data 13 agosto 1905 (riportata dal Burilea-nu op. cit. a p. 178) ai suoi connazionali di Colonia. " Signor Dina..., vi rendo noto che la più grande parte dei romeni che si trovano in queste montagne, che essi ahimè! povera gente soffrono assai per gl'insorti greci... Più di trecento capi di bestiame e pecore e montoni sono stati divorati dagl’insorti greci, come anche innumerevoli oca di formaggio e tutto senza mai pagare... E non basta: costoro percuotono orribilmente e li minacciano di morte e i romeni non hanno con chi e come consolarsi! Qli antarti dicon loro: — Quardate di non lasciarvi ingannare dai romeni che Vorrebbero farvi cangiare la vostra religione e diventare massoni (cattolici ?) come essi sono Sappia, signor Dina, che otto giorni sono è comparso un altro capitano dell'esercito ellenico con soldati, seguaci tutti della Grecia in numero di sessanta. Jldesso costoro si trovano nel cazà di Castorio, dalle parti del Devol. Prendete misure di sicurezza, signor ‘Dina, poiché non è questo il tempo di dormire, domandate aiuto alle autorità imperiali per la sicurezza della nostra Vita e dei nostri averi. — SS. Jlpostoli Ecco con un secondo documento, e purtroppo documento ufficiale, una di queste bande in azione. La mattina del 20 luglio 1905 essa entra nella borgata romena di Pleasa, ne terrorizza la popolazione, arde in piazza i libri scritti in romeno e svaligia il tempio lasciando affisso il seguente manifesto: " j4gli abitanti di Pleasa. fendiamo noto agli a- (I) V. S. L ambros. Moscopoli e la famiglia Sinas in