305 MCCCCCII, OTTOBRE. ta dii iionlio Valentino ; si dolse, il lega’, 0 li havia dito. Di lo episcopo di Tioli, legato, fo leto una póliza. Scrive, Zuan Sforza di Pexaro è venuto qui con barche arraade, voi andar a Pexaro ; prega si li debbi obstar. Et nulla fu fato. Di Verona, director i. Aricorda saria bon scansar alcune spexe di certe forteze di niuna utilità, e le nomina, come hé Ilasi, Nogara, Isola di la Scala, Soave, Villa Franca, la Gerla, Roncharaldo etc. Noto, l’ultimo conseio di X fo preso, di reteñir sier Hironimo Baio, fo conte a Spalato, per sodomia, qual era qui, et fo, volendo expedirlo, fo leto il processo etc. ; qual si apresentò. Butà il coleio, tocha sier Anzolo Trivixan, consier, sier Francesco Foscari, avogador, sier Antonio Loredan, cao di X, et sier Francesco Bernardo, inquisìtor. Da poi disriar fo conseio di X con zonta di colegio. A dì 16 octubrio. In colegio, domenega, e fu gran pioza, veneno sier Luca Memo, sier Francesco Foscari, sier Ilironimo Capello, avogadori di co-mun, e fè lezer una parte, voleno meter ozi a gran conseio, che sier Antonio Grimani, che à roto el confili, in termine di un mexe vengi al confin, soto pena di ducati 5000, e, non venendo, si provedi etc. Item, dicono esser incorso in la pena di ducati 5000 di la taia, qual dice: si ’1 romperà el confin e sarà preso. Or parlò sier Marco Sañudo, olim avogador, era savio dii conseio, dicendo la leze non dice pagi li ducati 5000, nisi si ’1 sarà preso. Li rispose sier Francesco Foscari, l’avogador etc. Di Ravena, di 14, a hore 15. Mandano letere abute dii conte di Soiano; et esser zonto in San Leo uno cavalaro dii ducha di Urbin con letere, che esso ducha vien a trovarli. A Ymola il ducha Valentino fa provisión di zente, balestrieri a cavalo, ma pochi el ne trova. Dii conte di Soiano, di 13. Come le zente di Valentino, perhò ceroide, questa note andate versso San Marin, a meza note intrò nel borgo ; quelli di la terra ussì fuori, si apizono insieme, e durò un pezo la barufa, e quelli di fuora atachò fuogo a le caxe e partisi; fonno morti assai. Item, a Santo Anzolo è arivà missier Zuan Roseto, con cavali 20 et 400 fanti, venuto per nome di Vitclozo ; et a Ugu-bio si aspeta 400 cavali. Don Michiel intrò in la Pergola, la messe a sacho, e arnazati assai di habitanli. Item, alcuni di Valentino è stà su quel di Soiano ; li fu fato honor. Santa Agata si tien ancora per Valentino, e urbinati li voi dar Ja bataglia. San Marino crida : Feltre ! e Vitelli ! Valentino à mandato a Perticala sopra Talamello fanti 200. Da Ravena, di 14, hore 16. Per una spia, venuta di Urbin, dice di la liga fata tra Urssini, Ben-livoy, la profetessa, colonesi e Vitclozo, conclusa ne la dieta fata a la Masone ; e hanno mandato a dir u Valentino, si rimovi di l’impresa dii stato di Urbin; e che la bandiera di dita liga al suo partir era zonta a Santo Antonio,'mio mezo di Urbin; e che le zente di Valentino la note intrò in Fossimbrun, cridando : Feltre !, et inganò li habitanti etc. De li diti, di 14, hore 19. Per una altra spia, venuta de Urbin, confirma la liga fata ; ma non vi hè la profetessa, ni colonesi, ma ben li nominati, e di più li Baioni e Lcvoroto da Fermo. Hanno 700 homeni d’arme, fanti e cavali lizieri ; e che le gente di Vitelozo intravano in Urbino, e la rocha di Cai si 170 combateva; e di uno trombeta di Valentino venuto a Urbin, a dirli, non si muti et salveria quella comunità, prometendoli etc., e la comunità non li prestò orechie, e volevano dar la bataglia a la rocha. Item, per una altra spia, questa note venuta di Ymola, dice, Valentino in quel’bora haver carchato 15 mulli di robe e mandati per la porta ver Forlì, non sa dove vadino ; erano robe trate dii palazo ; e la fa-meia dii ducha stava in Ymola con timor. Da poi disnar fo gran conseio, e fu posto parte, per li consieri, che al conseio dii doxe per li inquisitori, debino venir tuti li ofieiali di San Marco e Rialto, exceptuando chi è a la cassa, le tre quarantie, pregadi e zonta sub poena ducati 5 etc. E fo presa. A dì 17 octubrio. In coleio. Vene l’orator di Franza, pregando, hessendo la peste granda a Bles, dove è nato il re suo, che la Signoria volesse darli una reliquia dii corpo di San Rodio. Li fo risposto, saria mal ; tutta la terra diria, si venisse peste, è stà per questo; et il corpo.era di la scuola, e fo negato. Poi li fo ditta dii ponte di Pizegaton, voriano innovar; rispose scriverà al re, non se innovasse al presente. Vene il legato e il nontio di Valentino ; ai qual il principe li disse, quanto con il senato era stà preso di risponderli, che bastava il bon efeto e la fede nostra, e non farli altri scriptura. Di Franza, dii Dandolo, orator, date a Lion, a dì 6 et 9. De coloquij abuti col Cardinal Roan in materia pacis col turco, el qual diceva, non saria ben, la Signoria la facesse etc. Item, li disse, li soi capetanij di Puia si doleva di nostri, dava favor a’ spagnoli, ben che lui non il creda. Disse mal dii papa, e di le novità di Orssini ; et che il roy voi far