— 131 - Per ora non si può fare altro e la grande riforma economica dell’espropriamento dei latifondi beilicali lanciata con soverchia prestanza da alcuni giornalisti sarebbe un peso finanziario insopportabile al magro bilancio dello stato, mentre non promette nelle condizioni presenti di dar subito i suoi frutti. Tenendoci alla proporzione del bilancio italiano rispetto al movimento commerciale del paese e prescindendo da ogni operazione di debito pubblico, può calcolarsi che le risorse ordinarie annue del nuovo stato non potranno oltrepassare al massimo i venti milioni, sic rebus stantibus. Ciò anche quando si voglia raggiungere una pressione tributaria altissima, insopportabile ad un paese di tasse fin qui generalmente miti. Nel Sangiaccato di Durazzo, per esempio, la contribuzione media per individuo era sotto il vecchio regime soltanto di 7 franchi e 28 centesimi all’anno, sette volte e mezzo inferiore alla nostra ed in esso vi erano delle popolazioni privilegiate paganti appena 46 centesimi àll’anno di tassa per ciascuna famiglia anche molto numerosa. Ma questo non deve far credere che l’impossibilità di riforme immediate implicanti gravi spese tolga ogni modo di agire nella questione dell’istituzione beilicale, la cui urgente pressura vien riconosciuta da’ più moderni ed intelligenti dei bej stessi. Infatti al feudalismo economico s’appariglia ancora un feudalismo politico, un regime tale di esosi privilegi di fatto, che costa assai meno di abbatter rapidamente, riducendo tutti (magari con qualche giudizio esemplare) sotto il dominio di una sola legge. Sarà una semplice operazione di polizia da affidarsi senza falsa misericordia alla nuova gendarmeria organizzata dagli ufficiali olandesi. Al resto prov-vederà automaticamente il tempo, la cultura e le vie di comunicazione; che i vassalli analfabeti e segregati dal mondo