MCC'tiCCItl, FEBBRAIO. 758 atque istius illustrissimi status accessionem se colla-turam, velini certo seiat, prout vel magnifici domini oratores sui, qui hic agunt, scire huiuscemodi erga eam fidei integritatis et dispositjonis animi testes esse polerunt locupletissimi: Quod vero illustrissima do-minatio vostra et senatus iste illustris dictum do-minum episcopum, fratrem meum germanum, ad publicas res exercendas conijciat idoneum futurum, cupiantque, ut meam quandoque absentiam prsesen-338* tia sua ille supleret, sciant, velini dominatio vestra, naeta opportuna occasione, durn per valitudinem boriali! eiusdem domini episcopi luebit, me vel in bac re earurn desiderio aliquando morem gesluruin ac piane responsurum. Quam cupio felicissime scniper valere. Data in arce mea strigoniensi XXV decembris 1502. Subscript io: Excellentisslmse illustrissima; do-minationis vostra; deditissimus servitor Thomas cardinalis strigoniensis etc. A tergo: Illustrissimo et excellentissimo principi et domino, domino Leonardo Lauredano, duci Venc-tiarurn, domino meo observantissimo. 33!) Da Verona, di sier Bernardo Bembo doetor, cavalier, podestà. In materia di certi preti scelesti, meritano mille morte ; et el vicario dii vescovo voria farli morir in prexon etc. Et in una altra come ha inteso la diliberation dii senato zerclia li capetanij dii devedo, et il conseio à ’uto a inai, et ha dato licentia a li oratori soi senza toy lelere etc. Et qui scrive longo. Di sier Zuan Mocenigo, capetanio. Come à ricevuto nostre letere, debbi far processo contra li capetanij dii devedo etc., ut in deliberatione; et in una altra toy il canzelier suo, è parente di uno di capetanij. Scrive torà quel dii podestà ; et che chiamò li provedadori di la comunità, dicendo chi se volea dolor di dili capetanij; et risposeno faria il suo conseio. Ba Humago, di sier Zuan Domenego Donado, podestà, di 22. Zercha li navilij, con li fanti alemani, numero 17, capita li ; alcuni non dismontò. Fono in terra, a dimandar vituarie per soi danari. Rispose non ne haver, pur parliciperia per lo amor è tra la Signoria nostra e i soi reali, et cussi ge ne deleno. Et altre letere di nostri reelori non da conto. Da poi disnar non fo nulla, li savij deteno au-dientia. Da Roma, vene letere, di 1C>, 17, 18. In la prima, conio il signor cavalier Osino, fo fiol dii signor di Ursino, vechio, ora corso, con 100 provisiona’, a Fara; et quelli di la terra fono a lo man, ne prese et amazono molti, e lui scampò, perchè era ben a cavalo. Il duella di Valenza ò pur a Viterbo; si dice voi ir a Brazano, il qual loco è ben fornito etc, 11 signor Zuan Zordan, è in Vicovaro, li oratori francesi P hanno persuaso a dar il stato in le man dii duca, come a homo dii re ; et lui risponde etiam lui esser homo dii re e non voi darlo. Beni, el Cardinal Orsino va pezorando etc.; Trozo, andò dal duca, non è ritornato. Dii dito, di 17. Come, ricevute nostre de X, in la materia si voi esser (ioli dii papa, dmmnodo fazi le opere, e con lo querele di mercbadanti di Si-nigaja, fo dal papa ; li disse il tenor di la letera. Disse soa santità, questo moderno avia aalo dal suo orator è qui, e di Pranza, come si dolevamo di quelli mer-cadariti, dicendo: Bomine orator, inaquistodi una terra li soldati fanno queste cosse; e si ’1 duca à dito le parole dite, più mi duol, non lo credo, li merendanti lo hanno dito por far bone le so cosse, e si pur l’avesse dito, la Signoria perdoni a la so imprudenza ; e che sempre con letere li scrive stagi ben con la Signoria, e lui duca li rescrive voler sempre esser fiol etc. Poy disse, voleva la letera per mandarla al duca ; et cussi ge la dote la copia, parendo a lui fussc ben circonspecta etc. Dii dito, di 18. Come il signor Muzio Cotona, Troylo Savello, Fabio et Franzoto Orsini erano passali versso campagna con zentc et ajuto dii ducila di Trajeto, parente di Orsini. Et par, che unocomis-sario dii ducha sia mirato in cinque castelli dii signor Zuan Zordan, non da conto, tamen el ducha è ancor a Viterbo, à rumato quella terra di vituarie. Et in Roma si dubita non vengi a sacomanarla; tulli asconde il suo; et Roma è come asediata, si da mar come da terra, perchè alcuni bregantini di Piombili, dii duca, è venuti fino a Ilostia a dannizar eie. Beni, pre’ Lucha, orator dii re di romani, è intrato senza pompa, non si sa la causa, ma, parlando col papa, disse credeva lusso venuto per risposta far cardinali. Beni, non à potuto aver la bolla dii perdon di Santo Antonio. ’ A dì 25 fevrer. In colegio. Veneno li signori a 339 * la ternaria vechia, con li provedadori di comun, in materia di quelli mercbadanti hanno a meter ojo in ternaria, et fonilo balotati etc. Di sier Alvise Mocenigo, orator a prèsso il re di romani, date in Anversa, a dì 13 zener. Come partito, insieme con l’orator yspano e li anglici, per