555 MCCCCCII, DICEMBRE. auto comandamento dal vicedomino di Lubiana di andar verso Goricia, adeo è levadi li patroni di na-vilìj di Trieste con protesti. 252 A dì 20 dezembrio. In colegio. Vene l’orator di Franz», e monslrò una letera li scrivea el royi per la qual dimostrava el bon animo P havia versso la Signoria nostra; et per il principe fo ringratiato assai. Poi li fo dillo e parlato di la novità fa lodesani, in taiar sul nostro e meler Ada di qui. Disse havia scrito in bona forma; e si doleva. Vene il secretano di Ragusi, al qual, atenlo quello liavia fato ragusei di mandar li azali qui. qual per il capetanio dii colfo, sier Marco Antonio Contarmi, fo scrito era contrabando eie., or fo usato etiam nuj questa liberalità di restituirlo, videlicet venderli qui e darli il trato. Item, ordinato a Gabriel di Barzoni, fo soracomito di la galia di Salò, li rendi li fermenti tolti, che erano su uno navilio etc. Ringratiò assai, dicendo ragusei di ciò sentina gran obligo. Da Milan, dii secretano, di li. Come ricevute nostre letere in la materia di Adda, videlicet dal retor di Crema, parlò al gran rari zeli or e altri. Dicono voler mandar saper loco li soi deputati, a veder si 1’ hè in danno di la Signoria; et quando non fusse danno, e non frisse di jure, la Signoria doveria tolerar per amor dii re, acciò si conservi la cilà di Lodi, et alia in ista materia. linde, per coleio li fo scrito caldamente, non eramo per tolerar ninna novità si facesse su la riva di Adda di qua, per esser nostra ; el cussi fo scrito in Pranza a P orator, si dolesse al roy. Da Verona, di rectori. Cercha il ponte di le nave, è in optimi termini, e si poi passar; costerà ducati 1500 a compir; voriano maistro Zorzi Spavento, protho di la chiesia di San Marco, per queste feste, acciò vedesse tal opra ; et cussi fo mandato. Intrò li cai di X, con uno nontio dii signor Zua-ne di Gonzaga, chiamalo Agustin Maria di Becharia, citadin di Pavia, con letere di credenza date a Bologna, et mandati tutti Irrora, prima inlisi oferse a la Signoria aver 100 homeni d’ arnie etc. Fo ringratiato, dicendo non esser tempo. Poi lui Agustin disse alcune cosse. Da poi disuar fo conscio di X, con zonla dii coleio, et fu fato quel provedador a Treviso. Rimase sier Piero Oriti, fo podestà e capetanio a Mestre, quondam sier Lorenzo, con ducati 20 al mexe, et 5 per 100 di quello el recupera. Fono tolti sier Cabrici Emo, quondam sier Znan, cavaiier, sier Piero Zustignan, quondam sier Nicolò, sier Zuan Gì pelo, quondam sier Francesco, sier Velar di Garzoni e altri. Vene letere di Ravena, il stimano dirò di solo ; per le qual li padri non fonno senza sospeto di tante zente adunate a Ravena. A dì XXT dezembrio. In colegio. Vene il legato dii papa, qual fin hora era stato amalato, et insieme con lui era il legato Pexaro, stato in arrnada. Or, poi dito alcune parole, el Tioli, legato, mostrò uno ■ breve,'il papa confirmava ogni atto fato come legato suo etc. ; et disse, questo aver fato venir, perchè el Gol di missier Nicolò Michiel, procurator, havia ditto era stà diposto dii legato etc. Poi ricomandono uno domino Francesco Pytlrio, stato sopracomito di le galie dii papa armò in Ancona, è dotto e degna persona, e fu fato venir dentro e tochatoli la man per tutti, qual dè una suplication. Poi il legato presentò uno breve dii papa a la Signoria, zercha si dagi il possesso dii canonicha’ di Padoa e beneficio di Santa Agata di Cremona al reverendo don Sebestian di Pizoni, cremonese ; et li fo dito, Lunardo Anseimi lo havia. Poi esso disse si acorderia con ditto Anseimi, e sopra zio presentò una le ter a dii Cardinal de Napoli, per la qual pregava la Signoria in favor di ditto Pizon. Vene l’orator di Pranza, dicendo esserli venuto 252* uno spagnol, qual lo fece introdur, ed è un capetanio dii ducila Valentino, venuto a far arzenti qui. Or volea licentia da portar arme; et li fo ditto, non voleverno far 0; et di tal risposta etiam l’orator di Pranza fo contentissimo. Da Doma, di V oralor, di 13. Come l’orator yspano era venuto da lui e (litoli, il papa lo havia ricerchato l’opinion sua, e si soi reali saria contenti di la pace col turco etc., e sopra questo le gran di-scorssi ; e disse averli dito, credeva li soi reali sariano contenti ; et il papa mostrava non liaver piacer ; et si oferse venir in concistorio, con esso orator nostro, a coadjuvar la materia, tandem terminono non andarvi. Dii ditto, di 14. Come in concistorio fo li oratorio francesi e ussiteno; e il papa dimandò, dove era l’orator nostro; e il Cardinal Napoli e il Ori-mani justifichò de non esser venuto. Et io leto do letere di Ilongaria, dii legato e dii reverendissimo Yslrigonia. In quella di ystrigoniense monstrava, la Signoria aver pregà il re a far tal pace ; e in quella di legato, poi molte parole, scrive che il papa asenti, poi che cussi il re e la Signoria vuol. Et il papa disse saria contento, pur che s’includesse i altri principi cliristiani ; et par aspeti li capitoli di flonga-