803 MCCCCCHl, MARZO. 804 no, 11 dii Barbo, di l’indusia, -48 la nostra, DO quella dii Trun, che vuol l’incanto, ma altro don. Et cussi la malina sequentela Signoria andò a Rialto a incantarle, e fo date via : la prima sier Zuslo Guoro, per ducali uno, la 2.a sier Vetor di Garzoni, de sier Ma-rin, procurator, per ducati uno; e l’anno pa'ssado si ave lire 100 di grossi per una d’incanto, ergo etc. Detono i soi piezi il dì sequente in colegio, videlicet dii Guoro sier Micbiel di Prioli, di sier Constantin, et dii Garzoni, sier Anzolo Trivixan, qualli lbnno bal-lotadi justa la parte. A dì X mar so. In colegio. Vene V orai or di .Ferara, in materia di Pandino, e aldito contra sier llironimo Querini, clic lo quello foce la sententia; quello fusse terminato non lo so. Vene 1’ orator yspano, el qual cri mandò a dimandar stara 200, poi eresse fin 500, di biscoto, per mandar a li soi fanti a Puola o a Zara, per li soi danari trala, acciò passino in Puja. Or, negatoli cri, * venne bora, con alte e gran parole, dicendo li soi reali non meritava questo e parlando con colora. Et il principe, con colora, li rispose non havevamo per imi, nè per sovegnir le nostre terre; et clic in Sicilia n’ è assa’, et non ne vuol dar trata ; e il suo gran ca-pdanio tuo’ le nostre nave con formento si manda a Trani ; e li soi fanti tolse a Puola 200 stera di fermento, andava a Sibinico, licet lo pagasse, di qualli le masenar, de 200 stera, solum 50 ; et che ne havesse per scuso ; e lui orator dicendo, si niega per l’amor di l’orator di Pranza. Or fo mandato fuori, e consultalo la materia e pericolo, fo concluso, per il meglio, mandar 200 stera di biscoto, per nome di la Signoria, ‘ con una soa letera solo certa specie ; e ditoli, si tascntò. Vene poi l’orator di Pranza, hessendo partita la Signoria, per incantar le galie, era il principe con li savij, et corozato, e con gran colora, disse aver lete-rc dii vice re, date in Gravina a dì 25. Si dolleva, che Prejam, capetanio suo, con 4 galie redulo a Otranto, e venuto 4 galie yspane et 4 barze, il go-vernador mandò uno secretano a dir a’ yspani non venisse; et che Prejam baveva busa le so galie e smonta in terra etc. ; e fè lezer la letera, prima do-lendossi grandemente. A questo il principe li disse 0 sapeva, ma che non era mal ; e le galie non havea mal niuno. Pur esso retor (sic) si partì sdegnato, e disse monsignor di la PeHza era sta preso da’ spagnoli, e che non curava. È da saper, tutta la terra fo piena, che l’orator yspano avia ditto, che francesi in Puia erano sta roti, et 200 homeni d’arme e preso el capetanio, tamen 0 in colegio si sa. Da, Ravena, di 8, horc una di nocte. Come, per letere dii conte di Sciano, hanno nove zercha il loco di San Leo e Majoli e manda le letere auto. E per relation di alcuni, parliti dal Pozodi Berni, Iodio circonstante a San Leo, e capitati a Ravena, hanno esser venuti, per dubito el ducha Valentino non li astrenza a servirlo in campo; e cussi bona parte di quelli dii stato di Urbin, apti a portar arme, sono fuziti per non andar in campo di Valentino; e ha inteso, il maistro di caxa dii prelato ducha luni da sera gionse a Fanno con 15 cavali, venuto per proveder a la segurtà di tutti quelli lochi. Itcm, essi, rectori scriveno in materie di paje, non ne hanno. Dii conte di Stiano, dì 7, a li rectori di Ravena. Come, per uno messo venuto di Castel Novo, a Jacomo Sacho, à porta letere di quelli al signor suo, e Zuan Paulo Bajon, et di man di Latantio di Bergamo, che dice, che non se li provedendo, le cosse non durerà ; e la roclia di Majoli sta mal a vi-tuarie, licet è gran neve, tamen il prescidente del ducha Valentino à dato ordine per expugnarlo, e à comandato zente per le cità e castelli, e portino con si viluarie per zorni tre. Itcm, in quella matina La-tantio messe fora di San Leo 150 fanti, fra soldati e 300 homeni di la terra, capo llironimo da la Carda, parente dii ducha Guido, e uno Zuan da Brexa, e andò a la volta del soccorsso di la rocha di Majolo, e prese le guarde, e intrò per quella via ne la rocha, lassando XXV fanti a la porta dii socorsso, et XXV in uno monte sopra el castello, con remor e trar di ar-tilarie, in modo che li habitanti e fanti dii ducha Valentino, erano a la custodia di ditto locho, se messe-no tutti in fuga, passando la Marechia et vene a Ta-lamello, castello di esso conte di Sojano. E diti fanti levono tutte le vituarie, che poteno et erano ivi, e le portò in la rocha. Etiam rompetcno tutte l’artila-rie, che per il prescidente erano stà mandate per espugnar ditta rocha, le qual erano nel castello, aspe-tando tempo di poterle condur al loco deputato. Copia de una letera venuta di Moldavia. 3G0 * Serenissime princeps et domine excellcntis-sime, humili commendatione prcemissa. A dì 7 dii passato di quanto alhora mi ocorcva significai a la Signoria vostra, al presente etiam mi ocore de dar aviso a quella de quanto se contien ne le presente. La majestà del re de Polonia ne li tempi proximi passati ha mandato al signor turco do imbasarie successive, con molli presenti, per la via de Hungaria, per non se aver fidato mandarli