2-29 MCCCCCI, GENNAIO. insieme, fecero un cerchio, et 4 altri, salili sopra essi in piede, si conzorno medesimamente a brazi gioliti, saltando e baiando così a sono de listale, li altri dui seperati saltandoli intorno; al fin li segregorno. Questi tutti haveano sonalij intorno, che a corti movimenti sonavano e a certi non, meio a tempo dii mondo. Dietro a questa gli vene una musieha mantuana dii tromboncino Paula Poccino e compagni. Poi seguì a sono di tamburino XII contadini, quali repre-sentorno lutti la agricultura. Prima con zapo zapor- 110 la terra, poi con cisti, pieni di oro stagnolo, minutisimamente tagliato, la seminorno; ultrà questo con li messore si dedero a medere la biava, seguendo do grado in grado, batendola et acogliendola, fin tanto che ussirno alcune contadine con fiaschi, cesti et lavezi coperti, quali gli portavano da manzare con le pive inanzi. Dove gionte a loro, li contadini, diposti li instrumenti loro, cominziorno con esse, a sono de quelle pive, a baiare sopra la scena, et cossi baiando ne ussirno; dandosi fine a la lesta cir-cha a le 4 bore di nocte, no le quale ogniuno si redusse a cena. Comparse questo giorno la sposa, vestita de una vesta de oro tirato, con una albernia de raso morello, fodrata de armelini, e al collo una canata di pietre di gran valore, e in testa una lenza de diamanti e smeraldi; la illustrissima madona marchesana comparse vestita de una vesta de velulo cre-mesino, listata tuta di brocato d’oro rizo, le liste tutte taliate, al collo una canata di pietre ricliissima, in fronte una lenza di diamanti grosissimi; madona duchessa di Urbino havea una vesta di velulo negro, passata per longo et traverso, le liste di brocato rizo, et de arzonto, al collo e in testa havea parecbie prede et perle. Questo dì donò l’orator francese a la sposa una filza di pater nostri d’oro. 11 giorno di carnevale, che fu a dì 8, li ambasa-dori con li loro doni andorno a la camera di la sposa a presentarla ; et ivi, havendoli prima facto presente il signor duca de quasi tute le sue zoie, che sono bellissime et di gran predo, cominciorno li ve-nitiani et gli fecero, doppo certo exordio, donno de dui loro manti et capuzi de veluto cremesino, fo-drati de panze ; il fiorentino poi, seguendo, gli donò una peza di 35 braza di pano d’oro rizo, alto e basso, molto bello ; poi li senesi gli detero diii vasi de arzento de assai bona grandeza et belli de lavorerò ; ultimamente li luchesi gli fecero presente de uno bel bazil con il suo bronzili d’arzento. Facto questo, la sposa, vestita de una vesta di brocato d’oro rizo, et de raso mordo, taliata tuia, e ligaia de seta bianeha, una albernia di raso cremesino, fodrata de armelini, al collo una canata di prede e pèrle bellissime, in testa una seufia medesimamente.azoidata, acompaguata da madona marchesana, die havea indosso una vesta di veluto mordo, cardia de glumi-selli de oro lirato, al collo una filza di perle grosse con uno balasso in mezo, in fronte havea una lenza de diamanti, rubini e smeraldi belissimi, et madona duchesa de Urbino, con una vesta di veluto negro, tuta listata di brocato d’oro rizo, e al collo havea una canata de parecbie belissime zoie, e sfmelnienle ne havea adornata la testa, andete in sala, dove, baiato fin a le 24 bore, se redusero a la ultima comedia de la Cassina, qual fu representata con gran plauso dii populo. Li intermedij di questa fumo : prima, una musica del Trombonzino, ne la qual si cantò una barzeleta in laude de li sposi ; e questo fu inaliti principiata la comedia. Poi al primo ado ussì una feniina, vestita a la francese, a son de tamburino; detro lei seguirno X gioveni, vestiti di zendale bianco e roso, devisa de don Alfonso, con sesti in mano, no li quali ora scripto: Amore non vole. Baiando que-storo, la donna gli andava tolcndo de mane li sesti, et gitavali via. Loro, fingendosi sdegnati, partirno di scena, ritornando poi con dardi in mano, con li quali ferendo la l'emina, la lasciorno quasi tramortita. In questo sopragionse Amore, il qual, con saete gitando li gioveni a terra, liberò la donna. Da poi, levati e partiti questi, immediate venne una musica di barbari mantuani, che cantò una fratola di speranza. Al 2.° ado ussirno G homeni salvatici, li quali da uno capo di la scena tirorno in mogio una balla grande, dove dentro erano 4 vertù serate, zoo justi-cia, forteza, temperantia et prudentia, lo quale, al son de uno corno aperta la balla, cantorno certa canzone. Al 3.° ado vene una musica de sei viole, assai bona, fra quale vi era il signor don Alfonso. Al i.° ussirno 12, armati a la lolesca, quali, con pedi, alabarde, cortele e penachij in testa, fecero una bellissima niorescba. A l’ultimo venero 12, con torze in mano, longe, accese da ogni capo, quali, moreschando con esse, fecero bollo spedaculo ; d così, finita la ripresentatione a le 6 bore, ogniuno andò a cena. In queste noze la illustrissima madona marchesana di Mantua ha facto de molli donni, cossi de dinari assai, cornine di veste a trombete, buffoni, tamburini, pifari e altre sorte de musici ; e Ira le altre cose ha donato a tri bufoni spagnoli una vesta per uno, a dui de brocato d’oro et l’altro di.raso mordo, belissime, con le fodre etc.